A dimostrazione della serietà con cui noi “ragazze in servizio civile” affrontiamo il progetto di Pro.di.gio, proponiamo una seconda versione, modificata e corretta, dell’articolo “Che cos’è il servizio Civile Volontario?” comparso a pagina 9 del numero precedente. Le rettifiche e correzioni sono importanti per due ragioni: per il lettore, avere la certezza di ricevere indicazioni puntuali e per chi scrive avere la consapevolezza di aver assolto al proprio compito primario di fare informazione. Fatta questa premessa, cos’è il servizio civile volontario?
Partiamo dalla precisazione della differenza tra il servizio civile sostitutivo scelto come alternativa al servizio di leva, il quale parte dall’obiezione di coscienza e porta alla scelta generica di non far parte dell’esercito, e il Servizio Civile Volontario che invece prevede la scelta da parte del candidato di un progetto al quale aderire mettendosi direttamente in contatto con l’associazione promotrice. In verità la parola “volontario” potrebbe trarre in inganno, in quanto il lavoro svolto prevede una remunerazione.
Il Servizio Civile Volontario non è precisamente un lavoro, è piuttosto l’avvicinamento ad un mondo, è sperimentare se stessi, mettendo a frutto gli studi o gli interessi coltivati. Oltre ad essere un’esperienza non ripetibile (nel senso che può durare un solo anno), il rapporto con l’ente o l’organizzazione che propone e gestisce il progetto deve essere improntato alla formazione e all’addestramento specifico, per garantire al giovane di “mettere la mani” con consapevolezza dentro ad un’attività.
Alla base del nuovo Servizio Civile c’è la consapevolezza dello Stato che, con la fine dell’obbligo di leva prevista per il 2005, non vi sarà più nemmeno la disponibilità degli obiettori di coscienza, risorsa di energie e vitalità, spesso non riconosciuta, a favore di enti ed organizzazioni per lo più del terzo settore. A questo “deficit” di risorse umane, si è pensato di rispondere istituendo il nuovo servizio civile, che rivolgendosi anche alle ragazze è caratterizzato dalla adesione spontanea dei giovani direttamente a progetti che ritengono di maggior interesse.
Oltre allo stipendio ciascun progetto può aggiungere incentivi come crediti formativi e attività di formazione specifica. Solo alcuni progetti possono offrire ai volontari il vitto e l’alloggio, in quanto questi sono garantiti dall’ufficio nazionale solo se chiaramente importanti per l’esperienza in se stessa. Alcune associazioni danno questa possibilità pagando di tasca propria. Alla fine dell’anno (che non è necessariamente un anno solare con inizio il 1 gennaio e fine 31 dicembre, come si poteva capire nell’altro articolo, ma sono semplicemente 365 giorni) la presidenza del consiglio rilascia un attestato in cui si certifica la partecipazione a quest’esperienza.
C’è poi da distinguere il Servizio Civile Nazionale all’estero e Sevizio Volontariato Europeo. Il secondo è un percorso indipendente che fa capo all’Unione Europea e prevede lo svolgimento di attività di volontariato, per cui non remunerate, in un Paese straniero. Il periodo di soggiorno è variabile dai 6 ai 12 mesi. Il Servizio Civile Nazionale all’estero invece è un rapporto che si instaura con un’associazione italiana che opera anche all’estero e che prevede per il volontario un soggiorno in un Paese straniero. Nell’ambito di quest’area il presidente del consiglio dei ministri ha decretato un bando straordinario in occasione del semestre italiano di presidenza europea. Questo bando prevede il raddoppiamento del numero dei giovani da impiegare in attività di servizio civile all’estero, sì da poter portare in Europa quest’esperienza che al momento è attuata solo dallo stato italiano. Tutte le informazioni utili a questo riguardo e in generale sul Servizio Civile Volontario sono disponibili sul sito www.serviziocivile.it.