I benefici delle terapie comportamentali

Con il termine pet therapy s’intende, generalmente, una terapia dolce, basata sull’interazione uomo-animale. Si tratta di una terapia che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie e può essere impiegata su pazienti affetti da differenti patologie con obiettivi di miglioramento comportamentale, fisico, cognitivo, psicosociale e piscoemotivo. Fu lo psichiatra infantile Boris Levinson a enunciare per la prima volta, intorno al 1960, le sue teorie sui benefici della compagni degli animali che egli stesso applicò nella cura dei suoi pazienti. Nel 1981 viene fondata negli Stati Uniti la Delta Society, che si occupa di studiare gli effetti terapeutici legati alla compagnia degli animali. Oggi la pet therapy, che solo recentemente ha ottenuto il giusto riconoscimento, trova ampia applicazione in svariati settori socio-assistenziali, tra i quali: case di riposo, ospedali, comunità di recupero. Negli ultimi dieci anni ho avuto modo di svolgere in prima persona diverse attività terapeutiche di natura comportamentale, rimborsate fino ad oggi dall’Azienda Sanitaria. La pet therapy non è quindi una terapia a sé stante, ma una co-terapia che affianca una terapia tradizionale in corso. Lo scopo di queste co-terapie è quello di facilitare l’approccio medico e terapeutico delle varie figure mediche e riabilitative soprattutto nei casi in cui il paziente non dimostra collaborazione spontanea. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo con il paziente e tramite questo rapporto, stabilire sia un canale di comunicazione paziente-animale-medico, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente stesso.

 

Nel mio caso queste attività mi sono servite molto, perchè ho avuto modo di superare le mie paure interiori, le fobie legate al movimento, al benessere fisico e psicologico. In particolare l’ippoterapia e la pet therapy mi sono servite molto per migliorare il mio benessere fisico e relazionale.

 

Per quanto riguarda la pet therapy l’ho svolta recentemente presso il Centro “F. Martini” di Trento e due anni fa presso la comunità di “S. Patrignano” a Pergine Valsugana. Questa terapia mi ha permesso di aumentare la mia autostima e la relazione con gli animali. Infatti, dopo tanti anni, mi è venuta voglia di riprovare a sperimentare l’attività su consiglio della terapista occupazionale del Centro “Franca Martini” poichè lei aveva notato una mia paura dei cani quando andavo in giro con lo scooter elettrico. Ho sempre fatto terapia con dei Golden Retriever, perchè sono dei cani adatti a questo tipo di attività. Da quando ho iniziato a fare questo ciclo di pet therapy al “Franca Martini” ho notato che non ho più paura dei cani quando vado in giro o quando un cane mi si avvicina. Auspico di poter continuare a svolgere questa attività anche in collaborazione con altre associazioni e organizzazioni, perchè mi fanno sentire meglio e mi aiutano a sentirmi bene da tutti i punti di vista. Ho svolto anche una terapia psicologica nel periodo dell’adolescenza che mi ha aiutato molto a superare il periodo critico della vita. Purtroppo sembra che in futuro i bambini prematuri come me rischino di non poter più beneficiare di agevolazioni e rimborsi a causa di un ridimensionamento degli incentivi per il welfare. A testimonianza di questa tendenza e del taglio dei rimborsi delle terapie comportamentali c’è una nuova delibera provinciale che in un passaggio pare possa minacciare tali incentivi per particolari categorie di persone con disabilità neuromotoria. Se questo fosse confermato categorie di persone con disabilità psicofisiche, in particolare neurolesi, avrebbero maggiori difficoltà economiche nell’aderire ad esperienze o percorsi coterapeutici. Queste terapie non strettamente mediche, infatti, potrebbero gravare interamente sulle famiglie, privatizzando di fatto tali spese. Secondo me questa è una cosa ingiusta specialmente per i nuclei familiari che si trovano in difficoltà economiche. Credo che sarebbe un peccato se altre persone disabili neuromotorie non potessero più beneficiare di queste esperienze, solo per una matematica discriminazione tra patologie.

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