fuocoammare

Data: 01/06/16

Rivista: giugno 2016

 

“Fuocoammare” è il ritratto della dignità della gente comune, di ciò che le istituzioni promettono a parole e i cittadini fanno concretamente” esordisce il Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz durante la proiezione istituzionale a Bruxelles del documentario firmato dal regista Gianfranco Rosi, vincitore dell’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, edizione 2016. Il documentario, in un crescendo narrativo carico d’angoscia e tensione, racconta gli sbarchi che quasi quotidianamente avvengono sulle nostre coste. Nel mondo ci sono circa 70 milioni di rifugiati: nel solo 2015 ben 1,3 milioni di loro hanno varcato i confini dell’Unione europea. Fuocoammare è un appello a che le loro storie e quelle di chi si trova a dover gestire la prima accoglienza non si infrangano tra i flutti dell’oblio e dell’indifferenza. Il documentario, interamente girato a Lampedusa, prosegue su binari paralleli, destinati a non incrociarsi, se non negli occhi di chi guarda. Da una parte si sviluppa la storia dolce-amara di una famiglia di pescatori, legata a doppio filo alla terra e al mare, ricca di sapori genuini, canzoni popolari e paesaggi mozzafiato, nell’esasperante lentezza dei ritmi della natura e della vita rurale. Dall’altra stanno il frenetico ronzio delle pale delle motovedette, i corpi scuri e macilenti avvolti nelle coperte termiche dorate e scricchiolanti, i rituali del riconoscimento e dell’identificazione in tutta la loro disumana monotonia e disperazione. Nel mezzo stanno i lampedusiani che, volenti o nolenti, hanno imparato a convivere con queste due dimensioni configgenti, ma al tempo stesso ricche di elementi comuni, con lo stoicismo di chi, cresciuto da generazioni di marinai, ha imparato a raccogliere tutto ciò che viene dal mare, sia esso una tempesta, una pesca abbondante o un essere umano. Emozionanti gli spezzoni che ritraggono il dottor Pietro Bartolo, ginecologo e medico condotto di Lampedusa, mentre visita le donne incinte appena sbarcate. “Ho fatto più autopsie di qualsiasi collega in Europa” racconta, le mani strette a pugno come a trattenere le lacrime “un primato che nessun medico vorrebbe mai vantare. Eppure ogni volta che faccio un’ecografia o vedo un bambino sorridere nella sala giochi improvvisata che ho allestito in ospedale, sento che il mio lavoro è il più bello e gratificante del mondo!”. Fuocoammare è l’odissea che quotidianamente scegliamo di non vedere e che invece dovremmo sforzarci di guardare con attenzione, è una tortura che per noi spettatori dura solo 106 minuti, mentre per milioni di uomini, donne e bambini rappresenta la storia di una vita.

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