Essere autentici

Data: 01/04/22

Rivista: aprile 2022

Dire la verità, anche a costo di fare qualche gaffe, perché è sempre meglio che parlare alle spalle. Vi starete chiedendo di cosa sto per parlarvi? Della sincerità? Dell’essere schietti? Sì e no.

Oggi vi voglio parlare dell’autismo e forse la chiave per farlo è proprio questa, perché ognuno è unico e bisogna accogliere tutti indipendentemente da come si è. Si può perdere tanto nel non incontrare un individuo che invece ci potrebbe dare degli insegnamenti. Colgo allora l’occasione per farlo qui su Prodigio con questo articolo, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo.

Le persone con disturbi dello spettro autistico sono molto routinarie, hanno difficoltà nel mettersi nei panni degli altri e nell’avere un contatto oculare diretto, ma – come dicevo prima – sono delle persone sincere, perché fanno fatica a controllare il linguaggio non verbale, ovvero quello che serve per dire le bugie.

Le persone con autismo, proprio come le persone neuro tipiche, sono diverse l’una dall’altra.

Non esiste quindi un solo tipo di persona con autismo.

C’è da dire però che le persone a cui è stato diagnosticato lo spettro autistico, si dividono in due categorie: ad alto funzionamento e a basso funzionamento.

Bisogna stare vicini ai familiari di queste persone perché tante volte, specie se si tratta di questa seconda categoria, ci sono tante difficoltà e viverle non è mai bello.

Ci sono diversi strumenti in ogni settore, come è giusto che sia, e per gli specialisti delle problematiche comportamentali, c’è (dal 2013) il DSM V.

E per diagnosticare l’autismo ci sono due caratteristiche che possono condurre alla diagnosi stessa: il deficit persistente della comunicazione sociale e nell’interazione sociale in molteplici contesti e il pattern di comportamento, interessi o attività ristretti, ripetitivi.

Ci sono molti pareri a favore del cambiamento dal DSM IV.

Questi pareri si concentrano soprattutto sull’aspetto dell’aggregazione in un cluster o dominio comune.

C’è da dire che oltre a questo cambiamento, c’è anche l’introduzione nello spettro autistico, della sindrome di Asperger, che era appunto separata nel DSM IV.

Uno degli errori a mio dire più gravi che si possono fare quando si ha davanti una persona con qualche problematica a livello mentale, è quella di farla per forza adattare al mondo che la circonda forzandola, quando invece è l’unicità la chiave per uscirne. Non sempre l’autismo è sinonimo di isolamento e di conseguenza bisogna conoscere prima di parlare e di giudicare.

Concludo dicendo che esiste una terapia che può dare speranza, a chi ha una diagnosi e ai suoi famigliari, ovvero la TMA, (terapia multi sistemica in acqua) che cura degli aspetti relazionali ed emotivi, nuotando all’interno di una piscina.

Non ci resta quindi, in questa giornata, che tuffarci, per conoscere e guardare oltre.

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