A inizio settembre Piergiorgio Cattani ha portato all’evidenza dell’opinione pubblica quanto preziosa sia l’assistenza che gli presta un ex richiedente asilo. Data l’attualità del tema dell’immigrazione, abbiamo ritenuto opportuno tornare su quell’intervento, ponendogli alcune domande.
Di che tipo di assistenza hai necessità?
Mi piacerebbe fare un discorso più generale, perché ogni caso varia. Sicuramente non ho bisogno (ancora) di una assistenza di tipo sanitario/infermieristico per cui ci sono figure più specializzate. Ho una vita un po’ particolare perché oltre i bisogni di tipo “fisico”, legati alla mia incapacità di movimento, ho un’intensa attività lavorativa.
Quali caratteristiche cerchi in un assistente?
Come detto, non mi interessa tanto che sia “formato”, quanto piuttosto che abbia qualità umane positive: l’assistenza non è un lavoro facile. Occorrono pazienza, abnegazione… Posso dire che spesso gli italiani non le posseggono. E poi capacità di utilizzare il pc, di scrivere velocemente e di seguirmi in varie occasioni.
Facendo la rassegna stampa, ci è capitato di leggere altre storie nelle quali un italiano bisognoso di assistenza e uno straniero sono indispensabili l’uno all’altro. Anche nel tuo caso penso ci sia un reciproco scambio: cosa lui dà a te? E, viceversa, cosa tu dai a lui?
Uno dei miei collaboratori è un ex richiedente asilo (quelli venuti con i “barconi”, per intenderci). Viene da un ambiente lontano, ma in realtà i desideri, i sogni e le fatiche non conoscono latitudini. In fondo siamo davvero uguali. Da lui posso imparare un approccio alla vita forse più semplice, easy, per dirla all’inglese. Evitare le corse, lo stress della vita “occidentale”. Io posso aiutarlo a muoversi in questa società complessa, a imparare meglio l’italiano e a fargli capire alcune cose dell’Italia e del Trentino.
Una breve riflessione sull’importanza di integrazione ed inclusione come strumento di comunità.
Vorrei partire da un dato oggettivo: l’Italia sta invecchiando velocemente. Non è tanto una questione demografica: la popolazione sta calando, ma stanno aumentando gli squilibri tra i pochi giovani e i tanti vecchi. Chi pagherà loro la pensione? E per i non autosufficienti: se non ci saranno fisicamente persone in grado di assisterli, cosa accadrà? Per questo dovremo ringraziare gli stranieri (giovani, sani e desiderosi di migliorare la propria vita), non trattarli come ospiti da sopportare oppure come invasori da cacciare. L’integrazione e l’inclusione non sono opzioni che si possono anche non scegliere, sono necessarie per il nostro futuro.