Evilenko

Data: 01/06/13

Rivista: giugno 2013

Film del 2004 che trae ispirazione dalla vera storia del “mostro cannibale di Rostov”, ovvero Andrej Romanovic Cikatilo. Per la precisione la pellicola in questione, scritta e diretta da David Grieco, è tratta dal romanzo “Il comunista che mangiava i bambini”, scritto dallo stesso Grieco che, a sua volta, si è basato sulla vita del serial killer ribattezzato, in questo contesto, Andrej Romanovic Evilenko. Il mostro della “striscia di bosco” ha confessato più di 50 omicidi tra la fine degli anni Settanta fino al novembre 1990 e, per il modo di infierire sulle sue vittime, in prevalenza bambini ed adolescenti di entrambi i sessi, si è guadagnato una moltitudine di appellativi, tra cui quelli sopra riportati. Ex professore, fu catturato dopo un’estenuante caccia all’uomo, processato e infine giustiziato nel 1994. La trasposizione sullo schermo di tematiche come queste non rappresenta di per sé nulla di particolarmente originale: molto spesso assistiamo a degli adattamenti più o meno romanzati e, in questo senso, Evilenko non rappresenta un’eccezione.

Tuttavia, fin dalle prime sequenze, si intuisce la “serietà” di questa narrazione: la riuscita e la credibilità di pellicole del genere sono dovute anche (e soprattutto) alla figura del protagonista chiamato a vestire i panni del serial killer, basti pensare a Monster, film del 2003 che è valso il premio Oscar alla protagonista Charlize Theron per aver interpretato la figura di una prostituta condannata a morte negli Stati Uniti per svariati omicidi. Il ruolo di Andrej Romanovic Cikatilo viene affidato a Malcolm McDowell, il cui nome gli appassionati ricorderanno di sicuro associato, nel lontano 1971, all’emblematica sagoma del giovane e violento Alex DeLarge quale protagonista di Arancia Meccanica del maestro Stanley Kubrick. Scelta quanto mai azzeccata, dato che il tempo non ha scalfito le qualità e, soprattutto, l’inconfondibile sguardo dell’ex “capo drugo”. Il film non si perde in preamboli e si focalizza immediatamente sul profilo di Evilenko, severo professore incline ad instaurare torbide relazioni con i suoi giovani allievi.

Proprio per queste sue tendenze viene costretto a dimettersi ma, grazie al suo fanatico attaccamento al Partito Comunista, viene contattato e reclutato dal KGB permettendogli ancora maggiore libertà di “azione” per i suoi crimini. Per più di un decennio si consuma una vera e propria caccia all’uomo in un Paese spaccato dalla crisi del comunismo e dal tentativo di rinnovamento attuato da Mikhail Gorbaciov con la cosiddetta “perestrojka”. Nonostante la pellicola si sviluppi a tratti come un documentario, risulta piuttosto evidente la critica al regime e all’ideologia comunista tanto che, da una teoria di uno degli psicoanalisti chiamati ad analizzare il caso, viene teorizzato come uno dei più feroci criminali della recente storia dell’Unione Sovietica sia stato “creato” e motivato nelle sue azioni dalla società stessa a causa della perdita di ideali, di fiducia in un Paese in progressiva dissoluzione, sia politica che economica. Oppure lo si può considerare inconsapevolmente malato di schizofrenia. Al di là di determinate correnti di pensiero, condivisibili o meno, resta il fatto che casi come questo sguinzagliano una moltitudine di teorie, tutte potenzialmente plausibili ma altrettanto contestabili. Rimane il fatto che il mostro di Rostov fu dichiarato sano di mente, rendendo ancora più agghiacciante l’atmosfera generale di questa produzione, che merita attenzione per la realtà di fatti di cronaca probabilmente poco conosciuti e, dal lato cinematografico, per una prova d’attore di altissimo livello da parte di un “mostro” sacro come McDowell.   

precedente

successivo