Il Tredicesimo Piano

Data: 01/06/12

Rivista: giugno 2012

Anni ‘30, Los Angeles: Hannon Fuller (Armin Mueller-Stahl) è intento a scrivere una lettera ad un amico nella quale confida delle rivelazioni che potrebbero costargli la vita. Una volta risvegliatosi, nel mondo reale, le sue paure si riveleranno fondate e verrà assassinato. Il principale indiziato diventerà il destinatario di quella missiva, Douglas Hall (Craig Bierko).

Fuller e Hall, nella loro “vera” vita, sono a capo di una società all’avanguardia nel settore tecnologico (situata al tredicesimo piano di un grattacielo) il cui obiettivo è quello di costruire una città virtuale ispirata alla Los Angeles degli anni ‘30, all’interno della quale poter vivere una vita parallela e impersonare una nuova identità.

Ma probabilmente nemmeno loro si sarebbero mai aspettati di raggiungere risultati così sorprendenti: per scoprire la verità e allo stesso tempo tentare di discolparsi dall’accusa di omicidio, Hall sarà costretto a viaggiare nel mondo virtuale da lui stesso creato. Ma le sue ricerche lo porteranno ad una sconvolgente rivelazione…

In questa pellicola la linea che separa reale e virtuale tende ad assottigliarsi sempre di più fino a scomparire del tutto: non esiste un’unica realtà. Ve ne sono una moltitudine, una dentro l’altra, tutte create artificialmente. Il regista, Josef Rusnak, affronta la tematica dei “mondi virtuali”, un settore che, proprio alla fine degli anni Novanta, comincia la sua espansione su scala mondiale soprattutto grazie ai videogiochi e, in particolare, ai cosiddetti MMORPG (Massive Multiplayer Online Role Play Games). Ciò che li caratterizza è la possibilità di incarnare un proprio personaggio, il cosiddetto Avatar, che altro non è se non la proiezione del giocatore all’interno di un mondo virtuale; la stessa logica si può facilmente ritrovare all’interno di questo film, nel quale i protagonisti hanno la possibilità di vestire i panni di un proprio alter ego che si trova in una dimensione virtuale all’interno della quale, tuttavia, tutto ciò che li circonda rappresenta la realtà.

Ma allora che cosa si intende per reale e virtuale? Come distinguere queste due dimensioni? I mondi virtuali vengono osservati da una moltitudine di punti di vista; dalla letteratura a loro dedicata possiamo recuperare alcuni interessanti spunti di riflessione.

Nel senso comune, la parola reale, dal latino “res”, ovvero “la cosa”, si identifica con ciò che è tangibile e materiale. Il virtuale è invece l’immaginario, caratterizzato da assenza di esistenza; in parole povere, ciò che è contro ciò che non è. Nella comune accezione del termine, possiamo trovare un’analogia tra la nozione di reale e virtuale con quella di vero e falso; al virtuale, all’immaginario, viene associata una connotazione peggiorativa legata all’idea di illusione, falsità ed errore. Si deve cercare quindi di essere più precisi; il virtuale racchiude in sé due significati. Da una parte deve le sue radici etimologiche a “virtus”, ossia “forza”, “energia” che, a sua volta, deriva da “vir”, cioè “uomo”: è quindi ascrivibile a “potenza” o “potenziale”. Dall’altra, in un’ accezione più moderna e scientifica, virtuale trae origine da ciò che è artificiale, in contrasto con il naturale. Bisogna considerare il virtuale come un modo di essere particolare, un’altra esperienza del reale; in conclusione, il virtuale possiede una piena realtà, in quanto virtuale, e quello che lo differenzia dal reale riguarda la totale assenza di autonomia nei confronti dei suoi creatori e utilizzatori. Il virtuale ha bisogno di utilizzare un qualche materiale, uno strumento che possa fare da mediatore tra il corpo umano e l’ambiente virtuale. Ed è proprio quest’ultimo punto che rappresenta la separazione tra il mondo reale e quello virtuale: chi ha il potere di controllare il codice di quest’ultimo possiede la capacità di modificarne i contenuti a suo piacimento e, allo stesso tempo, di decidere riguardo il destino di coloro che lo popolano. Può anche sancire l’estinzione di quello stesso mondo attraverso semplici azioni: si pensi ai mondi virtuali presenti attualmente sul mercato e di come il semplice spegnimento dei server su cui essi si trovano porti ad una vera e propria fine di quelle realtà simulate.

Queste sono solo alcune delle tante considerazioni che sono emerse negli ultimi anni a proposito dei mondi virtuali; “Il Tredicesimo Piano” è un esempio di come anche il mondo del cinema si interessi fortemente a questo fenomeno e di come esso rappresenti una costante fonte di idee per diverse sceneggiature. Il continuo alternarsi tra reale e virtuale non preclude lo svolgimento della storia e la sua comprensione da parte dello spettatore, mantenendo alto il ritmo della pellicola. Nonostante non sia un film d’azione, ma condividendo contenuti in un certo senso simili, il grosso “difetto” ad esso potenzialmente imputabile è quello di essere uscito nello stesso anno (1999) del ben più pubblicizzato Matrix, il che ne ha inevitabilmente offuscato la visibilità al grande pubblico.

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