Tappa trentina per la presentazione dell’ultimo libro di Martina Dei Cas, Il quaderno del destino. Lei è classe ‘91 si sta laureando in giurisprudenza alla Facoltà di Trento, già insignita dal Presidente della Repubblica del titolo di Alfiere del Lavoro nel 2010, è per il suo impegno nel sociale e in progetti educativi, Giovane ambasciatrice CIRSI dell’Interculturalità. Grazie ad un’esperienza di volontariato in Nicaragua, matura un nuovo modo di fare scrittura. Attraverso una sensibilizzazione rivolta all’educazione e raccolta fondi per portare l’istruzione nei piccoli centri del centro-sud America. E grazie a questa vitalità e senso per la giustizia alimentati da un profondo rispetto per la scrittura e lettura che nasce il suo terzo romanzo ambientato in un Nicaragua popolato da bande criminali senza tempo, da persone che lottano ogni giorno per ritagliarsi la semplice sopravvivenza in un luogo aspro di diritti ma ricco di vita, natura e voglia di riscatto.
“… In quel quartiere sperduto alla periferia di Managua imparavi presto a chi regalare la tua lealtà: non era una questione di filosofia, né di affiliazione politica o religiosa, ma di semplice sopravvivenza…”
Questo romanzo ci racconta una realtà difficile, in cui per andare avanti, devi scegliere bene i valori che vuoi abbracciare. Da una parte il narcotraffico, il malaffare, la violenza e il controllo di terre e persone. Dall’altra la sopravvivenza, il lavoro onesto e il bisogno di riscatto.
Non c’è spazio per le sfumature, per le indecisioni, la posta è sempre alta e le più grandi minacce in queste terre sono l’ignoranza e l’analfabetismo. Questi aspetti emergono chiaramente dalle pagine del libro, rappresentando forse un monito a non dare per scontate alcune certezze cui siamo tanto abituati. L’essere andati a scuola ad esempio, e l’aver ricevuto un’educazione primaria. Non sono cose scontate se abiti in zone rurali del Nicaragua, dove la terra è minacciata da interessi minerari, economici e politici mascherati da ideologia e misticismo: “l’obbedienza alla gerarchia prima di tutto – ripeteva ogni mese il Diablo al suo piccolo esercito di bambini senza sogni… E loro ne erano un esempio perfetto. Pregustando l’idea di abbandonare scippi e appostamenti in favore di intimidazioni e risse vere, si allontanarono saltellando tra le pozzanghere. L’ordine del quartiere era stato ristabilito.” La parola e il pensiero fanno la differenza e per questo sono spesso appannaggio di signori e signorotti, ma in rare occasioni possono diventare cambiamento, senso di giustizia, rivoluzione. Il destino forse esiste, ma questa storia ci insegna che sono le azioni delle persone che lo costruiscono. Ecco che nella vicenda di Joaquin e Thalia, i due bambini protagonisti, ci si trova nascosti nelle foreste più inviolabili del nord Nicaragua pur di stare al sicuro, a costo di affrontare la guerra civile, le faide di bande senza scrupoli, l’incertezza di un’esistenza in bilico. Ma la lungimiranza di una donna li aiuterà a trovare l’alternativa possibile, credendo nei valori dell’educazione e del rispetto. Un futuro migliore che trova principio nella lettura e nella scrittura.
Senza svelare altro, vi consiglio di leggere questo libro senza pregiudizio, calandovi nel contesto di una realtà lontana nei modi, ma vicina nel tempo e negli effetti. Magari assaporate del buon caffè o del cioccolato e chiedetevi se provengono da quelle terre, sono stati raffinati dalle stesse mani che popolano questo romanzo.