Il Centro diurno per gli anziani di Ravina

Autori:Redazione

Data: 01/10/06

Rivista: ottobre 2006

Fra tutte le altre associazioni e autorità presenti c’eravamo anche noi, Associazione Prodigio, con il Presidente Giuseppe Melchionna e le due stagiste che lavorano attualmente in associazione Elisa e Laura.

Ad accoglierci per prima è la sorridente Oriana Mengoni (coordinatrice e assistente sociale del Centro) che ci dà le prime informazioni riguardo alla struttura, aperta ancora nel novembre del 2005.

“Il Centro diurno – spiega la Mengoni – ospita fino ad un massimo di 15 ospiti parzialmente autosufficienti, è sbarrierato per eventuali disabili ed è attrezzato per lo svolgimento di diverse attività guidate (divise fra mattino, attività di tipo assistenziale e pomeriggio, attività di tipo cognitivo) e per eventuali “incidenti di percorso” (è dotato di infermeria). L’equipe è composta da un’assistente sociale, un’animatrice e quattro operatrici O.S.A.; più i volontari ai quali diciamo un grazie particolare, perché è anche grazie a loro se siamo arrivati fin qui”.

Costituito su tre piani, troviamo al 3° la sala ginnastica (con cyclette e altri strumenti per l’educazione motoria), al 2° la sala ricreazione e riposo (dopo il pranzo, fornito da una ditta, alcuni ospiti riposano un’oretta, oppure si ritirano a fare attività, come lavorare a maglia, giocare alle carte,… attorno ai tavolini adiacenti la sala riposo), al 1° piano, invece, ci sono la sala attività, sala da pranzo, lavanderia, docce (chi non riesce a lavarsi a casa propria da solo lo può fare assistito al centro), cucina, ufficio, spogliatoio e infermeria.

Il Centro diurno piace agli anziani che lo frequentano, tanto che attualmente le iscrizioni sono ben 24! (gli ospiti frequentano a giorni alterni non superando mai il limite di 15).

“Un modo diverso per viverre un periodo della propria vita nel quale non si vorrebbe essere un peso per nessuno, ma neanche rimanere sempre da soli” dice un’ospite del Centro “qui posso venire al mattino e tornare a casa mia alla sera, trascorrendo le giornate insieme agli altri e riempiendole con attività che a casa non avrei mai intrapreso”.

Insomma, il Centro diurno è veramente diventato un punto di riferimento per molti membri della comunità; per accedervi si deve fare riferimento ai Servizi Sociali di Trento ed occorre essere residenti nel Comune di Trento (attualmente gli ospiti provengono prevalentemente da Ravina, Romagnano e Trento Sud).

Il pagamento è stabilito in base al reddito ed il trasporto organizzato dalla Ruota (servizio trasporto disabili); alcuni ospiti, però, raggiungono la struttura con i propri familiari, come ci spiega la signora Elena Contrini, frequentatrice del Centro, che aggiunge “ Io qui mi trovo bene, le persone che lavorano qui sono veramente disponibili e sorridenti”.

Ed è proprio su questo punto, “il sorriso”, che si soffermano tutti gli anziani presenti al Centro.

L’impressione che abbiamo avuto noi è stata quella di una struttura attiva, capace di occupare le giornate degli ospiti sotto una supervisione professionale e passionale, una combinazione che tutte le autorità presenti – Alberto Pacher Sindaco di Trento, Daniele Luccini Presidente F.A.I., Armando Versini Presidente della circoscrizione Ravina-Romagnano, Violetta Plotegher assessore ai Servizi Sociali di Trento – hanno definito “rara ed indispensabile”.

All’accoglienza nella sala attività sono presenti sia gli ospiti che le autorità competenti. Il coro “voci bianche” del laboratorio musicale di Ravina inizia scaldando l’atmosfera con alcune canzoni dedicate a tutti i presenti.

La prima a prendere la parola è la sostituta coordinatrice Laura Miori che presenta le autorità ed illustra le attività del Centro.

Poi Don Stefano Anzelini (parrocchia di Ravina e Romagnano) benedisce il centro, il personale, gli ospiti e i volontari; dice “gli anziani possiedono un’esperienza da tramandare alle future generazioni”.

Ora è la volta del Sindaco Alberto Pacher “un centro civico funziona se, oltre all’edificio, diventa un punto di ritrovo per la comunità.

Questo centro è sorto non senza difficoltà, ma è andato avanti comunque perché è un modo in cui la comunità risponde alle domande degli anziani.

È un progetto intrapreso ancora 15 anni fa per dare un’alternativa “o casa propria o casa di riposo”.

Oggi la scelta dell’ospizio, anche grazie a questo centro, non è più una scelta obbligata”.

“Ringrazio tutti quelli che lavorano qui con professionalità e passionalità.

Il Presidente F.A.I., Daniele Luccini, dice “nei primi mesi di apertura gli operatori hanno dato il massimo per ricostruire una realtà famigliare. Il centro può contribuire a rendere Trento una città “socialmente vivibile”.

La coordinatrice titolare, Oriana Mengoni, ringrazia tutti quanti, ricordando le altre associazioni, i volontari e i giovani del Servizio Civile Nazionale; “ed un grosso grazie ai nostri ospiti”.

Poi si presenta Carmen Zanol, animatrice del Centro, che presenta tutto quello che gli ospiti hanno fatto in vista dell’inaugurazione: quadri, manufatti… Ed annuncia che allestiranno un Mercatino di Natale.

Dopo gli interventi delle autorità competenti, si passa la parola ai due portavoce del gruppo anziani, il quali leggono il discorso che hanno preparato tutti assieme “un posto dove poter alleviare la nostra solitudine”, a questo punto c’è commozione da parte della signora portavoce e subito un applauso col quale le rappresentanze presenti hanno fatto capire che il messaggio era arrivato: molte volte la vecchiaia è una prigione, uno spegnersi lentamente attendendo la morte.

Poi prende il microfono la signora Gemma Sangineto, classe 1913, che, fra allegria e commozione, ci accompagna a visitare il centro e accetta ridendo di posare per televisione e fotografi su una cyclette, elegantemente vestita di un talleur blu.

Continua mostrandoci quadri, insegne, targhette, ecc., spiegando che tutto quello che vediamo è stato fatto dagli ospiti durante le ore di attività.

Si respira un’ “aria sociale”, un mondo possibile, un nuovo modo di intendere la vecchiaia: non più una stagione della vita nella quale le persone diventano obsolete, ma individui portatori di esperienza da trasmettere alle nuove generazioni.

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