I due volti della follia

Data: 01/04/01

Rivista: aprile 2001

In questi ultimi tempi il nostro paese è stato teatro di numerosi atti all’apparenza inspiegabili, ultimo in ordine cronologico il duplice omicidio di madre e figlio ad opera della figlia/sorella minorenne e del suo fidanzato.

Ma come non ricordare nel luglio scorso l’efferato delitto ai danni di una religiosa in Valchiavenna, il ragazzo di Milano che ha sgozzato con un temperino la sua compagna di classe ed altri ancora?

Molti esperti, in mancanza di un movente plausibile cercano di “spiegare l’inspiegabile”, di fornire un’interpretazione verosimile imputando alla società, alla famiglia, alla modernità o alla noia, la responsabilità per i vari accadimenti.

Forse però c’è una risposta più semplice ed è la follia, intesa in questi casi come patologia individuale, oppure come patologia collettiva, basti pensare ai grandi eccidi di massa compiuti da tutti i regimi totalitari nel periodo tra i due conflitti mondiali.

Eppure nel corso della storia, la follia ha avuto anche conseguenze positive. Si pensi, ad esempio, alla pazzia di Friedrich Nietzsche: grazie ad essa il filosofo tedesco concepisce idee straordinarie come quelle contenute nello Zarathustra o epigrammi di grande forza espressiva negli aforismi

La critica moderna al filosofo ha messo in luce gli aspetti positivi della follia mostrando come essa liberi da inibizioni e convenzioni sociali.

In termini psicoanalitici possiamo dire che, in stato di pazzia, non siamo coartati dal SUPER EGO.

Il grande Van Gogh, pittore olandese trasferitosi in Francia, operò per soli dieci anni dipingendo meravigliosi capolavori quali “La Stanza da letto”, il celebre “Campo di Grano con Volo di Corvi” e numerosi autoritratti. Dopo aver compiuto quest’opera si sparò con un colpo di pistola alla tempia, morendo a soli trentasette anni. Anche Van Gogh venne bollato dai suoi contemporanei come psicopatico ma fu proprio per questa sua condizione che riuscì ad offrirci un’interpretazione assolutamente personale della realtà. Forse pazzo non lo era, ma, come dirà lui, mirava a compartecipare lo spettatore delle sue sensazioni e del suo disagio interiore.

Gli artisti, i poeti vivono una condizione di GENIO e FOLLIA che spesso coincidono. L’uomo è inserito in un composito sistema di relazioni sociali, in cui ognuno trova una sua precisa collocazione. Per poter vivere siamo costretti a rientrare in questo sistema rigido, a seguire regole precise. Questa condizione obbligata ci porta inevitabilmente ad uniformarci a dei “modus vivendi “già definiti. Tale situazione comporta negli adulti una perdita di originalità, di fantasia, di capacità di creare e di scoprire. Ciò non avviene nel bambino, perché il suo pensiero è ancora indipendente, non soggetto ai condizionamenti e a pressioni esterne.

Il suo comportamento di fronte agli avvenimenti è spontaneo, naturale: si meraviglia di fronte alle piccole cose di ogni giorno, esplora, si pone, seppur semplicemente numerosi interrogativi, su tutto ciò che lo circonda.

L’artista presenta le stesse caratteristiche del bambino, non si ferma di fronte all’apparenza delle cose, non ha vincoli sociali da rispettare e può ribellarsi all’omologazione. Pensiamo a Baudelaire, uno dei più autorevoli esponenti del simbolismo francese, che con opere quali “I Fiori del male”, denuncia l’ipocrisia della società in cui viveva scandalizzando, per le sue idee liberali, molti esponenti della Francia bene dell’epoca. Gauguin, pittore contemporaneo di Van Gogh, sceglie di rifugiarsi in Polinesia e qui, in questo mondo ancora puro, “selvaggio” troverà l’ambiente necessario per dare espressione alla sua arte. Alla morte dell’artista, le sue opere ritenute troppo scandalose per le nudità e le pose dei soggetti ritratti vennero bruciate per ordine del vescovo del luogo.

Come non ricordare i roghi dei libri ai tempi dell’inquisizione medioevale, romana, spagnola, in cui vennero messi al rogo scienziati del calibro di Giordano Bruno, Keplero, o furono costretti ad abiurare le proprie tesi, come Galileo, solo perché in disaccordo con le verità della Bibbia?

Per la follia collettiva dei totalitarismi europei del 900, un numero impressionante di testi furono bruciati e i loro autori contrari all’ideologia del regime, uccisi o deportati in campi di sterminio e nei gulag sovietici.

Il poeta tedesco Heinrich Heine, per descrivere l’assurdità e la ferocia della “nuova inquisizione”, aveva affermato: «Dove si bruciano i libri, un giorno si bruceranno anche gli uomini».

Sono questi solo alcuni esempi per dimostrare come la pazzia abbia due volti, uno che porta alla più bieca distruzione, l’altro alle migliori creazioni e scoperte del genio umano.

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