Uomini e donne che corrono in continuazione per salire sul treno della vita, un treno ad alta velocità. Vanno in fretta alla ricerca di un qualche benessere, di uno status, o forse di un po’ di tranquillità tra casa e lavoro. Tutti alla ricerca della felicità.
Ma vanno così in fretta che nessuno si ferma a controllare se ha già trovato quello che cercava.
Anch’io sono su questo treno, come tutti sono alla ricerca, e faccio scelte pensando in raggiungere quello scopo. La decisione di venire dal Cile con miei figli a Trento è stata senza dubbio presa nella speranza di dare a loro una stabilità, un nuovo mondo, nuove opportunità. Una scelta molto sofferta per me, e per i miei figli, sicuramente una decisione dal genere porterà con sé delle conseguenze e forse non sapremo mai come ha migliorato o peggiorato le nostre vite.
Ma nell’affannoso lavoro di essere felici, nella corsa di avere una vita felice, vorrei sapere, qualcuno sa come si fa? Perché se è vero che la felicità si compra, vorrei sapere, quanto costa? Se invece la felicità si cerca? Vorrei sapere, dove? E’ solo fortuna? Destino?
Tanti filosofi, poeti, scienziati e religiosi, ne hanno parlato, provando a darci delle spiegazioni, concetti e metodi, senza veri risultati. Non ho nemmeno io la ricetta giusta, ma vorrei condividere con voi il mio pensiero.
Credo che la felicità sia lì, sempre con noi, pronta per entrare nelle nostre vite, basta solo aprire mente ed anima ed accoglierla giorno per giorno. Sì! Vedere la felicità come un qualcosa di concreto, formata da tante situazioni, azioni, sensazioni giornaliere, che ci portano a trovare un equilibrio dove mente, corpo e spirito sono uno solo in completa armonia.
Eh lo so, state pensando che queste sono solo parole, ma vi racconto un piccolo episodio come prova. Sei anni fa mi sono alzata per andare al lavoro, era una giornata buia, freddissima. Sapete una di quelle giornate storte. Mi sono alzata brontolando contro la sveglia, poi me la sono presa con il freddo, con il lavoro, ma soprattutto con me stessa. “Povera me, cosa ci faccio qui? A lavorare come una matta? Dall’altra parte dal mondo? Con questo freddo? Ero sicuramente sulla via della commiserazione profonda. Ho preso l’autobus convinta che sicuramente quella giornata sarebbe andato tutto storto. Ma è successo che due fermate dopo è salito Diego, un ragazzo di 23 anni sulla sua sedia a rotelle, lo conoscevo perché era un mio utente. Lui mi vede, mi guarda negli occhi e con un immenso sorriso, felice di trovarmi mi dice “ciao, Fabiola! Come stai?
Devo dirvi la verità, non stavo bene, ma in quel millesimo di secondo prima di rispondere ho pensato, come faccio a dirgli che sto male perché mi sono alzata presto e fa freddo. Come dirlo a lui con il suo bel sorriso, a lui che ha fatto uso di tutta la sua forza per alzarsi ed uscire di casa, così ho risposto “Ciao Diego, sto bene! Infatti sono stata bene per tutta la giornata, ma soprattutto mi sono sentita felice. A volte basta una parola, un piccolo gesto per rendersi conto della nostra esistenza e della nostra capacità di essere felice, se solo ci lasciamo andare all’universo, e a quello che la vita ci presenta.
Giorno per giorno nella consapevolezza d’esistere, nutrendoci delle cose brutte della vita per crescere, ma essendo tanto felice con le cose buone che la vita ci dà, e alla fine della giornata sapere che non abbiamo fatto dal male a nessuno, e forse abbiamo contribuito alla felicità di qualcuno. Basta solo quello per ringraziare un giorno in più di vita felice.