Oggi in studio ho incontrato un uomo di mezza età che ha voluto raccontarmi di molte sue insoddisfazioni e paure. Poi nel salutarmi mi ha chiesto: “Dottore, Lei è felice?”.
Domanda certo impegnativa, ma credo legittima nel suo significato implicito: “tu sei in grado di vivere la vita in modo soddisfacente?”
Molte persone che vedo come professionista mi dicono: “Dottore, come vorrei sentirmi più leggera/o, affrontare la vita in modo meno pesante. Per questo sono venuta/o da Lei”
Per questo l’argomento che vi propongo oggi è: come poter tendere ad una vita più serena.
Credo a tutti noi sia capitato di sperimentare momenti belli e brutti nella vita. Cosa ci succede e soprattutto perché delle volte ci capita di vedere il mondo rosa ed altre volte tutto nero?
I motivi possono certo essere molti, tra cui, direbbe il mio caro amico Alessandro “l’esser sfigati o fortunati”. Certo, ma tutti noi sappiamo che la fortuna aiuta gli audaci e che chi dorme non piglia pesci, lo stesso credo possa valere per la serenità. Come dire, essere più sereni è una condizione che possiamo trovare anche grazie al nostro impegno. Spesso aleggia l’idea di una psicologia concentrata a riconoscere e svelare malfunzionamenti e problemi nelle persone; oggi però l’esigenza sembra essere quella di riuscire a creare energie positive e potenziare le nostre risorse personali. Vogliamo quindi tendere ad una condizione di positività più che di ripiegamento su noi stessi. Ecco allora che cercare degli strumenti che ci permettano di vedere la vita in modo più positivo è un obiettivo auspicabile, ma chi ci può offrire questi strumenti? Credo questo possa essere uno degli obiettivi della psicologia contemporanea: offrire nuovi strumenti e strategie per essere più sereni, più felici. La psicologia a cui mi riferisco è quella che volge il capo al potenziamento delle persone rivolgendosi alle esperienze positive ossia la creatività, la gratitudine, il perdono, la speranza insieme all’ottimismo e all’empatia.
Molte ricerche (alcune condotte anche dal famoso psicologo americano Martin Seligman) dimostrano che noi siamo gli artefici della nostra felicità e che attivare i punti di forza del nostro carattere produce benessere personale.
Il pensare in modo positivo è un mezzo che ci permette non solo di raggiungere la nostra realizzazione personale: sul lavoro, nella vita affettiva, ma favorisce anche il cambiamento sociale.
Prima di tutto sarà allora necessario “impegnarci” nel volerci migliorare. La buona notizia è che la famosa mentalità positiva è un processo anche di apprendimento attraverso la sperimentazione di relazioni significative che ci “insegnano” a vedere il mondo e le cose che ci accadono in un’ottica che ci permette di adattarci meglio al mondo in cui viviamo. Per ottenerlo è importante anche sapere valutare le situazioni nelle loro potenzialità reali e metterci nella condizione di poter trovare nuove soluzioni vantaggiose per noi. Per questo confrontarsi con qualcuno di esperto che sappia indicarci nuove strade di pensiero potrà essere per noi un patrimonio per la vita.
Come possiamo fare quindi? Prima di tutto possiamo iniziare a domandarci:
Di cosa ho bisogno io? Questi bisogni riesco a soddisfarli? In che misura? Le persone importanti per me, che aspettative hanno nei miei confronti? Che bisogni si aspettano io possa soddisfare loro e in che misura?
È un esercizio che sembra banale, ma non è raro che possa essere difficoltoso. Perché? Forse perché il nostro modo di pensare è molto strutturato negli anni e la lente di occhiali con cui guardiamo il mondo ci sembra possa essere l’unica possibile. In questo caso potremmo pensare di provare a farci aiutare ad indossare un nuovo paio di occhiali? Magari potremmo trovare nuove soluzioni alle nostre necessità e nuove soddisfazioni.
Per quanto mi riguarda Sì, sono un uomo felice.