Giornata nazionale del servizio civile

Data: 01/02/07

Rivista: febbraio 2007

Il 15 dicembre 2006 si è svolta a Roma, con l’intervento di migliaia di giovani, la manifestazione per la giornata nazionale del Servizio Civile. Gli articoli pubblicati nei giorni successivi all’incontro fra questi giovani molto diversi ma uniti sotto il segno dello stesso ideale, sono apparsi piuttosto discordi: c’è chi ha dedicato molto spazio ai sorrisi, chi ha elencato la lunga strada percorsa da quanti, fin dall’inizio, hanno creduto in un servizio simile, etc. C’è stato chi ha dato grande rilevanza al “consistente” contributo previsto dal governo in finanziaria a beneficio del settore per il 2007: 50 milioni di Euro di finanziamento in più per il prossimo anno.

Una voce, però, non sembra essere d’accordo. È quella un po’ delusa di Massimo Paolicelli, presidente dell’Associazione Obiettori Non Violenti. “Non sono stati trovati i 100 milioni da aggiungere ai 257 presenti, necessari a far svolgere nel 2007 Servizio Civile allo stesso numero di giovani che lo ha svolto quest’anno, oltre 50.000. Questo mentre le spese militari aumentano del 10%. Un aumento giustificato solo se fossimo in guerra!” “Malgrado le promesse di Ferrero, senza i fondi necessari anche il prossimo anno il Servizio Civile sarà all’insegna non della qualità, ma del tiriamo a campare”.

È arrabbiato, Paolicelli. E non è l’unico: a fargli compagnia ci sono i moltissimi giovani che si vedono costretti a fare marcia indietro: i fondi stanziati per il Servizio Civile sono insufficienti persino a garantire la partenza allo stesso numero di giovani 2006. Questo articolo non vuole alimentare la polemica sulla finanziaria, non è questo il punto: i giovani disposti a muoversi ci sono, quello striscione con scritto sopra “la meglio gioventù ora come allora” merita una possibilità. Le nuove generazioni sono pronte al famoso “SERVIZIO CIVILE? Sì GRAZIE” ma si deve dar loro l’occasione di poter esprimere CONCRETAMENTE questa volontà. Con un’adeguata formazione, s’intende, perché il volontariato non si improvvisa. Altrimenti, invece di inserire i ragazzi in progetti, basta sguinzagliarli a spasso per il mondo, senza alcuna preparazione e senza competenze.

Il “no” alla guerra, divenuto un “sì” alla pace e possibilità reale con la legge per il diritto all’obiezione di coscienza del 15 dicembre 1972, è ora messo in grave pericolo: quale messaggio manda uno Stato che dà più importanza alle armi che uccidono (come le pistole) piuttosto che a quelle che curano ed aiutano a vivere (come le competenze, le attività, le parole…)?! Il problema non è la mancanza di risposta da parte della gioventù ma il modo di porre la domanda: vorrei sapere chi si presenterebbe due volte alla porta dalla quale è stato cacciato. Arrabbiarsi non serve, comunque: il mondo che ci circonda, a quanto sembra, non ha bisogno di interventi sociali…

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