IL GIRELLO

A fine aprile me ne stavo bello spaparanzato in un caffè di Gardolo quando, con la coda dell’occhio, vedo una signora che entra saldamente aggrappata ad un girello. Arriva arrancando fino a un tavolo, si fa largo, le fan posto, si siede accolta da un applauso e si ordina uno spritz. Qualcuno le propone un brindisino, risate, racconta di altre esperienze, parla della figlia e dell’ormai prossimo pranzo. Ecco, penso tra me e me, una che cento anni fa o anche solo trenta sarebbe stata reclusa in casa a vita o addirittura costretta a letto, si fa invece gli affari suoi, viene a trovare vecchi amici e se ne va pian pianino. Vera cartina tornasole di un fenomeno epocale, i vecchi o malati dal passo stentato si vedono sempre più spesso per strada. Per dire, esempio del 18 aprile scorso, ce n’erano ben due al caffè del Palaonda, almeno quattro per le vie del centro di Trento, altre due assieme in via all’Aeroporto in reciproca affabulazione. Alcuni anche a passeggio sulla ciclabile del Garda e una alla Fiera di San Giuseppe a guardare i fiori! Sempre più spesso capita di vederne in giro indaffarati a far qualcosa, cercar qualcuno o cazzeggiare, segno che vecchiaia o malattia, notoriamente inibenti una circolazione autonoma, hanno perso un po’ di sostanza e di significato per far posto ad una qualità di vita accettabile.

Mi era già successo negli anni scorsi di incrociare persone con il girello ma tante come in questa primavera mai! Tanti, così tanti da venir spontaneo chiedersi: ma dov’erano prima? Perché non andavano in giro così numerosi già nel ’19? Forse la gran paura della pandemia “quasi” passata li ha convinti a “prender quel che passa il convento” ossia a prender per buona qualsiasi occasione di far qualcosa piuttosto che starsene rintanati in casa dietro la mascherina e col rischio Covid sempre incombente e minaccioso? Difficile da dire, ma è certo che così tanti non si sapeva nemmeno esistessero!

Inizialmente, molte persone con difficoltà motorie sono scettiche all’idea di usare il “girello”, ma altrettanto spesso il livello di autonomia riconquistato in questo modo fa cambiar loro rapidamente idea. Infatti, il girello oltre a restituire parte della mobilità perduta, permette di chiedere meno “per favore” a familiari, conoscenti e “aiutanti”. Elementare il funzionamento: ci si appoggia assicurandosi di aver afferrato saldamente le maniglie e ci si muove normalmente spingendo in avanti. Ne esistono in acciaio (più pesa, più è stabile) e alluminio (più leggeri e maneggevoli) e perfino in plastica, con quattro, tre, due o nessuna ruota, girelli a motore elettrico per fare salite, con freni di stazionamento, con seduta o senza, per fare pochi ma importantissimi passi in casa o molti di più fuori.

Con l’avanzare dell’età molte persone faticano ad alzarsi da una sedia, camminare a passo sostenuto, piegarsi sulle ginocchia, prender l’ascensore o magari andar a ritirarsi la pensione da soli. Pensano che quei gesti e quelle azioni non appartengano più a loro, di esser ormai ai titoli di coda della propria vita. A volte però con questo aiutino meccanico tornano ad arrangiarsi, a essere i protagonisti della propria quotidianità e non oggetti in mano a qualcun altro!

A proposito, amici di fuori provincia si sono sorpresi del numero di persone con difficoltà di deambulazione presenti a Trento, in carrozzina, col girello, col bastone, saldamente affiancati da un altro, a passi trascinati, quasi i trentini fossero geneticamente degli sfigati o che i disabili rappresentassero qui una percentuale altissima rispetto al resto d’Italia. Ebbene cari amici, la domanda è assolutamente impropria o perlomeno mal posta! Quella vera sarebbe: come mai ce ne sono così pochi a casa vostra? Perché non si incontrano girelli e carrozzine in strada, a scuola, nei negozi? Risposta semplice: voi non avete avuto un Marzari “spaccascalini e smussa marciapiedi”, un presidente della Giunta provinciale che si scusa per la ridotta attenzione, un Pino che voilà si inventa la Ruota, un Ente pubblico che già trent’anni fa teneva il fiato sul collo di costruttori e affrontava ogni barriera architettonica. Grazie a questi pionieri, Trento e provincia si sono liberati “quasi” del tutto delle barriere architettoniche più intralcianti, marciapiedi spigolati, ascensori stretti, cine e bar con scale, impianti sportivi con posti facilmente accessibili e riservati. Il territorio è stato reso più fruibile a tutti: ecco spiegata la diffusa presenza qui di persone col girello, carrozzina.

Parlando in soldoni, concludiamo ricordando che un salvifico girello non è difficile da ottenere: domanda del proprio medico, poi lo specialista, un po’ di trafila e voilà. Buona uscita di casa a tutti!

 

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