Un traguardo importante quello raggiunto da Apas, l’Associazione Provinciale di Aiuto Sociale, che quest’anno festeggia i primi 30 anni di attività. Nata nel 1985 con lo scopo di aiutare le persone detenute, i dimessi dagli istituti di pena e i loro familiari, negli anni ha fornito assistenza e ascolto a moltissime persone che si sono scontrate con la giustizia.
Il 30 ottobre presso la Sala conferenze della Fondazione Caritro di Trento si è tenuto “Impegno e Solidarietà”, l’occasione per ripercorrere la storia di Apas insieme a tutti coloro i quali hanno contribuito a portare avanti e sostenere un servizio fondamentale per la comunità.
Dopo i ringraziamenti per la costanza e l’impegno da sempre dimostrati nelle attività svolte, il Sindaco di Trento Alessandro Andreatta ha augurato un buon proseguimento dei lavori e ha ceduto la parola al giornalista Augusto Goio, che ha avuto il compito di moderare la discussione tra i vari invitati che si sono succeduti al tavolo del convegno.
A prendere la parola è stato il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Trento Andrea de Bertolini, che ha ricordato come, una volta superato il grave problema umanitario di sovraffollamento del 2010, non ci si debba disinteressare della realtà carceraria. Alla luce di un altro anniversario importante, i 40 anni dell’Ordinamento Penitenziario, molti passi avanti sono stati compiuti per rendere la detenzione una pena più umana, ma c’è ancora molto da fare a livello Nazionale per attuare ciò che è stato sancito anni fa.
È seguito l’intervento di Bruno Bortoli, presidente di Apas, che ha ringraziato tutte le persone che negli anni hanno permesso all’Associazione di fornire un servizio di assistenza sempre al passo con i tempi e attento ai cambiamenti sociali della nostra comunità.
La dott.ssa Iagnemma ha esordito portando i saluti del dott. Luciano Eusebi, ordinario di diritto penale all’Università Cattolica di Milano con il quale collabora, che non ha purtroppo potuto partecipare al convegno. L’intervento della dottoressa ha permesso ai presenti di riflettere sull’attuale concetto di pena, vista oggi come l’inflizione di un male proporzionato alla gravità del fatto, e non come un progetto di reinserimento per il condannato, che viene perciò elevato a simbolo del potere punitivo statale.
L’ineffettività della privazione della libertà com’è concepita oggi, dimostrata chiaramente dall’altissimo tasso di recidiva che colpisce chiunque metta piede in carcere, indica l’importanza di scardinare la centralità della pena detentiva e di concentrarsi maggiormente sulle valide alternative rappresentate dagli strumenti di mediazione e di riparazione, che consentano al reo di intraprendere un progetto di pena come percorso di riconciliazione con la comunità.
Sono seguiti gli interventi di Claudio Accorsi, che ha parlato dell’esperienza di volontariato con “Sesta Opera San Fedele” nata a Milano nel 1923, e di Nicola Boscoletto, presidente del Consorzio Sociale “Giotto”, che da anni permette ai detenuti di intraprendere un percorso di formazione lavorativa con ottimi risultati.
A conclusione della prima parte del convegno è stato invitato a parlare Valerio Pappalardo, direttore della Casa Circondariale di Trento da circa un anno, che ha avuto il compito di illustrare ai presenti la situazione e le prospettive del nuovo carcere. Una struttura nuova, moderna e organizzata, che non costringe i detenuti a condizioni di vita degradanti, come purtroppo accade ancora oggi in molte altre realtà del Paese. Il dott. Pappalardo ha sottolineato l’importanza di offrire lavoro e occupazione per i detenuti, e ha espresso soddisfazione per la grande partecipazione del privato sociale e del volontariato sul territorio; realtà che coinvolgono i detenuti con diverse attività consentendo di colmare quel divario che è sempre esistito tra la società libera e chi vive dentro le mura.
La sessione pomeridiana è stata l’occasione per approfondire i temi del reinserimento e delle alternative alla detenzione, argomenti introdotti da Vincenzo Passerini, presidente del CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, che ha parlando di povertà, di immigrazione e di come costruire comunità più accoglienti e unite.
L’evento è proseguito con l’intervento di Giorgio Dossi presidente Edizioni “Centro Studi Erickson” di Trento e di Fabio Tognotti, direttore di Apas, per parlare dell’esperienza del magazzino Erickson di Gardolo.
Apas offre a persone con trascorsi giudiziari e ai detenuti del carcere di Trento beneficiari di una misura alternativa alla detenzione, la possibilità di frequentare un corso di formazione per i prerequisiti lavorativi presso il proprio laboratorio.
Agli utenti viene data anche possibilità di proseguire un percorso di formazione lavorativa ulteriore nel magazzino Erickson, se le esperienze nel laboratorio si sono dimostrate positive.
Questi importanti percorsi di reinserimento messi a disposizione dall’associazione mirano a valorizzare l’individuo e le sue capacità, aiutandolo ad integrarsi nel mondo del lavoro.
A conclusione dell’evento sono intervenuti gli operatori e i volontari, per parlare dei servizi offerti e dei progetti di sensibilizzazione promossi.
Dal 1985 ad oggi il mondo del carcere è profondamente mutato, attraversando diversi periodi di crisi e con difficoltà sempre nuove da affrontare. “Impegno e solidarietà” rappresentano bene ciò che da 30 anni contraddistingue l’attività di un’associazione che ha saputo far fronte all’evolversi della difficile situazione penitenziaria, dedicandosi giornalmente ad aiutare gli ultimi.