Martedì 11 dicembre l’associazione AMA di Trento ha voluto sensibilizzare la cittadinanza sul gioco d’azzardo, invitando per l’occasione Matteo Iori, presidente del “Centro Sociale Papa Giovanni XXI SCS Onlus”, la cooperativa di Reggio Emilia che accoglie giocatori patologici.
Il gioco d’azzardo si perde nella memoria del tempo. In Italia arrivò nel 1576 con il lotto: le persone scommettevano su chi sarebbe stato eletto per le cariche pubbliche.
Portando sia denaro sia problemi, il gioco viene poi regolamentato da diverse leggi. Nel 1930 viene trattato dal Codice Penale e Civile che lo definisce come “vietato dalla legge salvo diverse scelte politiche”.
In Italia, nel 2004, per il gioco d’azzardo sono stati spesi 24 miliardi di euro e nel 2010 si arriva a 61,4 miliardi. Nel 2011, con la crisi economica, cadono i risparmi delle famiglie e nel 2012 raddoppiano i pignoramenti rispetto al 2008. Nei momenti di maggior instabilità aumenta il numero di chi tenta la fortuna: in quell’anno si arriva a 88,5 miliardi di euro sperperati per il gioco.
Le persone in difficoltà sono spesso più portate a cadere nel circolo vizioso perché sperano di poter saldare i propri debiti, arrivando a definire il gioco come un “investimento”.
Nel 2018 si arriva a 101,7 miliardi di euro. Dai numeri possiamo constatare che il gioco è una delle migliori aziende dello Stato, in costante aumento del fatturato e in grado di fidelizzare molti clienti.
In Italia si gioca principalmente alle slot-machine e video-lottery. Diverse pubblicità sono deleterie per l’ascoltatore poiché inducono chi è più vulnerabile economicamente a continuare.
Ogni secondo in Italia vengono venduti 60 gratta e vinci, 5,2 milioni al giorno. Chi vince finisce su tutti i giornali e diventa un rinforzo motivazionale, fomentando una percezione falsata. Esiste poi il fenomeno della “quasi vincita”: ci avviciniamo al numero vincente ma si tratta di una strategia di rinforzo mentale per indurci al gioco. Per esempio, “gratto” il 50 e il vincente è il 51: scatta il meccanismo del “ho quasi vinto”. In un esperimento in cui sono stati acquistati 226 gratta e vinci quelli del “quasi vinto” sono stati ben 91. Pari al 40,3% dei biglietti. Questo ci fa credere che “l’uscita” sia legata alla fortuna e non sia il frutto delle scelte di qualcuno che li stampa appositamente così.
Stimiamo la probabilità di un evento sulla base dell’impatto emotivo di un ricordo piuttosto che sulla probabilità oggettiva. Le vincite falsano dunque le perdite effettive.
Il 3% degli italiani è un giocatore problematico e in questa percentuale alcuni sono patologici.
A Trento, nel solo 2017, sono stati giocati 670.708.881 euro e di questi 537.712.191 sono stati restituiti in vincite ai giocatori, mentre 132.996.690 sono stati persi.
Sul sito www.libera-mente.org è possibile scaricate gratuitamente una guida con consigli pratici per la famiglia del giocatore per salvare il proprio patrimonio.