I media danno, solitamente, poco spazio a notizie provenienti dall’Africa, quasi dessero per scontato che guerre, guerriglie e genocidi, diffusione dell’Aids, virus Ebola o malaria, fame e denutrizione, distruzione dell’ambiente e scarsa istruzione siano l’Africa stessa.
Il problema di quest’ultima, l’istruzione, pur se appare marginale rispetto ai rischi mortali insiti nelle altre sventure citate, è importantissimo. La sua mancanza impedisce, infatti, agli africani di acquisire tecnologie e conoscenze con cui avviare un solido sviluppo economico capace di creare benessere.
Non è facile attivare un piano scolastico in Paesi in cui manca tutto o, se c’è, ha costi insopportabili per le economie locali. I ragazzini africani, poi, come tutti gli altri del mondo, non vanno volentieri a scuola, evitano se possibile, compiti e ripassi.
L’istruzione, dunque, come strumento indispensabile per smuovere la situazione.
Ecco allora cosa ha escogitato un nostro amico, padre Giuliano Pisoni da oltre trent’anni in Uganda, per prendere due piccioni con una fava: far mangiare i piccoli denutriti e convincerli ad imparare almeno a leggere e scrivere come primo passo verso un’istruzione più qualificata. Le sue parole in una lettera scritta lo scorso aprile ad un nostro redattore:
[..] Altra novità ad Aliwang è che abbiamo cominciato a dare una scodella di “mosa” (farina gialla e zuccherata, quasi liquida, che ben conosciamo in Trentino) a tutti i bambini presenti nel campo di raccolta (ma anche negli altri campi). Sono quattro pentoloni che vengono spazzati via in un attimo e spariscono pure le croste! Arrivano già 2 ore prima con i loro piatti di plastica e rimangono in attesa fino alla distribuzione. Sono almeno 400 perché ci sono anche tutti i ragazzi della scuola. Per i più piccoli, abbiamo iniziato a dare qualche lezione di lettura sotto i manghi. Non è che i piccoli accentino volentieri di essere istruiti ma, per nostra e loro fortuna, dopo c’è la “mosa”…