Abbiamo incontrato l’amministratrice della sezione Cassina de’ Pecchi della Croce Bianca di Milano, Rosaria Piazzolla, per tutti Rosy. Ne abbiamo approfittato per saperne di più sulla sua vita da volontaria che convive con il lavoro in banca. Occhi scuri e pieni di vita, piedi, mani e cervello in continuo movimento: ritratto di una giovane milanese che assieme ai molti volontari, con impegno e serietà, presta il suo tempo a servizio della comunità Cassinese.
Perché la scelta del volontariato in Croce Bianca?
In realtà sono approdata alla Croce bianca come semplice cittadina che voleva capire come funziona la prima catena del soccorso perchè a quei tempi facevo la babysitter ad una bimba che era un pericolo vagante. Il Gruppo mi ha tirato dentro, l’ambiente era sereno e dava soddisfazioni importanti e così ho fatto l’esame, è andato benissimo. Sono salita in ambulanza dubbiosa e ora adoro stare con gli allievi e “osservarli”, confrontarmi con loro e con la loro voglia di essere utili.
Agli occhi della comunità quanto è importante il vostro operato?
La comunità Cassinese ci aveva un po’ dimenticati negli ultimi anni a causa del nostro abbandono del territorio per due settimane al mese. Infatti per ben 6 anni la nostra sezione ha condiviso la convenzione 118 con la sezione di Melzo per poter sopravvivere e così la gente si era dimenticata dei suoi volontari. Quattro anni fa è stato rinnovato il consiglio Sezionale (tra cui ci sono anche io), sono entrati a far parte dell’Associazione dei nuovi volontari con la voglia di riaffermare la nostra identità cassinese e così via con i corsi non solo alle scuole medie inferiori ma anche alle elementari e…via alla prima edizione di “Mettiamo in moto la solidarietà”. Ora sanno che ci siamo, alcuni ci chiamano i loro angeli.
Com’è la “vita” di un volontario in Croce Bianca? Si ferma alle ore di servizio o è proprio uno stile di vita?
La vita del volontario della Croce Bianca di Cassina non è quella di molti altri volontari di altre sezioni che si limita a fare il suo turno e poi torna a casa. I nostri problemi economici ci hanno coalizzato e quindi la vita sezionale è diventata parte della nostra vita privata: praticamente nessuno si limita al solo turno, ognuno di noi, chi più chi meno, ha un compito aggiuntivo, si è volontari in sede ma anche fuori. Al di là delle competenze di primo soccorso, che ci portano ad avere una certa propensione all’intervento anche senza divisa, ognuno di noi percepisce l’ambiente, la gente, si guarda in giro e pensa: “questo potrebbe essere utile in sede, questa persona è l’ideale per quel servizio magari riesco a convincerla a diventare uno di noi”. La sicurezza è uno dei temi portanti del soccorso, nei nostri protocolli la prima cosa che ci viene insegnata è autoprotezione e valutazione della sicurezza per se stessi e per l’equipaggio che abbiamo con noi. Inoltre molti di noi sono stati coinvolti di prima persona in brutti incedenti che hanno alzato chiaramente la soglia d’attenzione verso i più giovani. Inizialmente avvicinavamo a questa tematica i ragazzi delle medie inferiori, poi ci siamo resi conto che è importante iniziare prima, così da ormai 4 anni grazie al volontario Dario Bonazza, la croce bianca sensibilizza i bimbi a partire dalla quarta elementare…del resto anche loro vanno in bicicletta.
Siete arrivati alla terza edizione di “Mettiamo in moto la solidarietà”. Come spiegate l’importanza di parlare ancora di sicurezza stradale? Quanto sta a cuore il tema della sicurezza stradale alla Croce Bianca di Cassina?
La sicurezza a Cassina è un tema che ricorre ormai da tempo immemore, inizialmente si chiamava “giornata del casco” e si risolveva in una lezione alle medie con il comando dei carabinieri. Recentemente il nostro Assessore alla Sicurezza Paolo Pagani mi ha esposto la sua volontà di unire la Croce Bianca, la Polizia Locale e la Protezione Civile in un sodalizio finalizzato proprio alla costruzione di un apparato che si occupi solo del tema sicurezza.
Secondo il Vostro punto di vista e l’esperienza del vostro operato, ritenete che la campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale promossa ormai a livello nazionale, abbia dato i suoi frutti e ridotto il numero di incidenti sulle strade?
Assolutamente si. L’uso del casco è sempre più utilizzato anche grazie alle case costruttrici che sono state in grado di creare delle “mode” e degli “status simbol” anche per quanto concerne le protezioni motociclistiche. È sempre più raro andare a raccogliere ragazzini senza casco; sarebbe bello che questa “moda” si allargasse anche alle altre protezioni quali i gusci paraschiena, i guanti, se però i prezzi fossero più accessibili sono convinta che ciò avverrebbe.
Quali sono le situazioni più comuni legate a incidenti stradali che vi trovate ad affrontare nei vostri interventi?
Ormai sono sempre più frequenti gli incidenti automobilistici con il coinvolgimento di giovanissimi e spesso sono causati dall’eccesso di alcool, inoltre abbiamo notato un aumento vertiginoso di ragazze ubriache. Di rado capita di trovare un motociclista ubriaco e sempre più spesso la causa degli incidenti auto-moto è proprio la guida in stato di ebbrezza dell’automobilista.
Cosa vi aspettate da questo evento?
Chiaramente il massimo, che la gente venga coinvolta in ogni attimo della manifestazione senza mai togliere l’attenzione dalla sua Croce Bianca. Del resto quest’anno decorre il nostro 25esimo anniversario di fondazione: dovrà essere la manifestazione delle manifestazioni, nella consapevolezza che tutti siamo li per la comunità.