I Senza Voce

Data: 01/08/18

Rivista: agosto 2018

Categoria:Disagio e inclusione

Non è stata un’estate facile.

Durante un viaggio a Roma il treno frecciarossa, subisce un brusco rallentamento, per poi fermarsi.

La prima notizia era che qualcuno si era gettato sotto il treno. Ebbene, la reazione dei passeggeri è stata a dir poco sconcertante: la maggioranza di essi si chiedeva quando il treno avrebbe ripreso la marcia o se fosse per loro possibile prendere la coincidenza. Insomma, tutti pensavano a se stessi e non a quel povero disgraziato che era finito sotto il treno.

Poi, dopo 4 ore di attesa, arrivò una rettifica da parte del capotreno: si trattava di un operaio in servizio presso i binari che indossava delle cuffie antirumore. Probabilmente si trattava di un immigrato, un senza nome, che apparteneva ad una ditta che aveva ricevuto una sorta di subappalto e relativo corso sulla sicurezza.

Il giorno dopo non c’era nemmeno una riga sui media. Chiesi alle Ferrovie dello Stato se avevano dettagli più precisi riguardo l’incidente, ma nulla mi è dato sapere.

Un pover’uomo non merita nemmeno un paio di righe di cordoglio.

Passiamo oltre.

Mi scrive un amico dalla capitale, città da sempre multietnica – un vero crogiuolo di nazionalità – che assiste ad un affronto diretto in bus: un signore di mezza età, italiano, attacca frontalmente e brutalmente una signora di colore con bimbo in braccio, perché salita dalla porta sbagliata.

L’amico Achille riuscì ad intervenire a questo scontro, ma lo sconcerto non mancò, sembrava di essere di essere tornati negli Stati Uniti delle leggi razziali, dimenticando la coraggiosa Rosa Louise Parks

Ora andiamo oltremare. Dove svolgo parte del mio lavoro di cooperante.

Siamo in Mali, sulla piana di Yassing ai confini con il Burkina Faso. Qui, i gruppi di facinorosi estremisti legati ad Al-Qaeda attaccano, tramite alcuni disperati di un’etnia Peulh, nemmeno cittadini di quello stato, un mercato frequentato da popolazione Dogon. Gente tranquilla che al mercato tesse relazioni, compravende cose e si scambiano due chiacchere sulla vita.

Scoppia un incendio doloso e la gente si ritira con la calma, cosa che contraddistingue l’Africa. Alcuni tentano di spegnere le fiamme, ma creano maggiore danno in quanto le fiamme avvolgono anche il camion cisterna con il relativo serbatoio di carburante. La gente arretra, si aiuta, i giovani accompagnano i più vecchi lontani dal fronte delle fiamme ma girandosi si trovano un altro muro di fuoco. Molti rimangono avvolti dal fuoco e perdono la vita.

Un conoscente che è presente filma tutto con il suo cellulare e mi manda il video sconvolgente. Io provo a passarlo in Italia a qualche amico giornalista affinché si parli della tragedia che sta avvenendo in Mali ma l’interesse non c’è; le priorità sono altre. A parte la rivista “Mondo e Missione” on line, nessuno riporta la notizia. Eppure quelle persone hanno un nome e un cognome e dei saperi infiniti. Ma a nessuno interessa.

Confina con il Mali, la Nigeria, dove gruppi terroristici anticristiani “purificano” con il fuoco interi villaggi. Il vescovo di Gboko, mons. William Amove Avenya ha lanciato l’allarme: “è in corso una vera e propria pulizia etnica”. Secondo alcune fonti locali gli attacchi islamici degli ultimi mesi avrebbero bruciato e raso al suolo 53 villaggi, massacrato 808 persone, distrutto 1422 case e 16 chiese.

In Italia non se ne parla. Solo giornali come El Pais in Spagna, Le Monde in Francia o Avvenire in Italia fanno cenno a queste gravi notizie.

Chiudo questo articolo con dei piccoli segni di speranza: la neo sindaca di San Francisco è giovane e di origine Afro. Essa non rinnega la tradizione di apertura facendo diventare San Francisco una «città santuario», pronta a concedere asilo e riparo agli immigrati o almeno provandoci, nonostante la stretta decisa da Washington da parte di Donald Trump! Finalmente un po’ di ossigeno.

Ringrazio Prodigio per avermi dato l’opportunità e lo spazio per narrare alcune cose che non hanno trovato eco in altri media con l’augurio che vi sia sempre l’energia per tenere vivi questi fogli; accesa questa speranza.

 

precedente

successivo