Buongiorno Elena e Margherita, i nostri lettori non vi conoscono, vi volete presentare?
Elena: Ciao a tutti, io sono Elena, ho 28 anni e ho ideato il progetto da cui è nata la pagina “Indi Mates – una chiave per l’indipendenza”. Si tratta di un’alternativa da proporre che consiste nel condividere un appartamento, non necessariamente con persone con disabilità, ma la formula è un po’ quella del baratto. Offro la stanza in cambio di aiuto quando non ho la mia assistenza pagata. é nato tutto con un annuncio sui social…
Margherita: Ciao piacere, Margherita. Io ho 27 anni e mi trovo a Bologna da circa un anno e mezzo. Mi ero inizialmente appoggiata ad amici e poi, faticando nella ricerca della casa, mi sono dovuta trasferire a Ferrara, per restare sempre in zona e continuare a lavorare. In seguito, tramite una nostra conoscenza in comune, ci siamo conosciute. Avevo letto l’annuncio di Elena e ho pensato di potermi candidare, pensavo fosse qualcosa di fattibile, non pensavo di avere bisogno di una preparazione di tipo medico o professionale, anche perché da come Elena aveva scritto il suo annuncio, non sembrava che ne avessi bisogno.
2. Com’è nata l’idea di Indi Mates?
è stata una cosa che è nata in modo molto spontaneo, il punto di partenza è che credo che le persone disabili non debbano per forza essere sempre insieme con persone che nei loro confronti hanno sempre un ruolo a livello lavorativo, è nato molto a livello spontaneo.
3. Com’è andato il primo incontro?
Margherita: Io ero molto intimidita dai Elena, più che altro perché c’era da rompere il giacchio, quindi ci siamo fatte un po’ di domande di circostanza.
Elena: Il primo incontro me lo ricordo molto bene, Margherita era molto in ascolto di quello che raccontavo e dicevo quello di cui avevo bisogno. Dal secondo incontro in poi, che è stato praticamente la settimana successiva, le ho dato conferma e anche lei era d’accordo e dai giorni successivi ci siamo trovate per un mesetto a cena o comunque passare del tempo insieme, veniva qui a casa a dormire, anche quando c’era la mia prima coinquilina.
Margherita: All’inizio mi aspettavo un rapporto da contratto, freddo e distaccato.
Elena: Effettivamente è stato un caso che siamo diventate così tanto amiche. Prima dividevo casa con un’altra ragazza, che sì mi sono trovata sempre bene con lei, mi trovo bene tutt’ora, perché la sento ancora. Però non la posso definire amica, c’era un rapporto diverso, non progettavamo vacanze o cose insieme o una pagina come quella di Indi Mates.
Margherita: All’inizio c’è stato un periodo di prova per farmi vedere innanzitutto in che modo aiutare Elena, anche nelle cose quotidiane di casa, come spostarla dalla poltrona alla sua carrozzina, quando andava in bagno, aiutarla a mettere le scarpe con i tutori, per farmi prendere confidenza con le cose, anche perchè una delle prime paure che in genere si ha quando si entra in contatto con una persona che ha una disabilità è farle del male o fare comunque qualcosa di sbagliato, Elena voleva innanzitutto tranquillizzare me, nel farmi fare le cose e poi questo serviva a permettere ad Elena di fidarsi in quanto Elena, può alzarsi dalla carrozzina solo se ha qualcuno a prestarle l’equilibrio. Ci vuole tanta fiducia per appoggiarsi ad una persona che diventa il tuo equilibrio.
4. Di solito quando si inizia una convivenza ci sono sempre degli attriti iniziali, anche voi gli avete avuti?
Margherita: Elena è una grandissima rompipalle, non posso starmene seduta per conto mio, dove mangio patatine tutto il giorno, no, lei vuole uscire e vuole fare, non c’è un giorno in cui sta ferma.
Elena: Esatto, non c’è giorno in cui la lascio ad impigrirsi, perchè una chiave per l’indipendenza è per tutte le persone che passano da qui, non solo per me che ho una disabilità. Da parte mia non c’è stato nessun tipo di attrito.
