Il saluto del sindaco

Data: 01/12/03

Rivista: dicembre 2003

Il giorno dell’inaugurazione della nostra sede, tra le autorità, si è notata un’assenza importante, quella del sindaco di Trento Alberto Pacher. Causa un impegno fuori città. Il suo nome è stato chiamato in causa durante gli interventi del presidente Giuseppe Melchionna e dell’assessore Letizia De Torre, poiché l’idea che ha portato alla nascita di Prodigio è nata dalla collaborazione con l’allora consigliere alle politiche sociali, Alberto Pacher per l’appunto.

Era il lontano 1998 quando l’attuale presidente dell’associazione Prodigio, Giuseppe Melchionna, si trovava nell’ufficio di Pacher presso il palazzo del Comune.

Questi allora non era ancora sindaco, ma assessore comunale. Al tempo il Melchionna, dopo averne parlato con Ugo Bosetti e Carlo Nichelatti, lanciò la proposta per un nuovo giornale che si occupasse delle tematiche del disagio. Sul momento Pacher fu il primo a crederci e a spingere perché l’iniziativa prendesse forma concreta.

Oggi 29 ottobre 2003 sono nuovamente uno di fronte all’altro: Pacher e Melchionna. In mezzo quasi cinque anni di lavoro: Prodigio è diventata una realtà! Non si può nemmeno dire che è stata una delle tante associazioni meteore che nascono e muoiono in pochi mesi: si è sviluppata e ha prodotto tanti progetti. È incredibile vedere come, una volta tanto, l’iniziativa di un gruppo di privati, per di più disabili, sia riuscita a far attecchire un fiore così bello e se vogliamo delicato.

Pacher è entusiasta, viene accompagnato dal suo capo di gabinetto Lorenzo Andreatta e porta persino una bottiglia di buon spumante per brindare ad un nuovo traguardo raggiunto da Prodigio: la sede in via Gramsci. Mentre è qui che si guarda attorno e dialoga cortesemente con i nostri redattori sembra uno di noi, Pacher.

Il suo modo di fare alla mano e il suo modo di parlare semplice ed educato ce lo rende simpatico. Si discorre delle iniziative che Prodigio ha seguito, dei problemi che la città di Trento ancora manifesta, di noi. Dopo un’oretta però il nostro sindaco ci deve lasciare, i fitti impegni che gli impone la carica lo richiamano al palazzo del Comune. Cosa dire? Grazie di aver preso parte alla nostra festa e ci vediamo alla prossima.

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