Giornata della Memoria

Data: 01/02/05

Rivista: febbraio 2005

Il 27 gennaio è stata celebrata la Giornata della Memoria, più esattamente il sessantesimo anniversario dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Nelle scuole è stato osservato un minuto di silenzio e in tutta Italia si sono svolte manifestazioni di varia natura, come concerti, proiezioni di film e documentari sull’argomento o semplicemente momenti comuni di dialogo e riflessione, anche con l’intervento di cariche istituzionali, riguardo quella che è possibile definire la pagina più deplorevole della storia e dell’umanità. Già da cinque anni è stata istituita dalla legge 211 della Repubblica Italiana una giornata per ricordare la Shoah (termine ebraico che significa sterminio), le leggi razziali e la strage che ha causato la morte di milioni di ebrei.

Auschwitz e gli altri campi di concentramento sono stati concepiti con una razionalità agghiacciante, inizialmente con lo scopo di “redimere” gli oppositori politici ed in seguito, dalle leggi di Norimberga del ‘35 e soprattutto durante la seconda guerra mondiale, sono diventati la sede della “soluzione finale”, il genocidio degli ebrei: nei lager ha preso atto il tentativo (quasi portato a termine) di sterminare il popolo ebraico, di cancellarne la cultura e la dignità.

Più di cinque milioni di ebrei hanno perso la vita, ma è necessario ricordare anche le altre vittime: testimoni di Geova, zingari, oppositori politici, omosessuali e le vittime del progetto T4, meglio noto come “progetto eutanasia”, che ha portato alla morte di oltre 70.000 persone, ebrei e non, disabili, ritenute dal Reich dannose per la riproduzione della razza.

Bisogna ricordare! è necessario ricordare, conservare nella nostra memoria quello che è successo e fare l’impossibile affinché non accada nuovamente. Se vi state chiedendo se non sia un’esagerazione, vi basti pensare a tutti quei gruppi neonazisti che compiono ancora oggi atti di violenza nei confronti degli ebrei o a una dimostrazione forse banale ma, a mio parere, eclatante del fatto che non si parla a sufficienza dell’argomento: il principino Harry, non un ragazzo qualunque, ma qualcuno che si presuppone abbia ricevuto un’ottima educazione, per scherzo, per gioco, ha scelto come travestimento per una festa in maschera la divisa da ufficiale delle SS; a parte il pessimo gusto, questo piccolo esempio può farci capire che dopo solo sessanta anni stiamo dimenticando e deve invitarci a cercare un approfondimento. Per ricordare si può iniziare dalle piccole cose, da una canzone, da un film o da un libro, l’importante è informarsi e non permettere che ciò che è accaduto finisca nell’oblio.

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