Il Dpr 4 ottobre 2013 ha adottato il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, elaborato dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Il Programma prevede 7 linee di intervento e 140 azioni, alla cui applicazione sono chiamati attori istituzionali e non, su specifici ambiti: accertamento e presa in carico, salute, scuola, lavoro, vita indipendente, autonomia personale, accesso ai servizi, cooperazione internazionale. A un anno dalla sua adozione nessuna azione è stata ancora avviata, salvo una misura presente nel decreto di riparto del Fondo per le Non Autosufficienze (Fna) 2014. Esso stabilisce, infatti, che la quota destinata al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, pari a 10 milioni di euro, sia indirizzata ad azioni di natura sperimentale volte all’attuazione del programma di azione biennale, per la linea di attività “Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società”.
Il decreto stabilisce, inoltre, che la quota del Fondo destinata alle Regioni, circa 340 milioni, venga usata in parte per l’attuazione “dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti” e in parte (40%) per “gli interventi di assistenza domiciliare diretta e indiretta a favore delle persone in condizione di disabilità gravissima”. Rimangono nel decreto alcune criticità: tra le finalità troviamo voci che consentono l’uso delle risorse non per interventi diretti alla persone quanto per le “spese di struttura” come il funzionamento delle Unità di valutazione multidisciplinare (Umv) e il potenziamento dei Punti unici di accesso (Pua), oltre a contenere un’approssimativa definizione della gravissima non autosufficienza.
Secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2011 è stato destinato alla disabilità il 23,2% della spesa sociale comunale, per un valore di 2.886 euro per abitante con disabilità. L’andamento della spesa per quest’area, nonostante una crescita rispetto al 2010, mostra un rallentamento. Inoltre, se già dal 2011 si riscontrano variazioni di segno negativo in diverse Regioni, nel 2012 secondo alcune anticipazioni fornite dall’Istat, si registra addirittura una prima diminuzione della spesa per l’area disabili a livello nazionale (-0,1%).
Il Centro e il Sud hanno la più bassa percentuale di spesa per disabilità (rispettivamente 19,5% e 19,2%) ed è al Sud che si registra la più bassa spesa procapite (777 euro contro i 5.370 del Nord-Est). Concentrandoci sulle prestazioni, a livello nazionale la spesa comunale per l’assistenza domiciliare rivolta alle persone con disabilità (233.579.636 euro) continua ad essere inferiore a quella destinata alle strutture residenziali (264.224.520 euro), a cui si deve aggiungere la compartecipazione degli utenti (51.629.262 euro, per una compartecipazione media per utente pari a 2.326 euro) e quella del Ssn (86.702.108 euro).
Anche la spesa media per utente varia notevolmente: si registrano per esempio 3.478 euro annui per utente in assistenza domiciliare socio-assistenziale contro gli 11.903 in struttura residenziale (a cui va aggiunta la compartecipazione di utenti e Ssn).
Differenze territoriali si riscontrano anche in termini di presa in carico. Fruiscono dell’assistenza domiciliare socio-assistenziale mediamente 7 persone con disabilità su 100. Mentre gli utenti delle strutture residenziali variano dallo 0,3% del Sud al 9,6% del Nord-Est.
(Fonte: Istat, Indagine censuaria sugli interventi e i servizi sociali dei Comuni singoli e associati. Anno 2011, maggio 2014)
Considerando la spesa in protezione sociale per sanità, previdenza e assistenza, nel 2011 la spesa rivolta alle persone con disabilità è stata pari in Italia al 5,8% del totale a fronte del 7,7% della media europea, collocandoci tra i paesi con le quote più basse di spesa destinata alla disabilità:
Secondo i dati Eurostat, tra il 2003 e il 2011 la spesa per disabilità ha registrato in Italia un incremento superiore al 20%: la spesa complessiva pubblica è passata da 21,2 miliardi di euro a quasi 26 miliardi di euro. Eppure la spesa pro capite italiana che si aggira sui 413,90 euro, se messa a confronto con i principali paesi europei, si attesta su livelli piuttosto contenuti. In Francia si spendono 551 euro, in Germania 700 euro, in Svezia 1.163 euro, e anche in Spagna si spende di più, 417,28.
(Fonti: Istat, Rapporto annuale 2014, maggio 2014; Censis, Unipol, Integrare il welfare, sviluppare la white economy, luglio 2014)