Fumo in auto, pericolo costante

Data: 01/10/06

Rivista: ottobre 2006

Spettabile redazione,

mi chiamo Giuseppe Neglia e sono un “crociato” anti-fumo. Se il mio contributo può esserevi utile, vi invio il testo di due lettere, da me già spedite ad altri interlocutori: la prima ad un quotidiano della mia regione “il Giornale di Sicilia” che me l’ha pubblicata quasi integralmente. Serbavo, utopisticamente, la speranza che il contenuto di tale lettera sviluppasse un dibattito intorno a tale piaga, nella speranza che prima o poi essa venisse debbellata, ma, ahimè, tale dibattito non si è mai sviluppato; la seconda lettera, era stata inviata, invano, al Codacons, allo scopo di poter costituire un comitato per un referendum per l’abolizione totale e insieme graduale del fumo.

Il mio contributo è come una goccia nell’oceano, ma tentare, come si suol dire, non nuoce! In attesa di una vostra risposta, vi porgo i miei più cordiali saluti.

“Codice della strada e paradossi”

Tra le tante contraddizioni o paradossi, insiti nella legislazione italiana, vorrei segnalare quello che, a mio avviso, per antonomasia, si rivela come il più macroscopico, ma anche il più sottaciuto: l’utilizzo obbligatorio del casco e della cintura per i guidatori a 2 ed a 4 ruote.

Se la “ratio” della norma che impone tale obbligo è quella della tutela dell’incolumità della salute dell’individuo, che in caso di incidente stradale sarebbe maggiormente protetto dall’uso di questi “accorgimenti”, non si capisce come mai il legislatore consenta, nello stesso tempo, al medesimo di poter fumare indisturbato, quando la differenza tra il mancato uso delle cinture o del casco in caso di incidente e la condizione di salute di un fumatore è che nel primo caso siamo in presenza di un (potenziale) danno traumatico ed immediato per il conducente, mentre nel secondo, per lo “schiavo” della nicotina, di un danno progressivo e continuato con l’aggravante che spesso ne risente anche il contesto umano ed ambientale circostante (per intenderci, le persone intorno e le cicche per terra).

Quindi, conseguentemente, per sanare tale evidente incongruenza, non basterebbe che lo “Stato” mantenesse il semplice divieto di fumo nei luoghi pubblici, tra l’altro, finora, ampiamente disatteso, bensì occorrerebbe che imponesse un divieto assoluto di fumo, in toto, sia nei luoghi pubblici che in quelli privati, “da qui all’eternità”, magari progressivamente, a partire soltanto dalla categoria dei potenziali (si fa per dire) fumatori, ovvero la fascia adolescenziale, oppure, ahimè, più realisticamente, visti gli enormi interessi economici che gravitano intorno al tabacco, rimuovesse questo obbligo, a questo punto un po’ ipocrita, del casco e della cintura almeno per i maggiorenni.

Sul problema del tabagismo ci sarebbe ben altro da dire, ma per esigenze di spazio e per non finire “fuori tema” mi riservo di parlarne successivamente.

Lettera al Codacons

Spettabile Codacons,

mi permetto di avanzare una proposta, ancora non presa in considerazione da alcuno e che, a mio avviso, risolverebbe alla radice la problematica del rispetto della legge “anti-fumo”, finora alquanto disatteso e, soprattutto. impedirebbe alle multinazionali del tabacco di continuare per sempre a prosperare sulla pelle di tanti nostri connazionali, “schiavi della nicotina”:

celebrare un referendum, immagino abrogativo, per superare l’attuale normativa in direzione del divieto assoluto di fumo, sia nei locali pubblici che privati. Tale divieto potrebbe essere progressivo e comporterebbe, quindi, la riduzione graduale della produzione ed importazione di sigarette e, conseguentemente, della relativa vendita a partire, però, soltanto dalle fascia dei potenziali (si fa per dire) fumatori, ovvero la fascia adolescenziale, rimanendo salva la possibilità di continuare a fumare da parte di coloro che abbiano compiuto all’entrata in vigore della nuova legge, i 16 anni di età.

Costoro, i fumatori maggiorenni o quasi, potrebbero essere inseriti in un’apposita anagrafe, in riferimento alla quale verrebbe programmato, anno per anno, lo “stock” di sigarette da mettere in vendita fino al naturale esaurimento o svuotamento del bacino di tali fumatori, con la conseguenza che entro 70- 80 anni dovrebbe scomparire questa categoria di impenitenti “viziosi” o “schiavi” della nicotina, se mi consentite tale espressione. Si potrebbe obiettare che ci sarebbero in circolazione le sigarette da contrabbando, ma questo è un problema diverso che sarebbe affrontato nelle sedi competenti, magari ad es. elevando multe salatissime per i trasgressori, che se ripetutamente “recidivi”, sarebbero passibili di sanzioni penali. Comunque, si intende, ovviamente, che io sono alquanto fiducioso sull’esito di questo “fantomatico e auspicabilissimo” referendum e “nel mio piccolo” mi renderei disponibile ad un eventuale raccolta di firme nel palermitano, essendo originario di Trappeto, sito in provincia di Palermo.

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