Margherita: Nella convivenza più che attriti, magari momenti di incomprensione, li abbiamo avuti, però parlandone e mettendoci al tavolo semplicemente con chiarimenti e il rispetto dello spazio altrui, troviamo un equilibrio.
5. Come avete vissuto il primo periodo di lockdown e adesso il secondo?
Elena: durante il primo sono stata un mese a casa dei miei genitori, perché dovevamo capire un po’ la situazione, però soffrivo terribilmente perché avevo lasciato Margherita da sola, quindi sono tornata e abbiamo passato insieme un mese qui a Bologna, ed è andato bene.
Margherita: Io comunque sono stata una dei pochi fortunati che poteva uscire di casa per andare al lavoro, quindi l’ho vissuta male, ma fino ad un certo punto. Perché almeno potevo uscire a lavorare.
Elena: Ed in questo secondo lockdown, qui in Emilia Romagna non è così tanto restrittivo e pesante come il primo, la stiamo vivendo meglio rispetto alla prima ondata.
6. Cos’è l’indipendenza per voi?
Elena: L’indipendenza per me è poter scegliere, molto brevemente. Trovo che l’indipendenza sia diversa dall’autonomia, io ho pochissima autonomia, ma mi sento indipendente in quanto posso scegliere come vestirmi, quando voler uscire o come organizzarmi la giornata, ovviamente sempre con chi è qui con me, perché io non sono mai da sola in casa. Non con Margherita, perché ovviamente ha la sua vita e le sue cose, però ci sono delle persone, ho un’assistenza, ho degli amici che durante il pomeriggio vengono qui e passano del tempo insieme a me.
Margherita: direi che l’indipendenza anche per me sia il poter scegliere.
7. Il tuo concetto di indipendenza è cambiato da quando hai iniziato questo progetto?
Margherita: Penso di sì, diciamo che prima ero un po’ abbattuta dall’idea di non riuscire ad ottenere neanche un posto letto, per il fatto che non avevo quelle cose che potevano dare garanzia a quelli che mi affittavano la stanza ed Elena, mi ha offerto l’opportunità di poter avere un appartamento con le promesse di quello che già avevo, senza dover avere altro in più. Quindi sì, si è ridimensionata l’idea del mio concetto di indipendenza, si può ottenere anche attraverso un aiuto reciproco a livello sociale e non soltanto perché hai più soldi, un lavoro un po’ più importante o un contratto a tempo indeterminato che è una cosa che non hanno tutti. Si è ridimensionato decisamente il mio concetto di indipendenza.
8. Siete riuscite a portare questo progetto all’esterno? O state lavorando ad altri progetti?
Elena: In realtà stiamo cercando sempre più di portarlo fuori dalle mura di casa nostra, infatti grazie per averci scritto per questa intervista. Siamo state 4 giorni a Roma a fare un training su attivismo e disabilità , dove abbiamo portato la nostra esperienza. Sono usciti un paio di articoli in estate sul nostro progetto, perché comunque la pagina è nata in estate. Non è neanche un anno che viviamo insieme, lo faremo a Febbraio. Vorremmo sempre di più portarlo all’esterno.
Margherita: Vorremmo che molte più persone conoscessero questo nuovo modo di poter vivere e convivere, perché è un progetto dove noi siamo molto convinte, ci crediamo ed un progetto replicabile anche per altre persone, per altre situazioni, il nostro è un prototipo di convivenza, è solo un inizio che può essere replicato, ma modellato in base alle esigenze di chi vuole portarlo avanti.
Elena: Però che possa diventare una possibilità e che non necessariamente, adesso ti parlo di persone con disabilità, perché conosco meglio quel mondo e la persona con disabilità debba per forza vivere in una struttura, in un appartamento, eccetera. Può non essere così, io quando ho portato questa idea ai servizi, mi sono sentita dire “tra tre mesi tornerai a casa, non ci riuscirai mai, è impossibile”. Non è stato così, perché ormai è un anno e mezzo che sono qui e sono felicissima, ormai la mia vita è a Bologna, non mi ci vedo proprio a tornare indietro.