Corre l’anno 2015 nel mese di maggio ed affermo che siamo diventati un mondo di incivili e di finti difensori degli oppressi. In politica, nella vita comune, nei talk-show televisivi vige la regola dell’urlo facile e delle offese gratuite. Prevaricare, offendere, umiliare, distruggere ed ancora offendere. Ma perché tutto ciò? Nei social network che “violentano” la nostra privacy troviamo che giovani donne e persino giovani maschi vengono “feriti” dal cyber-bulli. Suicidi e atti di prevaricazione fisica si susseguono filmati da sciocchi operatori dai telefonini consumistici di ultima generazione. In questa società povera di contenuti chi non si vuole uniformare a tale pochezza però a volte esagerando salta la sponda e si erge a sciocco censore, dalle conclusioni facili. Vi racconto di un episodio accaduto nella multietnica e civilissima Gran Bretagna. Nella città di Londra una donna disabile è stata vittima di un atto di pura violenza morale. Una madre disabile, Sarah Metcalfe, parcheggia la sua auto nel posto dedicato alla disabilità, avendone pieno titolo (la donna è affetta da fibromialgia una patologia fortemente invalidante che le procura enormi dolori ovviamente non visibili) ma, non esponendo il tagliando, poiché ancora non in possesso dello stesso. Col figlio si avvia verso il centro commerciale a fare la spesa. Al loro ritorno una vera doccia fredda: un cartello incivile campeggiava sul parabrezza della loro macchina. “Essere grassa e brutta non ti rende disabile. Parcheggia altrove”.
L’autore del biglietto o l’autrice dell’incivile messaggio, probabilmente vedendo scendere e parcheggiare la macchina alla donna nel parcheggio per disabile, avviarsi mano nella mano col giovane figlio, ed in maniera superficiale e decisamente ignorante ed incivile, ha deciso di ergersi a censore e difensore dei diritti vilipesi. L’incivile non sa però che la disabilità non si manifesta solamente se si è seduti in carrozzina (la scrivente è disabile ma in piedi). La povera donna e il suo giovane figlio sono scoppiati in lacrime dopo aver letto questo messaggio pieno di acredine e di offese. In questa società se non sei in linea e non rispondi ai canoni standard della bellezza eterea sei “out”. Questo gesto che sicuramente voleva essere d’aiuto e di difesa per tutti quei disabili veri che hanno troppe volte visto occupato il loro posto da normodotati maleducati, lascia però l’amaro in bocca. In realtà è stato l’ennesimo esempio di come a volte invece di giudicare bisognerebbe chiedere prima di esprimere giudizi su chiunque poiché a volte le apparenze nascondono realtà molto diverse. Prendiamo il “buono” da questo episodio, sperando in un futuro migliore. Disabili o normodotati tutti portatori di sana vita.