Uno dei drammi esistenziali di questi anni industrializzati è la crescente solitudine della gente. La causa è attribuita alla convivenza abitativa di nuclei famigliari sempre più ristretti. Negli ultimi anni la Federcasa ha sostenuto un dibattito nazionale incentrato sulle fasce deboli della popolazione quali, donne sole, anziani, persone senza fissa dimora, disabili e immigrati. L’ITEA ha infatti cercato di accrescere la qualità della vita, in termini abitativi, di coloro che risiedono nelle case di sua proprietà. In questo senso, particolare attenzione è stata prestata soprattutto agli anziani.
Nel luglio del 2000, all’interno dell’ITEA, è nato l’Ufficio Innovazione e Qualità dell’Ambiente. Esso si occupa di fornire servizi nuovi e più efficienti. Promuove anche progetti sperimentali in direzione della coresidenzialità, dell’auto-mutuo aiuto, della banca del tempo e dello sviluppo di nuove tecnologie che permettano all’anziano o al disabile di muoversi con maggiore sicurezza ed autonomia. “In questo modo- afferma Luciano Malfer, responsabile del dipartimento- si tenta anche di valorizzare le ricchezze interne della società, come il volontariato”.
Nello stesso anno è nato un progetto di politica sociale, sostenuto dalla collaborazione tra PAT, Comune di Trento ed ITEA: la coresidenza. Si tratta di una nuova modalità di abitare, simile a quella delle famiglie allargate del passato. A più e diversi nuclei famigliari verranno assegnati degli alloggi ai quali sarà affiancata una casa comune, gestita dalla comunità. La prima sperimentazione avrà luogo nel comune di Aldeno, al posto dell’ex cantina sociale. Perché proprio ad Aldeno? Oltre alla disponibilità di spazio, il paese, grazie alla sua vicinanza al capoluogo trentino, risente delle problematiche cittadine. Inoltre Aldeno risulta avere un’attività sociale piuttosto attiva. Lo può confermare il vasto numero di associazioni di volontariato presenti nel comune.
Lo scopo di questo progetto è costituito dalla realizzazione di una modalità di vita solidale, in cui “l’aiuto a se stessi e l’aiuto agli altri si fondono”. I bambini, ad esempio, potranno avere sempre qualcuno che si occupi di loro. Agli adulti invece sarà data l’opportunità di dividersi i doveri, come la preparazione dei pasti. Ma è dagli anziani in prima persona che si pensa di trarre giovamento. La coresidenza vuole infatti valorizzare tale figura, oggi sempre più trascurata e sottovalutata.
Probabilmente questa nuova modalità di vita riuscirà a far fronte alle crescenti liste d’attesa che precedono l’accettazione in casa di riposo. In tal modo i veterani potranno concludere serenamente la propria esperienza di vita all’interno della propria rete di conoscenze.
Ad entrare nella struttura comunitaria saranno tutte famiglie volontarie, di cui il 40% sarà costituito da nuclei di anziani. Nei primi tempi tale esperienza verrà assistita da un tutor. Quest’operatore avrà il compito di promuovere le relazioni sociali tra i componenti della comunità.
Da un punto di vista strutturale, il complesso edilizio conterrà ventitré alloggi con misure che variano dai quarantasei ai cento metri quadrati. Vi sarà inoltre lo spazio per contenere alcuni servizi sociali. Vi è per esempio un parcheggio adagiato su due piani, uno interrato ed uno a piano terra, che ospiterà anche alcuni mezzi di servizio, come un minibus. Esso permetterà di prelevare gli anziani dalla via principale del paese. Altri servizi disponibili prevedono attività giornaliere da dedicare alla cura della persona, all’igiene, all’alimentazione, alla ricreazione e al riposo pomeridiano. Il tutto per facilitare l’instaurazione di relazioni umane e solidali anche tra persone caratterizzate da condizione ed età differenti.
La struttura verrà disposta su tre piani: al secondo e al terzo verranno collocati gli alloggi mentre, al primo, saranno ricavate due sale molto capienti. Una potrà essere usata per svolgere attività collettive, l’altra sarà provvista di una cucina e servirà ai coresidenti in occasione di feste e ritrovi. Il complesso edilizio verrà provvisto inoltre di una portineria, di un ambulatorio per l’assistenza infermieristica domiciliare, di una palestra per attività ginniche e di un laboratorio per lavori manuali.
Dirigente provvisorio dell’appalto è l’architetto Luciano Ferrari, in sostituzione dell’ingegner Rino Sbop che ha previsto inizio dei lavori per la primavera di quest’anno ed il loro termine fra un paio d’anni.
Il progetto costituisce una prima assoluta sia per l’Italia che per gran parte d’Europa. Esso parte sull’onda delle esperienze giudicate positive in Danimarca e Svezia. L’unica differenza rilevata è costituita dal fatto che in questi due Paesi l’iniziativa non è pervenuta da enti pubblici.
I dati dimostrano, inoltre, che il Trentino è al primo posto, a livello nazionale, per quanto riguarda la qualità della vita. Merito degli investimenti stanziati da “mamma” Provincia. Secondo le stime dell’ex assessore all’edilizia abitativa della PAT, Mauro Leveghi, nel 2003 sono stati assegnati complessivamente 95 alloggi ITEA, altri 950 sono in via di costruzione e 1.100 quelli programmati. Nonostante tutto l’Italia, rispetto al resto d’Europa, dovrà essere più generosa in materia di alloggi pubblici. Il loro numero, infatti, nel resto del continente, è circa il doppio rispetto alla media nazionale.