Una copia di Cagliari, con ambedue i componenti affetti da talassemia, lottava da anni per avere, tramite analisi preimpianto, la certezza di far nascere un figlio non affetto dalla stessa malattia. Invano perché la Legge 40, tanto discussa e contestata, vieta in Italia questo tipo di indagini.
Di fronte a ripetuti dinieghi, la signora, già vittima psicologicamente di un precedente aborto, era caduta in una grave forma di depressione. Per salvarla, al marito non era rimasto che rivolgersi al Tribunale di Cagliari affinché, in conformità di quanto predisposto dalla Costituzione italiana, tutelasse la salute della moglie, rimuovendone la causa: il divieto di analisi dell’embrione. Secondo lui, il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, superava la legge del Parlamento.
Il tribunale gli ha dato ragione imponendo, all’Asl numero 8 e al primario di Ginecologia dell’ospedale del capoluogo sardo, di effettuare la diagnosi pre-impianto dell’embrione, già rifiutata alla signora nel 2005: il diritto alla salute della donna, futura madre, costituzionalmente garantita, prevale sul qualsiasi altra ragione! Ora la signora, avendo la certezza della buona salute del nascituro, potrà portare avanti la gravidanza con serenità e guarire dalla depressione.
Qualcuno potrebbe obiettare che l’aspirante madre poteva semplicemente spostarsi, come tante altre coppie, in Belgio, Inghilterra e perfino in Turchia senza svenarsi economicamente in una lunga serie di corsi e ricorsi alla magistratura.
Invece, onore a lei, ha preferito scontrarsi con i divieti rivendicando, qui e per conto di altri in situazioni simili, un suo “diritto naturale” alla salute e, contemporaneamente, a diventare madre di un bambino sano!
Immediate le contestazioni, le recriminazioni e le polemiche della politica: chi ha reclamato per la violazione delle prerogative del Parlamento, chi ha sbandierato motivazioni ideologiche, chi tirava in campo libertà della scienza, chi l’appartenenza di partito, le correnti e sotto correnti, il rispetto di ordini delle segreterie, i precetti religiosi, chi gli interessi di parte eccetera… La confusione sul campo è tornata grande, come ai tempi del varo della legge 40.
Una deputata (on.) dal Popolo italiano a predisporre le migliori leggi per le migliori condizioni di vita, se l’è presa direttamente col tribunale di Cagliari con queste parole: È inaccettabile che si scavalchi una legge dello Stato ed una pronuncia della Corte Costituzionale decidendo di disattendere la legge 40: il ministro Mastella dovrebbe inviare subito un’ispezione’. [..] violata una legge approvata dal Parlamento e passata anche attraverso un referendum abrogativo.
Ma allora deputati, non avete capito proprio niente! La sentenza di Cagliari vi dice proprio questo: nel fare le leggi dovete tener conto delle necessità reali della gente comune, anche di quella di chi vuole un figlio sano ma non può perché voi, al momento di legiferare, vi siete persi in arzigogolate e non pertinenti dispute perdendo di vista l’interesse generale e individuale!
Benvenuta quindi una sentenza che ha la forza di supplire all’incapacità, perlomeno in questa contingenza, del Parlamento di legiferare tutelando un diritto naturale dell’individuo, al di là degli equilibrismi parlamentari!
Pensate che qualche politico, approfittando dell’occasione, abbia proposto una revisione della legge, come suggerito più volte dal Consiglio Superiore della Sanità? Macché, cullate ancora simili illusioni?
Eppure, una nuova legge è più che indispensabile, magari sul modello di altri paesi: se la nostra è troppo arretrata e quella inglese troppo avanzata, possibile che non ci sia una via di mezzo accettabile nell’interesse di tutti gli italiani?