Era circa un anno fa quando Corrado Bentini espresse il desiderio di provare un’esperienza in solitaria in barca a vela.
Non un record, non un’impresa da guinness dei primati, bensì la voglia di intraprendere un viaggio da solo, guidato dal vento e dalle onde.
Il luogo scelto era il grande Lago di Garda, una location ideale grazie al vento costante che gonfia le vele e alle dimensioni che ne permettono lunghe navigazioni.
Corrado ha sempre avuto la passione per la barca a vela, e da alcuni anni insegna i rudimenti di questo splendido sport ai bambini e ragazzi che partecipano ai progetti della Cooperativa sociale Arché sul Lago di Caldonazzo. Con la piccola deriva, l’Access 303, imbarcazione lunga solo tre metri, sicura, maneggevole e soprattutto inaffondabile, il velista di Ravenna ha deciso di intraprendere questa sfida.
Negli anni precedenti ha dovuto però affrontare lunghi periodi di riabilitazione, in seguito ad un incidente che gli ha reso il passo difficile, faticoso. Ma abbandonate le stampelle e salito a bordo, non avverte più quell’affanno, e inizia a scivolare sul pelo dell’acqua senza più sentire il peso dell’infortunio.
Così, passati alcuni mesi, si fissa la data della partenza per metà settembre 2014, quando il lago inizia a svuotarsi dai tanti turisti, ma il tempo regala ancora giornate miti. Passano i mesi estivi più caldi, quelli pieni di ragazzi iscritti ai corsi di vela, e arrivano finalmente le prime giornate di settembre. Il calendario delle attività inizia a svuotarsi, è quasi tempo di partire e Corrado aspetta questo momento ormai da mesi. Nel frattempo Gianluca Samarelli, presidente della Cooperativa Arché ha organizzato e reso più tangibile questo sogno. Per compiere il periplo del Lago di Garda è stato calcolato un tempo di almeno tre giorni e due notti, partendo da questa stima è stata organizzata la barca d’appoggio, “Arché”, dodici metri di lunghezza, sei persone di equipaggio e cibo a sufficienza per i tre giorni. L’equipaggio non aveva solo lo scopo di rispondere a qualsiasi esigenza di Corrado, ma anche quello di documentare il viaggio. Per questo motivo è stato coinvolto il regista Alessio Osele, con il compito di girare alcune riprese e istruire i ragazzi della barca d’appoggio sulle inquadrature e le interviste di cui si sarebbero dovuti occupare in autonomia durante la navigazione.
Ed è così che il 15 settembre ci siamo trovati a Porto di San Nicolò, a Riva del Garda, e dopo aver aiutato Corrado a mettere in acqua ed armare la piccola barca e aver risposto alle domande dei giornalisti presenti, siamo saliti come equipaggio a bordo dell’Arché, pronti a seguire il velista solitario lungo il perimetro frastagliato del lago.
La prima giornata di navigazione si conclude al porto di Bogliaco, dove giungiamo con un paio d’ore di anticipo rispetto al piccolo access 303. Giusto il tempo per riordinare e pulire la barca, preparare la cena al velista ancora all’orizzonte e, ovviamente, immortalare il suo ingresso al porto, per concludere la prima tappa di questo viaggio. Il poco vento di quel giorno non ha aiutato Corrado, che con diverse ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia, giunse in porto, stanco ma contento di aver “rotto il ghiaccio” di questa impresa.
La mattina seguente, di buon ora, armiamo nuovamente il barchino, e nemmeno il tempo di appoggiarlo in acqua che Corrado è già partito. Desidera raggiungere il porto Lazise, l’obiettivo della seconda giornata di navigazione, e spera di arrivarci senza altri ritardi.
Il vento del secondo giorno fa ben sperare, entrambe le barche sembrano ingranare una marcia diversa rispetto al giorno precedente; raggiungiamo infatti la nostra seconda destinazione in perfetto orario. Il sole ci regala splendidi riflessi sul pelo dell’acqua, e ne approfittiamo per girare alcune riprese prima dell’ingresso di Corrado in porto.
Il terzo giorno si fa sul serio. Può sembrare impossibile, ma il programma prevede il nostro ritorno a Riva del Garda entro sera. In un solo giorno dovevamo percorrere l’intero tratto che era stato coperto nei due giorni precedenti; ma le correnti lo permettono, infatti con il vento in poppa la strada sembra più breve, e anche la piccola vela gialla si riempie di vento e trascina lo scafo verso nord, da dove siamo partiti.
A metà del pomeriggio il vento sale ancora, portandosi dietro nuvole grigie. Ma il tempo non ci spaventa più, siamo ormai a buon punto e nemmeno una tempesta potrebbe distogliere Corrado dalla sua impresa.
Ci siamo quasi, scorgiamo il porto in lontananza, è il momento di spiegare le vele, seminare la piccola barca gialla e prepararci per l’ultimo ingresso in porto, impossibile non documentare proprio la fine di questa esperienza. Il suo arrivo è lento ma inesorabile, e sebbene il protagonista di questa impresa non lo dia a vedere, tutti sappiamo quanto sia contento, emozionato per aver concluso quell’impresa a lungo sognata.
Al termine della giornata, riordinata l’attrezzatura e sistemate le barche, bisogna salutarsi.
Ognuno torna a casa profondamente arricchito da questa esperienza, dalla forza e determinazione di Corrado, ma anche dalla solidarietà e dallo spirito di squadra dimostrato dai ragazzi della barca d’appoggio.
Rimangono un bagaglio di esperienza ed emozioni impagabili, e il desiderio di andare oltre, di onorare questi tre giorni di fatiche e soddisfazioni con qualcosa che resti negli anni, e che possa raccontare a tutti di questa esperienza unica. L’impresa di Corrado e di chi l’ha appoggiato verrà difatti raccontata in un documentario che ripercorrerà i tre giorni di navigazione, il rapporto che si è instaurato con l’equipaggio e gli aspetti più profondi di questa esperienza.
Le parole di Corrado “Qualunque sia l’esito di questa mia traversata, sarà un’esperienza resa meravigliosa dall’aiuto di fratelli fino a poco tempo fa sconosciuti, fautori di una beneficenza morale preziosa ed apprezzata” sono state adottate come preziosa e sincera ricompensa per il sostegno e l’appoggio che siamo stati lieti di offrirgli, e da lui molto apprezzato.
I tre giorni passati sulla barca d’appoggio a rincorrere quella piccola vela gialla all’orizzonte mi hanno insegnato molto sull’importanza della squadra e della collaborazione tra tutte le persone coinvolte, e sebbene l’impresa portata a termine da Corrado fosse una sfida in solitaria, il sostegno, l’appoggio, la sicurezza di avere vicino delle persone pronte ad aiutarti o anche solo una voce amica che ogni tanto esce rauca dalla radio, rompendo il rumore delle onde, possono fare la differenza, e permettere così ad una grande persona di realizzare il suo piccolo sogno.