Il giornalismo ed il mondo del sociale a confronto

Autori:Redazione

Data: 01/02/04

Rivista: febbraio 2004

Il redattore sociale è quel giornalista che si occupa di fatti legati al mondo della marginalità. Non è come dire cronista o paparazzo, in quanto ogni settore giornalistico può entrare a contatto con le varie realtà del sociale. Il Redattore Sociale, con le iniziali maiuscole, invece è la prima agenzia di stampa edita quotidianamente da un’associazione no-profit. Queste sono le basi del seminario “Cammina piano… perché cammini sui miei sogni” che si è tenuto giovedì 8 gennaio presso Villa S. Ignazio. Promotore dell’iniziativa, alla sua quarta edizione, è il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di accoglienza).

Il tema centrale si è sviluppato attorno alla relazione tra comunicazione e operatori sociali. Dopo un breve intervento introduttivo del sindaco di Trento, Alberto Pacher, si sono alternati gli approfondimenti di Stefano Trasatti (v. foto), Stefano Gnasso, Fulvio Gardumi, Piergiorgio Cattani, Antonio Scaglia e Charlie Barnao.

Trasatti, fondatore e direttore del Redattore Sociale, ha parlato del lavoro svolto in questi tre anni dall’agenzia e del sito che verrà rinnovato. “La comunicazione nel sociale, ha affermato, è cambiata da quando abbiamo iniziato. C’è un modo più serio e informato di trattare questi temi da parte dei giornalisti e da parte del pubblico si presenta una maggiore coscienza”.

Il cambiamento della società italiana e il futuro della comunicazione, soprattutto televisiva, sono stati gli elementi importanti del discorso di Gnasso, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “Il pessimismo, l’apatia e il desiderio di conflittualità, ma anche di cambiamento – ha detto – sono i sentimenti predominanti dopo i fatti dell’11 settembre. Di contro la televisione dovrebbe offrire nuove linee editoriali più vicine ai bisogni morali della nostra società”.

A Trento da un paio di anni esiste un osservatorio sulla qualità dell’informazione sociale. Durante il convegno sono stati presentati i risultati del monitoraggio degli articolo apparsi sull’Adige e sul Trentino nel corso del 2002. Cattani, il sociologo che si è occupato dell’elaborazione dei dati raccolti, ha commentato: “La situazione generale è buona, sia per l’attenzione dei giornalisti che per quella del pubblico. Le uniche ombre sono costituite dagli stereotipi che ancora circondano il mondo della tossicodipendenza e allo scarso spazio dedicato ai minori al di fuori della cronaca nera e giudiziaria”. Gardumi sottolinea l’interesse del progetto che verrà approfondito da un laureando o un dottorando di sociologia. Parla poi del futuro di quest’organo che si farà sempre più garante dei diritti delle minoranze.

Al termine del convegno c’è stato spazio per la presentazione del libro “Hotel millestelle” scritto da Charlie Barnao e Antonio Scaglia, preside della Facoltà Sociologia. Si tratta delle storie di tre senza tetto che il Barnao ha incontrato a Villa S. Ignazio dove vive da otto anni.

Dalla manifestazione è chiaramente emerso che chi lavora nel mondo dell’informazione deve avere un occhio di riguardo verso i temi del sociale, anche quando sono presi dalla frenesia del mondo giornalistico. D’altro canto però le associazioni e gli operatori dovrebbero dimostrarsi più aperti e attenti nel collaborare con i media.

Stefano Trasatti, direttore del Redattore Sociale, ci spiega i risvolti del mestiere

«Ci vuole buon senso»

Al termine del suo intervento abbiamo raggiunto Stefano Trasatti, il direttore del Redattore Sociale. Chiacchierando con lui abbiamo colto l’occasione per chiedergli delle puntualizzazioni sulla tutela dei minori. Quali sono i diritti di questa minoranza, teoricamente protetta, all’interno del mondo dell’informazione? “Secondo la Carta di Treviso i minori coinvolti in fatti di cronaca devono rimanere anonimi, fatta eccezione dei casi di rapimento” ci spiega. “Buona regola è in ogni caso mettere solo i dati necessari alla chiarezza dell’articolo, anche se si tratta di adulti, rispettando il diritto alla privacy”. Ma quando gli chiediamo come ci si deve comportare in caso di articoli d’altro genere Trasatti dice che “Nulla impedisce di inserire i dati anagrafici del minore. Sta sempre al giornalista il buon senso di valutare il caso specifico. Purtroppo, il confine tra diritto alla riservatezza e dovere di cronaca è soggettivo”.

E se ad essere coinvolti sono i genitori o comunque persone vicine al bambino? Com’è possibile tutelare la loro incolumità? “Se il cronista dovesse guardare a tutte le persone che vengono indirettamente coinvolte dai fatti che scrive, non ci sarebbe più nemmeno una riga di cronaca sui nostri giornali!” commenta con un filo d’ironia. Abbiamo poi voluto soddisfare la nostra curiosità riguardo la verifica delle fonti. “Il controllo delle indiscrezioni – secondo il fondatore del Redattore Sociale, – dovrebbe essere una prassi largamente seguita. Certo, nella pratica, molto dipende dall’ambiente della redazione e dal personaggio oggetto dello scoop. Il giornalista sa che più in alto vuole andare a parare e più dovrà verificare ogni dettaglio, pena una raffica di onerose querele”.

Come ha detto Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino, alla conclusione del convegno, “Il giornale si fa in poche ore, ma rimane per sempre. Ogni volta che si pubblica un nome si ha tra le mani la vita di una persona”. I giornalisti, di qualsiasi categoria e ordine d’importanza, non dovrebbero mai dimenticarsene.

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