I petali combattenti

Ho intitolato questo articolo sul morbo Parkinson “I petali combattenti” pensando alla delicatezza e alla fragilità – ma anche alla bellezza – che noteremmo guardando un petalo. La bellezza della vita che, nonostante tutto, va avanti. Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa extrapiramidale – che comporta cioè movimenti non volontari – con l’insorgenza di molteplici sintomi come: rigidità muscolare, tremore, bradicinesia (difficoltà nell’iniziare e concludere i movimenti), disturbi dell’equilibrio, andatura curva, oltre alla depressione e alla lentezza nel parlare. Le cause possono derivare da fattori ambientali, come l’esposizione a tossine, fattori genetici, lesioni e infezioni. Per una persona affetta dalla malattia di Parkinson la vita non è certo facile, ma vi sono molti modi per affrontarla. Un paziente è generalmente seguito da neurologi, fisioterapisti e logopedisti, oltre che da infermieri specializzati. Per il piano terapeutico possono essere previsti per esempio gli agonisti della Dopamina, sostanza importante per il controllo dei movimenti. Dalla parte dei pazienti c’è anche la ricerca, che ha portato dei risultati positivi per quanto riguarda le cellule staminali neuronali. Queste cellule trapiantate, infatti, rimangono sane per quattordici anni circa, come è stato appurato da uno studio della Harvard University. Questo trattamento, però, è stato effettuato su poche persone. Ad oggi, purtroppo, non esiste ancora una terapia che possa arrestare la malattia, ma solo terapie in grado di rallentarne l’avanzamento. La malattia di Parkinson, come tante altre malattie, ci fa capire quanto sia importante la ricerca e quanto sia cruciale investire perché ci siano sviluppi positivi. La ricerca altro non è che un sentiero inesplorato in cui conoscere soluzioni nuove.

È difficile, ci si può perdere, ma se non ci si prova neanche, non ci sarà nulla da poter raccontare al proprio ritorno.

 

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