Intervista a Filippo Preziosi

Autori:Redazione

Data: 01/08/08

Rivista: agosto 2008

Filippo Preziosi, nato a Perugia nel 1968, già a 24 anni si laurea con il massimo dei voti in Ingegneria Meccanica a Bologna e solo due anni dopo entra in Ducati, divenendo Responsabile dell’Ufficio Tecnico delle Corse. Da lì comincia la sua carriera, che lo vede oggi Direttore Generale Ducati Corse e principale fautore del miracolo della casa di Borgo Panigale: la vittoria del Campionato del Mondo nella classe regina del motociclismo. Ma dietro tutto ciò vi è soprattutto un uomo che ha dovuto affrontare una sfida difficile nella vita e l’ha vinta in pieno. Nel 2000, infatti, rimane vittima di un incidente di moto durante un viaggio in Algeria, in seguito al quale la lesione del midollo spinale lo rende tetraplegico. Il resto è storia: la riabilitazione, la ripresa del lavoro e i successi in Ducati.

Una vittoria nella vittoria quindi. E la sua enorme capacità di riprendersi dal trauma dell’incidente è ciò che ha attirato l’attenzione di Prodigio, impegnata da anni nel diffondere un messaggio di sensibilizzazione sulla disabilità.

Iniziamo quindi l’intervista telefonica con il ringraziarlo per la grande disponibilità e dopo una breve nostra presentazione Filippo ci chiede subito di dargli del “tu”, abbattendo così la prima barriera.

Sei un esempio positivo per tante persone disabili da trauma che non hanno accettato o che fanno fatica ad accettare un cambiamento della propria vita. Cosa diresti a loro?

Ci sono cose nella vita che si possono scegliere e altre che non si possono scegliere. Avere un incidente e vivere nella condizione in cui ci troviamo è una delle cose che non si possono scegliere.
Quello che si può decidere, invece, è come vivere questa situazione: paradossalmente nel modo più egoistico possibile. È necessario raggiungere la serenità, trovando un interesse o un impegno di qualsiasi tipo, che sia lavorativo, sociale o anche sportivo, in modo da tenere vivi il fisico, ma soprattutto la mente. Quando una persona è concentrata su un obbiettivo, è più facile sopportare il dolore e le difficoltà.

In particolare, cosa o chi ti ha aiutato a reagire positivamente?

Nella mia esperienza mi hanno aiutato due fattori positivi. Innanzitutto avevo già un lavoro per il quale la disabilità fisica non rappresenta un particolare impedimento. In secondo luogo ho avuto la fortuna di essere inserito in un’azienda dalla mentalità particolarmente aperta, che ha compreso la mia capacità di ricoprire un ruolo impegnativo nonostante la grave disabilità. In particolare devo molto alla figura di Claudio Domenicali (Amministratore Delegato di Ducati Corse), che mi ha aiutato sotto il profilo umano e ha avuto la lungimiranza necessaria a compiere una scelta vantaggiosa per l’azienda.

Puoi descriverci brevemente la tua giornata tipo?

Solitamente lavoro in azienda. Sono lì dalla mattina alle 9 fino alla sera alle 8. Durante la giornata lavoro con il computer e partecipo a svariate riunioni con i miei collaboratori. Circa una volta al mese sono al Mugello per i test della moto e partecipo a qualche gara del circuito. Purtroppo gli spostamenti risultano particolarmente difficoltosi e, a differenza dell’ufficio, le piste solitamente non sono pensate per accogliere persone con disabilità. Sono comunque tutte giornate piene e la sera sono totalmente esausto.

Una vita fatta di sacrifici quindi. In proposito, che messaggio vorrebbe mandare ai giovani d’oggi?

Io prenderei ad esempio Casey (Stoner campione del mondo nel MotoGp con la Ducati, ndr), con cui lavoro dall’anno scorso. Lui è un ragazzo che ha raggiunto il suo sogno lavorando duramente, ma allo stesso tempo ha mantenuto integri i suoi valori. Ciò risulta particolarmente significativo in un ambiente in cui il denaro e la fama possono facilmente dare alla testa.

Un’ultima domanda relativa al tema della velocità: per evitare tanti incidenti sulle nostre strade, come far comprendere ai giovani che è necessario guidare con prudenza?

Secondo me un ruolo importante dovrebbero svolgerlo lo Stato e l’Autorità di pubblica sicurezza nella repressione delle infrazioni stradali. Potrebbe sembrare rozzo, ma indipendentemente dall’aspetto umano, occorre pensare al fatto che ogni disabile da trauma costituisce un costo sociale e una risorsa umana sprecata.
Sotto il profilo pedagogico, ritengo importante che i ragazzi si rendano conto di cosa comporti subire un incidente invalidante, magari facendosi un giro nelle unità spinali. Spesso uno choc può essere il metodo migliore per una reale presa di coscienza.

Giuseppe Melchionna, Fabrizio Venturelli e Fabrizio Masi

Un ringraziamento particolare a Federica De Zottis dell’ufficio stampa Ducati MotoGp

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