Alla fine è arrivato il momento di salutare il progetto GrowingAut. Per ora, almeno. Quella del 26 marzo è stata l’ultima uscita assieme ai ragazzi di Arché. Il progetto si prenderà una breve pausa e si spera possa continuare in seguito.
Non mi sembra il caso di ripetere di nuovo in cosa consista il progetto e perché mi capita di scriverne. Potete recuperare qui l’ultimo resoconto.
Certe volte mi rendo conto di quanto sia difficile fare volontariato con dei ragazzi autistici. Non è che voglia trovare una scusa, ma non si può essere sempre al 100% e talvolta bisogna ricaricare le batterie. Sabato, quando siamo andati tutti assieme al Bosco della città di Rovereto, le mie batterie erano un po’ scariche. Si hanno sempre delle responsabilità in casi come questi. Non ci si può far trovare con il muso lungo, non si può essere taciturni, perché penso che queste siano cose abbastanza contagiose. Fortunatamente Stefania, che ci ha accompagnati assieme a Roberto, l’autista del pulmino di PRODIGIO, è fatta di tutt’altra pasta rispetto al sottoscritto. E per fortuna anche i ragazzi sprizzano sempre energia da tutti i pori.
Il bosco della città di Rovereto è un posto tranquillo, che a marzo non è ancora invaso dai turisti. Siamo stati fortunati a beccare una bella giornata di sole e ci siamo goduti il paesaggio. Cose che si possono trovare: attrezzature per svolgere attività fisica all’aperto; viste mozzafiato; un cavallo; un lama.
Ormai posso dire di avere un po’ di confidenza in più con i ragazzi, eppure continuano a sorprendermi. Molti di loro si sono divertiti a fare qualcuno degli esercizi proposti dalle installazioni del parco. Che energia! Vorrei averla io, e invece mi sento già vecchio. Certo è che non sempre è tutto semplice da gestire. Una volta finita la passeggiata abbiamo deciso di prenderci tutti assieme qualcosa al bar. Uno dei ragazzi ha aperto una lattina di Coca Cola troppo in fretta e l’ha rovesciata sul tavolo. Preso dalla rabbia, ha lanciato per terra la sua giacca e abbiamo dovuto calmarlo.
Come se a noi “normali” non capitasse mai. Dovessi arrabbiarmi io ogni volta che faccio qualche baggianata simile penso che sarei nei guai. Ma il punto è anche questo. In fondo vorrei arrabbiarmi così anche io, tutto il tempo, e dire le cose che penso alle persone. Invece ci sono giorni in cui mi sento scarico e lascio scorrere tutto e alla fine mi abituo a fare sempre così.
Ci sono tante cose che ho imparato facendo il volontariato e devo ancora mettere un po’ di ordine nella mia testa. Mi sembra di esserne uscito un po’ più alto di prima, però.