“Difficile dire se il mondo in cui viviamo sia una realtà o un sogno”
Dopo questa nota conclusiva cominciano a scorrere i titoli di coda. Ma cosa ha visto lo spettatore fino a quel momento? Ora che la sua attenzione è ritornata a focalizzarsi su ciò che è reale, adesso che si è risvegliato dall’ipnosi a cui quest’opera lo ha sottoposto, che cosa rimane di questi 90 minuti di visione? Un’opera quindi, termine non così fuori luogo come potrebbe sembrare, dati i trascorsi come artista/pittore del regista coreano Kim Ki-Duk. Piccola, breve, “riservata”, ma in grado di sfiorare delicatamente, con le sue particolarità, diversi tasti sensibili del nostro carattere. Veniamo brevemente ai “fatti”: un giovane, munito di un potente scooter, gira da un quartiere all’altro della città attaccando volantini pubblicitari sulle porte delle abitazioni. Quando cala il sole torna sui suoi passi per controllare se sono stati tolti o meno. Questo semplice stratagemma gli permette di intuire quali case siano abitate e quali, momentaneamente, risultino vuote. Individuato l’obiettivo, forza con grande maestria la serratura e assume il “ruolo” di inquilino temporaneo di quelle mura. Si prepara una buona cena, si lava e dà sfogo ad alcuni passatempi quantomeno curiosi, date le circostanze: si prende cura delle piante, fa il bucato a mano e ripara piccoli oggetti che scopre essere guasti. Quando ha finito si mette tranquillamente a dormire per poi, il mattino seguente, spostarsi in un altro quartiere e ricominciare la “caccia”. Come prevedibile, non sempre tutto fila “liscio”. Un giorno si introduce nella casa di una coppia; lui non è in casa ma la donna che, dagli evidenti segni che porta sul viso, si intuisce essere vittima di soprusi da parte del compagno, si rende conto di non essere sola in casa. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, “accetta” la presenza dello sconosciuto e, anzi, lo osserva furtivamente durante i suoi rituali. Ormai fattasi notte, la donna decide di entrare nella propria camera da letto, abusivamente occupata, cogliendo di sorpresa il ragazzo, costretto con imbarazzo ad abbandonare momentaneamente quel confortevole rifugio. Non passerà molto prima che decida di ritornare sui suoi passi e, dopo aver sistemato (a suo modo) il convivente, verrà seguito spontaneamente dalla giovane, che finirà per unirsi a lui nei suoi spostamenti. Il risultato sarà un singolare ma non per questo meno intenso rapporto tra i due, caratterizzato dalla complicità delle loro azioni pur essendo stati, fino a pochi istanti prima, dei perfetti estranei. La coppia procede da una casa all’altra, ma la precarietà e i rischi di queste loro avventure li porteranno ad una prematura separazione; lei, inseguita e reclamata dal vecchio compagno e il ragazzo, invece, dalla polizia. Nonostante tutto il sentimento che è nato avrà la meglio e, a modo loro, troveranno un sentiero da percorrere insieme.
L’opera di Kim Ki-Duk si staglia nell’orizzonte di quelle cosiddette “perle nascoste”, film purtroppo poco conosciuti e ancor meno pubblicizzati che troppo spesso non riscuotono il successo che meritano. Evidente come il già citato passato di artista e pittore abbia influenzato anche la sua vena registica; appare significativa, in questo senso, la totale assenza di dialoghi tra i due protagonisti. La loro è una relazione fatta di sguardi, sorrisi appena accennati, silenzi privi di imbarazzo, piccoli gesti di intesa che, forse, solo coloro che sentono di aver trovato la persona giusta sanno interpretare ed apprezzare. La complicità che si instaura tra i due giovani non è l’unica tematica posta sotto i riflettori: trovano spazio anche la solitudine, la violenza consumata tra le mura domestiche e la vendetta. Per chi è alla ricerca di qualcosa di più di un semplice intrattenimento, vale di sicuro la pena di dargli uno sguardo, a patto di essere consapevoli di avere a che fare con una produzione fuori dagli schemi, quasi del tutto priva di dialoghi, dal ritmo lento ma comunque ricca di contenuti, che è valsa a Kim Ki-Duk il Leone d’argento per la regia alla Mostra del cinema di Venezia del 2004.