Intervista al direttore dell’APSP Beato de Tschiderer dott.ssa Cristina Ioriatti

Come nasce la vostra esperienza di servizi alla persona ?

L’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona “Beato de Tschiderer” nasce come Istituto Arcivescovile per sordi, la nostra missione nasce nel segno dell’assistenza alla disabilità. Nel tempo la struttura ha subito diverse trasformazioni, legate ai bisogni che cambiano. La casa di riposo ad esempio è frutto di un’evoluzione temporale quale conseguenza del fatto che la persona sorda una volta era istituzionalizzata e serviva dedicare strutture e percorsi ad hoc, oggi invece questo bisogno non esiste più perché può vivere alla pari di ogni altra persona. In passato, bisognava rispondere ad un diverso bisogno, per questo il Vescovo de Tschiderer ha creato una casa per i sordi che da piccoli venivano abbandonati. L’obiettivo era dar loro un’educazione, una possibilità di inserirsi nella società. Questa era una casa per le persone, dove poter lavorare, studiare e per rispondere all’abbandono dei più piccoli o di persone con disturbi legati alla sordità. All’epoca c’era il collegio femminile e maschile, e la struttura accoglieva le persone sorde da tutto il Trentino Alto-Adige, sia da Bolzano che da Trento. Negli anni ‘70 c’è stata una rivoluzione definita da alcuni “copernicana”. Infatti grazie al lavoro svolto da famiglie e associazioni dei sordi, si è riusciti nella società civile, a far si che non ci fossero più le scuole speciali, ma la possibilità di entrare nelle classi comuni con insegnanti di sostegno dedicati. Si riesce così a chiedere ed ottenere l’integrazione educativa, medica, e sociale. Grazie poi all’evoluzione tecnologica, si sono aperte certamente nuove possibilità sia comunicativa e quindi integrative. Negli anni ‘80 – ‘90 i bisogni sono cambiati, con l’integrazione nella società delle persone sorde, nelle nostre strutture non c’era più ricambio generazionale, e ci siamo dovuti specializzare su nuovi servizi inseriti in un sistema di di autorizzazioni in convenzione con l’Azienda Sanitaria che ci permette di fornire una serie di servizi ad una diversa tipologia di persone come anziani, minori con disturbi specifici di logopedia, utenti con disturbi di “dsa”.

Quali servizi offrite sul territorio?

Oggi noi ci siamo specializzati sui disturbi specifici di linguaggio comunicazione e apprendimento, il nostro target come tipologia di presa in carico che va da i 0-18 anni di età e riceviamo casi in convenzione con l’Azienda Sanitaria da tutto il Trentino.

Il servizio protesico, che abbiamo ancora oggi, è un servizio ambulatoriale per esterni che ha come target l’anziano che diventa sordo. Oltre a a questo siamo di riferimento come ente accreditato dall’Azienda Sanitaria per produrre le autorizzazione per le protesi acustiche. E’ un passaggio fondamentale per chi ha bisogno di una protesi, e per accedere all’eventuale contributo per l’acquisto della protesi se ne ha diritto. E’ una procedura formale di autorizzazione che valuta tutta una serie di fattori.

L’altro servizio è quello della riabilitazione logopedica, il cosiddetto allenamento al linguaggio del sordo. Oggi chi accede a questo tipo di servizio non è solo il bambino sordo ma soprattutto il bambino che ha deficit di disturbo cognitivo o dell’apprendimento. Oggi i sordi in riabilitazione sono davvero pochi, solo il 5% , in passato erano la quasi totalità. In ogni caso le prese in carico sono accordate con l’Azienda Sanitaria che a seguito di valutazioni ci inviano i casi di dsa non gravi.

Al momento stiamo iniziamo ad accogliere anche persone psichiatriche, con malattia degenerative come la Sla, persone in stato vegetativo. Sono ancora situazioni minoritarie, ma prevediamo che ci sarà un aumento nei prossimi anni della presa in carico di persone di questo tipo.

Quante persone vengono accolte grazie ai vostri servizi e attraverso quali canali si può accedere alle vostre strutture?

