Sono passati mesi dalla manifestazione “Sulle rotte del mondo” avvenuta a Trento nella settimana del 28 settembre. In quell’occasione per la prima volta un’ottantina di missionari trentini sono stati a disposizione della comunità trentina portando con loro un bagaglio di esperienze riguardanti i paesi e le associazioni dove impiegano il loro contributo umanitario. L’evento aveva avuto grande riscontro nella popolazione cittadina e noi di Prodigio abbiamo deciso di approfondire, con un’intervista, il punto di vista dei missionari stessi riguardo, da un lato, la manifestazione, dall’altro, le loro emozioni ritornando nel loro paese di origine. Riportiamo quindi l’intervista fatta a Maria Grazia Emanuelli, missionaria laica impegnata in un progetto di allestimento e gestione di un centro culturale con biblioteca in Mozambico.
Da quanto tempo è una missionaria e cosa La ha spinta a intraprendere questo difficile percorso?
Sono in Mozambico dal gennaio 2003. Ad un certo punto della mia vita, ho preso perfetta coscienza di quanto avevo ricevuto. Mi sono resa conto di essere nata nella parte piu´ricca del mondo, in una famiglia che non mi ha fatto mancare il necessario (e il superfluo!) per vivere e crescere…e senza aver fatto niente per meritarlo! Alla luce della mia fede, mi sono detta anche che tutto era per me dono di Dio. Quindi ho sentito il bisogno di rispondere e ricambiare, quasi restituire indegnamente, il molto che avevo ricevuto. Mi sembrava che l’unico modo per farlo fosse quello di mettere a disposizione dei fratelli meno fortunati, un po’ della mia vita. Una decisione che doveva essere temporanea ma é diventata poi più stabile e definita.
Ha delle difficoltà quando ritorna in Italia dopo un lungo periodo passato nel paese dove fa la missionaria? In che cosa consistono queste difficoltà?
Ritorno in Italia sempre volentieri perché le mie radici, la mia storia, i miei affetti sono li’. Certo che dopo un po’ comincio a sentire che anche qui in Mozambico ci sono altri riferimenti, altre amicizie, altri legami, importanti nella mia storia; ed é bello ritornare anche qui in Mozambico perché, sempre meno, mi sento straniera. Ammetto che la fatica di vivere si sperimenta in tutti i luoghi…qui é costante l’esperienza dell’essenzialità, della spontaneità, dell’immediato che preferisco a quello che ormai mi sembra l’eccessivamente artificioso, complicato e qualche volta un po’ falso in Italia.
Crede che questa manifestazione sia riuscita in qualche modo ad avvicinare i cittadini ai problemi che affliggono i paesi poveri e a comprendere meglio il ruolo dei missionari?
“Sulle rotte del mondo” credo che abbia fatto aprire di più la mente e il cuore dei trentini. Nel senso che li ha aiutati a superare luoghi comuni e stereotipi che spesso ci fanno guardare con diffidenza e superficialità agli altri. Per qualcuno é stato proprio scoprire altri modi di essere e vivere. La vita é un bene così prezioso che merita riflessioni serie e qualche volta scelte alternative, coraggiose e pregnanti.
Nella settimana di “Sulle rotte del mondo” avrà sicuramente incontrato altri missionari, si è confrontata con loro sulle problematiche esistenti e le soluzioni adottate?
Per me, volontaria laica, é stato bellissimo il tempo condiviso con i missionari a Trento: uomini e donne che ancora hanno la freschezza e l’entusiasmo di chi vuol cambiare il mondo, nonostante non siano più dei ragazzi. Ho sperimentato la condivisione dei valori di base e dei riferimenti, quasi un unico sentire con mille sfaccettature date dalle differenze personali e di contesto in cui si opera. Mi é servito come conferma e incoraggiamento in quello che sto facendo.
Secondo Lei come ci si spiega che la maggior parte dei missionari abbia più di 60 anni e come crede si possano coinvolgere di più i giovani in queste spedizioni umanitarie?
Non ho idea di come si possa fare “il passaggio del testimone” ai più giovani…di sicuro dar spazio alla comunicazione della vita e dell’esperienza. E tutti, compresi i giovani, non si stufano mai di ascoltare la vita, la vita vissuta e donata. Di certo poi, ben vengano anche le proposte che permettono di “venire e vedere”. Credo che nel corso di questa settimana, gli organi di informazione abbiano lavorato bene…non é molto di moda parlare di poveri, di paesi in via di sviluppo, di nuovi stili di vita, ancora meno di scelte di fede.