Sul fronte della domotica, la Provincia di Trento è davvero all’avanguardia. Basti pensare ai 4 alloggi per disabili di Via Gramsci (vd. articolo pubblicato sul numero scorso: Quando l’indipendenza viene progettata) o a quelli dell’Opera universitaria. Anche a Rovereto e nella Valle del Chiese, per quel che riguarda gli anziani, si sono fatti degli interventi in questo senso. Secondo il Sottosegretario alla sanità Antonio Guidi, in visita a Trento sabato 22 maggio,questo primato trentino non deve però rimanere un esempio isolato ma dev’essere imitato su larga scala. Forse l’esigenza di un riscontro autorevole e super-partis ha fatto sì che la Provincia, congiuntamente all’Itea, invitasse l’Onorevole in una sorta di viaggio guidato nel “pacchetto domotico” trentino. Guidi è stato accolto in mattinata dall’Assessore provinciale al Welfare Marta Dalmaso nella Sala Stampa del Palazzo della Provincia. Si sono poi susseguite le relazioni di tecnici e responsabili dei settori coinvolti nei progetti sulla domotica, dalla Presidente dell’Itea Elena Ribecchi Defant al ricercatore ITC-irst Mario Zen. Nel pomeriggio la riunione si è spostata in via Gramsci dove Guidi ha visitato uno degli ormai famosi 4 alloggi domotici. L’incontro si è concluso con la conferenza stampa svoltasi niente popò di meno che presso la sede di Prodigio. Ma veniamo ai contenuti della giornata.
Quello della domotica è stato solo uno dei tanti temi: a Guidi premeva soprattutto fare una riflessione globale sulla filosofia dell’abitare e sulle sue storpiature (residenzialità coatte o ghetti dorati). Innanzitutto, l’Onorevole ha voluto sottolineare l’importanza, spesso sottovalutata, della casa nelle sue varie dimensioni: Bisogna valorizzare la casa. Oggi viene considerata meno di quanto vale sebbene sia l’ambiente di vita in cui ci riconosciamo. Ci dovrebbe accogliere, proteggere, permettere un sereno riposo. Anche la casa domotica non può essere concepita solo, in senso univoco,come la “casa per comunicare”. È anche quello ma è molto di più. Prima di tutto è una casa tecnologica per abitare, poi è la casa anti-infortunio per eccellenza. Su questo punto, Guidi ha insistito per tutta la durata dell’incontro: La “casa intelligente” non dev’essere pensata esclusivamente per un’utenza disabile. Dovrebbe essere la norma dell’ingegneria moderna. Costruire case più sicure significa anche diminuire gli infortuni domestici (che in Italia superano quelli sul lavoro). Questo non significa negare la specificità delle difficoltà del vivere quotidiano (che variano da disabile a disabile, da anziano a anziano). Al contrario, a seconda dei propri bisogni, gli accorgimenti devono essere il più possibile mirati per la persona disabile e, se ce l’ha, per la sua famiglia, la domotica è un aiuto enorme. Infatti, milioni di secondi di piccoli atti quotidiani fanno la differenza sulla qualità di vita della persona con disabilità. Spesso qualche politico si benda gli occhi per mezzora per provare l’esperienza di esser ciechi o robe del genere… Può anche essere giusto ma non serve a nulla. Il Mondo della disabilità interessa la quotidianità e non il dato eclatante.
Chi vuole provare a fare un’esperienza vera della disabilità faccia un esperimento: provi a costringersi immobile a letto senza la possibilità di aprire la finestra o accendere la luce e così via. Si renderà conto che, per fare tutte queste piccole cose (banali ma fondamentali) dovrà chiedere l’aiuto di qualcuno. Probabilmente, dopo qualche giorno farà a meno di chiedere una mano per non sentirsi un peso. A proposito di certe soluzioni residenziali del tipo ghetto dorato (specie nell’ambito psichiatrico) l’ex Ministro ha speso parole dure: La filosofia dell’esclusione permane. Quando si sono chiusi i manicomi si è detto no a quel tipo di abitabilità – che una volta si definiva eufemisticamente “antiterapeutica”e che oggi chiamiamo disumana – ma in realtà non si è chiuso con un certo modo di pensare il malato di mente come ad un qualcuno da rinchiudere e da isolare. Proporre ospizi dorati per gli anziani o per i malati di mente significa ritornare allo stesso principio dei manicomi.
Per questo dobbiamo fare una scelta: tra una residenzialità dorata ma ghettizzante, e l’Io della persona, la sua storia. A questo proposito Guidi cita l’esempio di Parma, dove, nel centro, al posto di un vecchio manicomio, si sono costruiti 80 appartamenti autonomi per persone anziane. Per questo la soluzione di via Gramsci piace tanto all’Onorevole. La tecnologia non deve soffocare la persona dentro le mura di casa o entro i confini di un “villaggio domotico”come accade nel Nord-Europa. Bisogna salvaguardare l’integrazione con il tessuto vivo della società, favorire lo scambio e la comunicazione esterna.
L’innovazione tecnologica nell’abitazione può portare molta emancipazione ma anche molta solitudine. Tutto sta nel trovare il punto mediano tra tecnologia e società, tra bisogni particolari e di gruppo. In ultima analisi, per Guidi la casa domotica è una casa più sicura per tutti, disabili e non, ma anche più economica perché abbatte i costi dell’assistenza. Infine, dando più autonomia favorisce un maggior rispetto della privacy che è uno degli aspetti fondamentali della libertà.