Nella nostra struttura, accogliamo ogni anno 500-600 utenti, e di questi solo il 5% sono sordi. Sono seguiti in un rapporto uno ad uno con altrettanti operatori, fisioterapisti e operatori socio sanitari. Il resto sono utenti con dsa. Infatti lavoriamo sempre come ente accreditato dell’Azienda Sanitaria e ci occupiamo proprio di questo settore. L’Azienda per quanto riguarda la Neuropsichiatria Infantile tende a gestire i casi di Autismo e certificazioni 104, mentre noi ci siamo specializzati sui disturbi specifici di linguaggio e apprendimento, proprio grazie alla nostra esperienza accumulata in passato con i bambini sordi e con le tecniche di comunicazione logopedica.

Il target è 0-18 come tipologia di presa in carico. Noi oggi abbiamo un problema legato a tutta l’utenza straniera, perché è difficile discernere tra un problema di apprendimento e/o di comunicazione linguistica. Lavoriamo con un età evolutiva e in un contesto socio culturale complesso quindi, in cui talvolta è difficile discernere tra problematiche di apprendimento e barriere linguistiche.

Come è composto lo staff del servizio logopedico e come siete distribuiti sul territorio?

Per quanto riguarda il settore della logopedia ad oggi abbiamo come staff 16 logopediste 3 specialisti di cui una neuropsichiatra e due psicologhe. Si occupano di due fasi distinte ma consequenziali: c’è una fase diagnostica di cui se ne occupano gli specialisti e a volte anche con l’intervento della logopedista e in questa fase di definisce la diagnosi, si decide la presa in carico o meno della persona, e questa viene inserita nei cicli Lea, definiti dall’Azienda Sanitaria che è competente, alla fine si pianificano 12-20 trattamenti ripetibili settimanalmente fino al termine del trattamento.

Siamo su tutto il territorio provinciale, in particolare in quei territori dove l’Azienda Sanitaria non riesce a garantire questo tipo di servizio.

Siamo nati partendo dalle scuole, a Storo ad esempio è ancora così e siamo ospiti dell’istituto comprensivo e questo a consentito di prendere in carico utenti che altrimenti per problemi di mobilità non avrebbero potuto accedervi. Abbiamo sedi anche a Cembra, all’interno del centro civico, a Levico sempre nelle scuole, Mezzolombardo, Cles, Riva e Rovereto.

Avete avuto qualche riconoscimento da autorità o persone per i servizi che svolgete?

La nostra struttura e il nostro servizio logopedico, audioprotesico e Rsa sono servizi convenzionati con l’Azienda provinciale dei servizi Sanitari.

Si ricorda che nel novembre 2010 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa per interventi in materia socio-sanitaria tra l’Assessore alla Salute e Politiche Sociali e l’Azienda Beato de Tschiderer che disciplina che a far data dall’1 gennaio 2011 la titolarità della convenzione che disciplina i rapporti tra la Provincia autonoma di Trento e l’Azienda fa capo al Dipartimento Politiche Sanitarie della Provincia stessa.

Avete attivato esperienze di volontariato nelle vostre strutture?

Dunque la questione è delicata, data la tipologia di utenza è complicato trovare le persone giuste in grado di seguirle. Ma abbiamo tanti tirocinanti che si alternano durante l’anno, e fanno un lavoro di accompagnamento e di supporto molto importante. Abbiamo i ragazzi che svolgono l’alternanza scuola lavoro e per questo abbiamo attivato delle convenzioni con due istituti scolastici, il Don Milani di Rovereto e il Rosmini di Trento. Questi ragazzi e ragazze vengono tre settimane l’anno, sono delle classi 4* e vengono inseriti nel servizio di animazione. Poi abbiamo tirocinanti Oss, tirocinanti infermieri e in generale specializzati. Sono comunque persone giovani.

Abbiamo un progetto particolare con un istituto scolastico privato, un progetto intergenerazionale che coinvolge le classi 4 -5 elementari attraverso attività nell’orto, Progetti di cucito e ricamo, riscoperta dei giochi di un tempo e tante attività di volta in volta diverse. Questa è una collaborazione che si ripete ogni anno. Sui volontari, il discorso è diverso, sono guidati dall’Associazione Avuls e sono molto anziani. Abbiamo provato a coinvolgere persone più giovani anche attraverso la parrocchia, ma il grosso ostacolo è la mancanza di continuità che ricade poi sulla programmazione di alcune attività di animazione. Ma abbiamo anche dei volontari storici, di una certa età, che con estrema puntualità e serietà vengono uno, due giorni fissi a settimana. Ovviamente noi li conosciamo da anni e sono come parte della nostra grande famiglia.

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