Il limite ieri, oggi, in noi

Tempo fa scrissi un elaborato per un esame presso l’Università degli Studi di Padova, in cui trattavo il tema del tempo, del Presentismo e della crisi postmoderna in connessione alla lingua Latina. Nello stesso, sottolineavo l’importanza dello studio delle origini della nostra lingua, del nostro parlare, come strumento di relazione atto alla risoluzione delle problematiche quotidiane individuali e collettive. Lo studio dei verba, ossia delle parole, ad esempio, l’etimologia, apre mondi di significati e riflessioni ormai abbandonati. 

L’etimologia del “termine” limite non svela nulla di particolarmente sorprendente. Di per sé sta a significare “confine”, ma le implicazioni e gli usi di questo spaziano in molti ambiti scientifici, dalla matematica, alla sociologia, alla filosofia, eccetera. Così, fra le pagine di vecchi libri, ho trovato storie antiche che riportano alla mente significati e simboli ormai desueti del termine.

Ai tempi dell’antica Roma, il termine limite veniva attribuito ad un dio, figlio della grande Madre Aer, dea del tempo e dello spazio aereo e illimitato. Il dio Limite – o Termine – era portatore delle stagionalità, della strutturazione tempistica che rende possibile per l’uomo la distinzione tra tempo lavorativo, tempo riflessivo per se stessi e tempo condiviso di socialità. Il dio Limite era inoltre figlio della Natura ed in quanto tale, poneva confini e barriere sul suolo terrestre, nonché demarcazioni alle proprietà degli uomini. Egli infatti era protettore dei Limiti, grosse pietre segnanti i confini agricoli e terrieri, considerati talmente sacri da non potersi rimuovere nemmeno dal dio Giove.

Fin dall’antichità il limite fu considerato sacro, ma lo sguardo a questa sacralità si è distolto nel corso della storia umana, lasciando spazio alla presunzione di essere immortali ed infallibili. Esso è la metafora che rende rilevante il nostro esserci, lo stare qui. Nel limite sta la creazione di ogni quotidianità, della ciclicità di cui l’individuo e la società necessitano per progettare, immaginare e agire per la realizzazione del futuro desiderato. In esso troviamo la capacità di ringraziare l’Altro, consapevoli dell’incompletezza dell’Ego e nella visione che scruta al di là dei limiti del tempo e dello spazio. Il limite ci accompagna nell’ambito della dis-abilità, ove lo sguardo dell’uno spesso classifica, definisce e quindi inevitabilmente confina e limita l’altro, nella sua diversa capacità di funzionamento. Il limite, inoltre, viaggia con noi sul binario della conoscenza del mondo e si prefigura talvolta come punto di rottura o crisi, talvolta come punto di svolta, opportunità da cogliere.

Nel ricostruirci sempre diversi, nuovi o migliori, il mutamento delle identità, la definizione di chi sia il noi e di cosa sia il non-noi, porta con sé la riconsiderazione dei nostri limiti.

Il limite è oggi, come ieri, una grossa pietra ancorata agli estremi dell’esistenza di ognuno.

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