“Ciao, mi chiamo Grace ho 21 anni e vengo dal Kenya. Ringrazio tutti voi per avermi accolta qui per raccontare la mia storia. Sono nata in un piccolo villaggio e la mia vita trascorreva bene e in salute, fino all’età di otto anni, quando d’un tratto, senza spiegazione, ho cominciato a sentire le mie gambe sempre più stanche e deboli. Mia madre si è spaventata subito e nessuno capiva cosa mi stesse capitando, si iniziava a dire che la mia famiglia fosse stata colpita da una sciagura, una maledizione. Io avevo paura e non capivo perché tutti erano arrabbiati con me, mia madre non mi parlava e mi teneva nascosta in casa nella quale sono rimasta tre anni, senza poter uscire e vedere nessuno, ero davvero triste.
Un giorno a casa mia ha fatto visita una persona che chiedeva di me, era un volontario di un centro di riabilitazione, il St. Martin. Mia madre non lo ha nemmeno fatto entrare in casa, non voleva farmi vedere da nessuno. Ma il volontario è venuto un’altra volta spiegando quanto fosse importante che mi portasse con lui al centro, per cominciare la riabilitazione ed evitare che la malattia peggiorasse. Si sarebbero presi cura di me e avrebbero potuto aiutarmi, ma è dovuto venire un’altra volta, prima che mia madre si convincesse di farci incontrare. Era una persona molto gentile e mi ha detto che mi avrebbe portato in un centro con altri come me, mi avrebbero fatto fare degli esercizi per farmi stare meglio e avrei potuto studiare insieme ai miei coetanei.”
Abbiamo incontrato Grace in occasione del convegno organizzato dall’Assessorato alla Solidarietà Internazionale e alla Convivenza. Una testimonianza, la sua, estremamente coinvolgente, fatta di volontari che in nome dell’integrazione operano in contesti difficili cercando di trasmettere il senso della comunità.
Molte persone in Kenya sono affette da disabilità, vengono tenute nell’ombra, relegate in casa e purtroppo sono anche vittime di violenze e persecuzioni.
Il “St. Martin” è l’unico centro di riabilitazione medica e di educazione sociale, in grado di offrire un’alternative a queste persone che come Grace sono riuscite ad integrarsi, ad avere un’ educazione e a trasmettere questo messaggio di solidarietà a tutta la comunità.
Grace, ha fatto un lungo viaggio per far conoscere la sua storia, così lontana dalla realtà Trentina.
Una storia che rappresenta la voglia di riscatto, la voglia di condividere un percorso di crescita, ma rappresenta pure una possibile alternativa ai rischi della crisi mondiale che stiamo sperimentando. Lei, è riuscita a emergere grazie ad un aiuto e un sostegno capillare, ad un impegno comunicativo ed educativo rivolto alla sua famiglie e alla sua comunità. Un lavoro certamente faticoso che necessita di pazienza e sforzo condiviso, ma che ha saputo valorizzare una giovane donna, ridandole la speranza di cambiamento e fiducia nelle persone.
Ringraziamo per l’opportunità d’incontro L’Assessore Lia Giovanazzi Beltrami e tutto il suo staff, sottolineando l’impeccabile organizzazione dell’evento e il piacevole clima di confronto che sono riusciti a instaurare.