Fecondazione assistita: aspettando i referendum

Data: 01/04/05

Rivista: aprile 2005

Un tam-tam di voci, opinionisti autorevoli e opinioni chieste alla gente della strada, laici opposti ai cattolici e destra contro sinistra. Fin qui tutto nella norma, ma questa sembra parzialmente stravolta. Iniziano i comunicati stampa, i messaggi televisivi e le dichiarazioni ai giornali di neo comitati costituiti da anime diverse per credo religioso, appartenenza politica, per disparità di studi e professioni, unite per avversare altri gruppi dal simile “meltingpot”. A creare tanto frastuono è la legge n. 40 del 19 febbraio 2004 che stabilisce le “norme in materia di procreazione medicalmente assistita” e ha come finalità il “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana”. Consente il ricorso alla procreazione medicalmente assistita “alle condizioni e secondo le modalità previste”, le quali assicurano “i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”.

Nei mesi scorsi c’è stata un’importante campagna di raccolta firme a sostegno dei referendum per modificarla o abrogarla. Il Presidente della Repubblica ha deciso recentemente di indirli per domenica 12 giugno.

Anche nella nostra redazione il dibattito è stato acceso, segno che le tematiche poste coinvolgono tutte le persone indipendentemente dall’essere esperti in materia o toccati dalle sue direttive.

Abbiamo pertanto deciso di affrontare questo tema per cercare di fare un po’ di chiarezza, presentandolo da più parti, consapevoli della difficoltà nel dare un giudizio equidistante e neutrale su tematiche tanto vicine alla persona.

I quattro quesiti referendari

I quesiti referendari che saranno sottoposti alle urne sono quattro:

  1. Il quesito sulla fecondazione eterologa fa riferimento all’art. 4 riguardante l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Il ricorso a queste è consentito solo se sia accertata l’impossibilità di “rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione ed è in ogni caso circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità” le cui cause siano accertate o sconosciute, ma comunque sostenute da documentazione medica. L’art. 4 vieta categoricamente il “ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”.

    Questo è il quesito che pone i “maggiori problemi etici”, come si legge nel documento presentato il 12 febbraio da 60 esponenti autorevoli che hanno avuto esperienze ed incarichi nel mondo delle associazioni cattoliche, appartenenti al centro sinistra, laici (tra i firmatari Emiglio Gabaglio; Paola Moreschini; Sergio Fabbrini; Miriam Mafai; Stefano Sicardi). Le problematiche sono dovute al fatto che quattro soggetti si troverebbero coinvolti. La legge lo risolve con un divieto assoluto che non lascia aperta nessuna via alla volontà dei genitori. Il ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo intervenendo sull’argomento ha detto che “pur essendo una scelta che lei non farebbe” pensa che non si possa “negare il diritto delle coppie a essere genitori”.

    Il quesito è di tipo abrogativo, pertanto atto a liberalizzare questi aspetti e perciò è il quesito referendario su cui più prevarrà una valutazione personale di là da idee politiche.

    Purtroppo non vi è la possibilità, ma non è detto che in futuro non possa trovare ascolto, di esprimere un parere su quella che invece è la proposta individuata dal disegno di legge Amato che prevedrebbe un accesso consentito in caso di sterilità o infertilità incurabile o di malattia trasmissibile per via genetica, previa verifica da parte di una commissione medica pubblica e condizioni puntuali (ad esempio la gratuità della donazione).

  2. Un altro quesito sul quale ci si dovrà esprimere è quello che elimina l’espressione relativa ai diritti del concepito e si oppone in un certo senso alla “mera equiparazione tra l’embrione e il nato”, come si legge sempre nel documento del dodici febbraio. La legge si propone una protezione dell’embrione e d’ogni forma umana (art. 13, sperimentazione sugli embrioni umani; art. 14, limiti all’applicazione delle tecniche sugli embrioni). Anche in questo caso rifarsi alla proposta Amato che sosteneva l’introduzione del concetto di “dignità umana di tutti i soggetti” sarebbe auspicabile (questo concetto può essere introdotto per via parlamentare, prima o dopo il referendum). La volontà non è togliere protezione giuridica all’embrione, ma alcuni commi di questi articoli sono parsi a molti troppo restrittivi e condizionanti anche la salute della madre (ad esempio la riduzione embrionaria di gravidanze plurime; gli embrioni creati per un unico e contemporaneo impianto non possono essere superiori a tre; anche gli embrioni malati devono essere piantati in utero).

  3. Il quesito appena esposto si avvicina al quesito sulla salute della donna, in quanto la donna non sembra essere sufficientemente tutelata: i tempi vengono notevolmente allungati con le immaginabili ripercussioni, psichiche e fisiche, che ciò può comportarle: oltre allo stress, l’iperstimolazione ovarica o gravidanze plurigemellari con rischi di malformazione dei nascituri, perché anche la diagnosi preimpianto è vietata. Questo nella Legge è stabilito (art. 13) per evitare “ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti”, ma comunque non toglie la possibilità di un conseguente aborto terapeutico, consentito dall’ordinamento, che però sembra tener poco conto della donna che prima viene sottoposta a un impianto e poi ad un aborto.

