Il mondo che verrà…

Autori:Bugan

Data: 01/02/03

Rivista: febbraio 2003

“I piccoli di oggi saranno i grandi di domani” ed “Il futuro è nelle mani dei giovani” sono due usatissimi detti.

A leggere il rapporto dell’Unicef pubblicato a fine anno sulla stampa di tutto il mondo però c’è da dubitare del futuro di buona parte dell’umanità: il pianeta infanzia è infatti a rischio, soprattutto nelle aree più povere del globo.

Nel suo rapporto annuale 2003, titolato “La condizione dell’infanzia nel mondo” questa organizzazione dell’Onu presenta un mondo su metà del quale i bambini rischiano di non avere alcun futuro o perlomeno di averlo di scadente qualità.

L’Unicef invita tutti gli adulti nel mondo ad imparare ad ascoltare la voce e l’opinione dei bambini, consentendo loro una reale partecipazione alla “costruzione di un mondo che tuteli pienamente i loro diritti, sanciti dalla Convenzione Onu del 1989 e dai suoi più recenti protocolli opzionali”.

Ecco riassunti in dieci punti le situazioni di maggior degrado umano e le loro cause ma chi volesse prenderne una visione più ampia consulti in sito dell’Onu: è tradotto anche in italiano!

  1. Causa la povertà se non la miseria, i bambini sottopeso nei paesi in via di sviluppo sono ben 150 milioni, quasi tre volte la popolazione italiana e circa trecento quella trentina.
    La fame moltiplica il rischio di morte prematura e provoca gravi deficit fisici e mentali.
  2. Nel 2000, oltre 50 milioni di neonati cioè il 41% delle nascite nel mondo non sono stati registrati.
    Si tratta cioè di esseri umani privi di identità, di nome e nazionalità. Tra le aree con meno registrazioni, il rapporto segnala: l’Africa Subsahariana, dove il 71% dei bambini non viene registrato, seguito dall’Asia Meridionale, con il 56%.
  3. Undici milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno per malattie che potrebbero essere facilmente prevenute con i vaccini: morbillo, pertosse, difterite.
  4. Circa 120 milioni di bambini, di cui il 53% femmine, in età scolare non vanno a scuola. In Africa Sub-sahariana e in Asia meridionale oltre 50 milioni di bambine in età scolare non hanno accesso all’istruzione (pensante alla Afghanistan del Mullah Omar).
  5. Quasi ogni paese ha una popolazione di adolescenti che lotta per sopravvivere nelle strade delle grandi città come Manila, Calcutta, Lagos, Città del Mexico: i dati più recenti stimano che il numero di questi giovani si aggiri intorno ai 100 milioni.
  6. Dal 1990, oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e 6 milioni sono stati gravemente feriti in operazioni belliche. Si stima che 300.000 minori, di cui 120.000 solo in Africa (si pensi alla Sierra Leone) siano stati arruolati con la forza in corpi militari, per diventare soldati, facchini, messaggeri, cuochi e schiavi sessuali.
  7. Circa 6.000 giovani al giorno contraggono il virus dell’Hiv/Aids. Quattordici milioni di bambini sotto i 15 anni hanno perduto uno o entrambi i genitori a causa dell’AIDS. La preoccupazione è particolarmente forte per i 10 paesi dell’Africa subsahariana, in cui oltre il 15% dei bambini con meno di 15 anni sono orfani.
    Si prevede che il loro numero sia destinato a salire e che entro il 2010 in Botswana, Lesoto, Swaziland e Zimbabwe più del 20% di quelli con meno di 15 anni saranno orfani. In alcuni paesi, infatti, oltre il 50% degli orfani tra 0 e 14 anni hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell’AIDS.
  8. Circa 180 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni sono coinvolti nelle peggiori forme di lavoro minorile (Sud-est asiatico, India e Pakistan): un bambino su otto nel mondo.
  9. I paesi con i più alti tassi di mortalità infantile sotto i 5 anno si trovano in Africa: Sierra Leone (316 morti su mille nati), Niger (265 su mille), Angola (260), Afghanistan (257), Liberia (235), Mali (231), Somalia (225).
  10. La tratta dei minori è un business da un miliardo di dollari l’anno e coinvolge 1.200.000 bambini e adolescenti.
    Nell’Africa subsahariana sta raggiungendo proporzioni preoccupanti il traffico dei minori destinati a essere sfruttati in lavori agricoli e domestici.
    La tratta delle bambine da avviare alla prostituzione nel Sud-est asiatico (Thaillandia, Indonesia, Filippine) è un problema di enormi dimensioni: il traffico è spesso gestito da autorità di polizia, parenti e tutori, e tutti si dividono i profitti.
    Si è inoltre registrato un notevole incremento nel numero delle ragazzine provenienti da Moldavia, Romania e Ucraina, trasferite clandestinamente in Europa occidentale da bande criminali con base in Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo ed ex-Jugoslavia.

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