Ingiuria concessa

Autori:Bugan

Data: 01/10/05

Rivista: ottobre 2005

Chissà quante volte, cercando per voi stessi un posto auto riservato ai disabili o accompagnando un parente con problemi motori, lo avrete trovato saldamente occupato da una macchina senza contrassegno.

Avrete imprecato, avrete mandato a quel paese il maleducato occupante, gli avrete anche indirizzato qualche parolaccia e qualche aggettivo poco lusinghiero. Il tutto sottovoce però, al massimo qualche contestazione se, mentre state protestando, capita lì il “reo” in persona. Niente di più! D’ora in avanti, però, si cambia: potrete prendervela direttamente con il cafone e, nei limiti della decenza, potrete anche insultarlo!

A ciò, ben s’intende, non vi autorizza Prodigio ma una sentenza della Corte di Cassazione: non è reato insultare un falso invalido. La Cassazione con una sua sentenza ha stabilito che “non commette reato chi ingiuria questi personaggi”. Chi, infatti, si finge inabile compie un atto “contrario alle norme del vivere civile”, e “riprovevole dal punto di vista sociale”, tanto da suscitare, giustamente, lo “stato d’ira” delle altre persone.

La faccenda parte da lontano ed ha una sua storia. La Cassazione era stata investita dal caso di Ilario B., presidente della ‘Casa di Cura Città di Rovigo’, denunciato per ingiuria da Luisa R., una finta invalida dipendente della clinica. Il dirigente le aveva scritto una lettera di richiamo accusandola di “lucrare indebitamente” lo stipendio per un posto di lavoro avuto in modo truffaldino e criticandola per “aver omesso di comunicare la perdita dello status di invalidità”.

La donna, sentitasi offesa dalla lettera, si era rivolta in prima istanza alla Magistratura di Rovigo denunciando il manager sanitario e chiedendo un risarcimento di ben 5.000 Euro. Il giudice di pace aveva assolto Ilario B. giudicandolo “non punibile” in quanto il suo “stato d’ira” era “giustificato” dal comportamento riprovevole di Luisa. Costei però, assolutamente convinta di essere stata torteggiata è ricorsa alla Corte Suprema. Qui l’ultima doccia fredda: definitiva assoluzione del presidente della casa di cura e condanna al pagamento delle spese.

Ben le sta! Avrete pensato tutti e non possiamo non essere d’accordo anche noi! Si pone però una questione di principio: vale in ogni caso e circostanza? Ovvero vale sia per chi frega al prossimo con il trucco il posto di lavoro, sia per chi occupa senza avere minimamente diritto o senza motivo il posto auto riservato disabili? Ebbene pensiamo proprio di sì! In ambedue i casi, sia il posto di lavoro sia quello auto, sono assegnati dalla Pubblica Amministrazione al richiedente dietro domanda motivata con tanto di documentazione e dopo gli accertamenti del caso. Chi bara, sia presentando documentazioni false o non corrette sia chi fa un uso improprio della concessione, commette un reato che giustifica una irata protesta da parte dei cittadini onesti.

Occhio però a non cadere a livello della villaneria di questi mezzi furbacchioni: oltretutto è una battaglia persa!

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