Gli auguri di Natale servono ancora!

Autori:Redazione

Data: 01/12/01

Rivista: dicembre 2001

Signori… è Natale! Si, è vero, capita regolarmente ogni 12 mesi ma quest’anno, ammettetelo è stata davvero dura arrivarci. I primi 5 mesi dell’anno sono passati in un tourbillon di insulti, urla, tutti contro tutti in preparazione del voto di maggio. Poi in estate Genova, la minaccia di rivolta dei Paesi poveri contro le multinazionali dei farmaci, l’11 settembre, l’Afghanistan, l’antrace sparso in mezzo alla gente, la guerra in Medio Oriente.

Eppure ci avevano detto che dopo la caduta del muro di Berlino nel ’89 la Storia era finita, che le spade sarebbero state forgiate in falci come aveva profetizzato Isaia, che un mondo globalizzato nelle idee e nelle cose sarebbe stato popolato da un’unica specie umana dedita soltanto all’edificazione della propria felicità, senza guerre, malattie, fame, con un PIL a livello planetario in crescita perpetua. Un mondo così confortevole, pacifico e gioioso da rendere superflui perfino gli auguri di Natale accompagnati da propositi di essere buoni e di volersi bene, di bontà e tolleranza!

Ma da quali quisquiglie ci eravamo fatti mai menare per il naso? L’uomo, il cosiddetto homo sapiens, continua ad essere quello di sempre: per la difesa dei propri egoismi (spesso definiti a livello del singolo come aspirazioni individuali e a livello delle masse come interesse nazionale) non esita a prevaricare gli altri mascherandosi dietro i più nobili intendimenti, dalla difesa della libertà, alla grandezza della patria, in nome della religione, della razza, dei destini supremi accettando la morte, le mutilazioni, la denutrizione, le malattie e le invalidità che ne sono il corollario. È rimasto quello di prima del muro, tale e quale, sempre lì pronto a metter mano al coltello oggi come ieri, come sempre da quando ha memoria di se stesso perché la Storia non è finita a Berlino ma continua… una guerra qui dietro (Afghanistan), una minacciata lì a fianco (Iraq), una strage per motivi religiosi (Nigeria), un genocidio etnico (Liberia), una lotta di liberazione (Cecenia), scontri tribali (Sud Africa), tre ecatombe per fame (Sudan – Somalia – Nord Korea), una per AIDS (20 milioni di morti dal ’81) e altro ancora: ecco perché gli auguri di Buon Natale servono ancora, se addirittura non sono indispensabili!

In questa occasione però parliamo di un fatto più concreto e vicino a noi: il caso di Andreas di Merano ossessionato dall’idea di fare soldi amputandosi una gamba. Lo ricorderete di certo come ricorderete anche il tragico epilogo della vicenda. Oggi che non ne parla più nessuno è forse venuto il momento di una riflessione.

L’aspetto più stupefacente è la lucidità metodica con cui Andreas aveva pianificato tutta l’operazione: per primo aveva scelto di tagliarsi la gamba appena sotto il ginocchio perché era quella che gli avrebbe creato meno problemi. Poi aveva assillato per mesi un cugino perché gli amputasse l’arto con una motosega. Quindi aveva inventato a tavolino un’assolutamente inverosimile storia di aggressioni subite da raccontare agli inquirenti. Infine si era recato da un medico per consultare un catalogo di modelli di protesi per gambe come se fosse trattato di una radio. A questo punto, con il piano ben perfezionato, aveva stipulato tre assicurazioni, due per sé ed una per l’amica, contro il rischio di invalidità permanenti per infortunio: il gioco era fatto!

Fin a questo punto il progetto poteva stare anche in piedi… ma dopo? Avrà pensato Andreas al dopo? Ipotizzando carabinieri e polizia come organizzazioni di babbei disposti a bersi ogni chiacchiera e le assicurazioni come lì pronte a tirar fuori i soldi senza batter ciglio, quale sarebbe stato il seguito della vicenda per Andreas? All’incirca questa: un ricovero di circa 5 mesi per curare la ferita fino ad un grado di stabilità accettabile per la protesi, almeno un anno o due per imparare ad usarla, una serie di compatimenti sinceri ed ipocriti per la sua sfortuna, anni avanti ed indietro da uffici per farsi riconoscere la pensione d’invalidità e una vita intera da disabile a zoppicare, a rinunciare a lavori magari pesanti ma remunerativi o a belle camminate in montagna e a fare l’invalido civile.

Il tutto per un miliardo. Ma li avrà fatti un po’ di conti Andreas? Dove avrà pensato di arrivare con queste cifra? Solo per adattare la casa e la macchina, per qualche cura in più, un po’ di assistenza e altre cose ne avrebbe buttati la metà.

Se poi Andreas, oltre che andar a scegliere una protesi, fosse arrivato fino all’ospedale ortopedico Boehler della sua città e avesse verificato coi suoi occhi le difficoltà e le limitazioni nei movimenti indotte da una protesi, si sarebbe tenuto ben cara la sua gamba.

Ma adesso spazio ad una breve presentazione di questo numero di pro.di.gio., il nono. Ve lo diciamo subito: questa volta vi asfissieremo con ben 16 pagine! È il nostro regalo di Natale.

Dopo la consueta pagina per così dire burocratica sulle decisioni prese nei palazzi ufficiali, parleremo di Enrico e Vincenzina: una storia di ordinaria burocrazia se non fosse che la vittima non è una licenza edilizia negata bensì un ragazzo e sua madre cui è negato un po’ più di aiuto. Pezzo forte, anzi fortissimo di questo numero, l’intervista con il sindaco di Trento, Pacher. Con lui abbiamo parlato di tutto ciò che riguarda il disagio ed i metodi per fronteggiarlo messi in campo dal Comune di Trento. Altro pezzo forte l’intervista a Pierangelo Bertoli, il famoso cantante di Sassuolo che il 25 gennaio, proprio su invito del nostro giornale, verrà a Trento per un concerto all’auditorium.

Ci sarà poi il diario di una gita a Venezia, ad occhio la città più barrierata del mondo. Anni fa il sindaco voleva introdurre il numero chiuso per i turisti poiché erano troppi ma poi non se ne era fatto niente. Nei fatti il numero chiuso c’è già: per chi non cammina sulla proprie gambe. Seguiranno le amare considerazioni di uno dei genitori in prima linea sulla qualità di interventi inconcludenti portati avanti con stile burocratico dai cosiddetti addetti ai lavori quando con un dispendio minimo di energie sarebbero possibili approcci corretti ed ottimali nella cura dell’autismo.

Vi incuriosiranno poi una serie di date ed annotazioni sulla storia del fumo, dalla sua scoperta alla sua condanna e la presentazione del sito dell’ANFFAS di Trento.

Il giornale è completato poi qui e là da altri articoli tra cui un pezzo sull’aromaterapia, sull’inaugurazione a Pinè di una struttura per anziani e le recensioni di un libro da leggere a Natale e quella di una guida edita dalla Provincia per orientare giovani disabili e i loro genitori tra le molte opportunità messe a punto per loro.

In chiusura, come sempre, la rassegna stampa piena di notizie spigolate qui e là dalla stampa locale di nazionale. Buona lettura.

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