Gloria si “cala” tutti i santi giorni. Ogni mattina, appena sveglia, butta giù due pasticche e poi inizia la giornata. Si lava, si veste, va in biblioteca, lavora, e così via… Ma se ogni mattina non prende le sue pasticche, sta male.
Ha provato a smettere, a cambiare tipo di pasticca, ad essere “vera” per un giorno: “È stato un disastro” racconta Gloria “non mi pareva di essere veramente al mondo, tutto era lontano, complicato, i suoni avevano uno strano, eco… È stato un incubo”.
- Quante volte hai provato a smettere?
- In tutto una decina. Ho iniziato quando avevo 17 anni. Dopo un mese di cale quotidiane ho deciso di smettere.
Sono andata con mia madre da un dottore. Mi diede delle pillole che avrebbero allentato l’astinenza e mi salutò. - Come fu quella tua prima disintossicazione?
- Non me la ricordo. Non fu terribile, se lo fosse stata me lo ricorderei. Diciamo che la passai troppo liscia per pormi delle domande. Era iniziato il gioco del “ma tanto quando voglio pianto lì”.
- E poi?
- Poi mi sono fidanzata… sul serio dico… O almeno per quanto sul serio si possa fare a 17 anni… Lui mi implorò di non ricascarci, e sono rimasta pulita per qualche mese.
Purtroppo, però, se da un lato la presenza di quel ragazzo mi ha aiutata, dall’altro mi ha spinta di nuovo verso il basso: avevo identificato un rapporto droga/amore… Lui non voleva che mi calassi, io lo amavo, non lo facevo.
Lui mi rispondeva male, mi faceva arrabbiare, io mi alteravo, mi calavo. - Questa volta quanto sei andata avanti?
- Cinque mesi.
- Poi hai smesso di nuovo… perché?
- Perché, anche se forse nessuno lo crede, piace anche a me svegliarmi la mattina pulita, in una stanza ordinata, pensare al caffè al mattino, appena sveglia. Mi sembrava semplice… La mia classica visione del mondo: se farò così allora tutti i miei problemi saranno risolti.
- Ma ti sbagliavi…
- Esatto. Quella disintossicazione fu terribile.
Mi fece sudare, tremare, mangiare. Facevo incubi terribili. Mi mancava il respiro, piangevo, vomitavo. Dopo un’estate passata da una crisi di nervi all’altra (però pulita) sono rientrata nell’abitudine… E per me abitudine = pasticche. Ne ho prese a centinaia… e non ho cambiato il mondo… - Che significa “non ho cambiato il mondo”?
- Beh, non si nasce tossici. E non è vero che i tossici sono persone ignoranti che non hanno un obiettivo nella vita. Sono sempre stata attivissima per le lotte sociali, pensavo che potevo darmi completamente per una causa comune… Ci credevo veramente… Ma non ci sono mai riuscita: cioè, mi sono data interamente… ma non alle cause sociali!
Un giorno mia madre mi ha vista in condizioni pietose e mi ha portata in comunità… Non sono riuscita a stare nemmeno lì.
Non erano le regole. Non so cosa non andava. So solo che volevo morire.
E sta andando avanti così da allora.
Tutti i giorni della mia vita sono un inferno regolato da pasticche e caffeina. E nessuno si accorge di niente. A volte mi sento perfino furba.
Ma non è così… - E non pensi di poter cambiare? Insomma, smettere per sempre?
- Ho avuto talmente tanta paura durante l’ultima disintossicazione (incubi, allucinazioni, ecc) che non credo avrò mai il coraggio di riprovarci. Le comunità mi fanno sentire troppo folle. Le pasticche sono la mia unica via d’uscita, l’unica opportunità per sopravvivere.
Ecco qui la storia di Gloria, la storia di una ragazza rassegnata a morire lentamente, giorno dopo giorno.
Che cosa si può fare per aiutare persone terribilmente sfiduciate come questa ragazza? È un interrogativo che non trova risposta, almeno per ora. Perché Gloria non si fida di nessuno, ha conosciuto con la droga la parte peggiore della natura umana, e non ha intenzione di abbassare la guardia.
Con questo articolo, però, vogliamo farle capire che per una parte di disumanità c’è una umanità disposta ad aiutarla, senza volerla anche fregare…
Coraggio Gloria, scegli di vivere.