  4. Si è lasciato per ultimo il quesito che riguarda la ricerca scientifica, vale a dire l’utilizzo degli embrioni soprannumerari per affrontare gravi malattie per ora incurabili. Questo modo di far ricerca non è l’unico che può dare frutti, ma preclude la possibilità di studio su embrioni in ogni caso destinati al deperimento: non li salva né aiuta i malati che potrebbero ricevere beneficio da ciò.

Questo in breve il contenuto dei quesiti referendari. Su questi anche in ambito trentino si è acceso il dibattito, ci sono state e ci saranno nelle settimane a venire conferenze sull’argomento. Pertanto abbiamo avuto modo di sentire l’opinione di esponenti del mondo politico-culturale che hanno voluto rendere pubbliche le loro scelte di voto.

Rocco Buttiglione a Trento: astenetevi

Il 4 marzo si è tenuta, presso l’aula magna del Museo Tridentino di Scienze Naturali, una conferenza, organizzata dal “Movimento per la vita”, per parlare dei temi referendari.

È intervenuto il ministro Rocco Buttiglione, come noto, sostenitore dell’astensionismo.

Il Ministro si è espresso sul referendum chiarendo il suo pensiero. Per quanto concerne la fecondazione eterologa ha asserito l’importanza del divieto, poiché riguarda quattro persone (marito, moglie, donatore del seme e “soprattutto” il bambino) e “il bambino ha diritto di sapere chi è il padre naturale”, come avviene in Gran Bretagna, dove, da quando è stata introdotta la legge per “dire che ha il diritto di saperlo” i donatori di sperma “sono scomparsi”.

Il ministro Buttiglione ha proseguito sostenendo “L’embrione non è vita umana” perché “la vita umana presuppone l’autoconsapevolezza, allora, io credo che ogni ragazzino che abbia fatto il primo anno di biologia nel manuale trova che la vita umana è la vita di un individuo che appartiene alla specie homo sapiens, questa è la vita umana se ascoltiamo la scienza. La scienza non ci dice che la vita umana è sacra, non dice se è lecito o no distruggere un embrione.” E ha aggiunto “Bisogna essere autoconsapevoli di sé per distruggere un embrione, abbiamo bisogno della certezza che quella non sia vita umana. Questa certezza non la può avere nessuno”. E poi ha affermato “Non si può mai distruggere una vita per salvarne un’altra”.

Il ministro Buttiglione sul quesito inerente la ricerca scientifica fatta utilizzando gli embrioni ha detto “perché vogliono distruggerli, perché vogliono ad ogni costo tagliare a metà un paese dove sanno che tantissima gente pensa che quello sia un omicidio?” E ha insinuato un dubbio “Non sarà che c’è la volontà di dire che la vita umana non è sacra?”

Il Ministro ha voluto affrontare anche un’altra spinosa questione: la Legge 194 sull’aborto e ha sostenuto “Dicono che vogliamo distruggere la legge 194 sull’aborto e che questa legge distrugge la legge 194 sull’aborto. La legge 194 non dice che l’embrione non ha diritto alla vita, dice che sul diritto alla vita dell’embrione prevale il diritto della madre alla salute e che la madre è giudice del proprio diritto alla salute”. E conclude spiegando “Il diritto alla vita dell’embrione non scinde, non cede davanti al diritto di un ricercatore di fare ricerca. Come cittadini dobbiamo dire: questo si può fare questo non si può fare, la legge ha il dovere di intervenire”.

Per esprimere il proprio parere su ciò che i cittadini saranno chiamati a fare il giorno del Referendum afferma che la frase “Ogni cittadino ha il dovere morale di andare a votare”, usata spesso dai sostenitori dei Referendum, “è una menzogna e forse una delle più pericolose menzogne”, perché la Costituzione afferma che in materia di Referendum vi sono tre alternative e la cosa più sicura è “far mancare il quorum”.

Su queste affermazioni è doveroso riportare l’intervento dei Giovani dell’Italia dei Valori, apparso sul Corriere del Trentino il giorno seguente la conferenza, che ricordano l’articolo 48 della nostra Costituzione: “L’esercizio del voto è dovere civico”.

Al ministro Buttiglione abbiamo voluto chiedere, visto il carattere del nostro giornale, un commento su quei disabili combattuti tra la loro profonda fede cristiana e la possibilità di una ricerca sulle cellule staminali embrionali che permetterebbe di migliorare le loro condizioni.

“Sono ingannati da gente disonesta, perché la ricerca si può fare senza distruggere gli embrioni. Le cellule staminali che servono per questa ricerca si trovano in diversi tessuti dell’uomo adulto oltre che nel sangue del parto, nel cordone ombelicale, nella placenta e fino ad ora la ricerca fatta sugli embrioni non ha mai dato buoni risultati, mentre la ricerca fatta su questo tipo di cellule staminali adulte ha dato risultati e ha avuto anche le prime applicazioni cliniche. È disonesto dire che senza la distruzione degli embrioni non si può fare ricerca a favore di questi malati”.

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