Questo libro segna il debutto di Franco Bomprezzi come scrittore. Il racconto, temporalmente collocato in un futuro in cui l’Europa si è disgregata in tante contee in conflitto tra di loro, narra una piccola storia d’amore sbocciata in uno strano paese fortificato.
A quel tempo il ruolo del disabile funzionale all’interno della società è declassato, dopo anni di conquista di diritti, ad un ruolo passivo, un po’ come è oggi insomma. Egli non è più valutato per se stesso bensì come un essere malato, da sfruttare come manodopera sotto pagata. Le continue angherie, i soprusi, le piccole e grandi frustrazioni nonché le barriere architettoniche spingono un gruppo di disabili a rivoltarsi contro i “normali”, i veri responsabili della loro condizione.
Bande irregolari di paraplegici danno vita a un movimento di liberazione degli handicappati, l'”Handicap Power” la cui lotta si esprime per mezzo di azioni di sabotaggio: “le scale mobili dei grandi magazzini vengono bloccate nell’ora di punta, i treni sprovvisti di carrozze per disabili dirottati nottetempo su vecchi binari, piccoli incendi ardono di notte alberghi senza ascensori”.
Il nucleo più duro e tenace dei rivoltosi, guidato da un certo Giovanni dalle Ruote Nere, compie anche rapine a banche e sportelli di ticket delle Asl. Proprio questo gruppo si barrica in un vecchio o borgo fortificato della Pianura Padana adibendolo a fortezza.
Il progetto di Giovanni dalle Ruote Nere è quello di creare una città senza barriere, dove solo i disabili siano in grado di vivere. Comincia così la ristrutturazione di edifici da cui i camminanti (i cosiddetti normodotati) sono categoricamente esclusi.
Qualsiasi costruzione, sia essa casa abitativa o aperta al pubblico, viene resa completamente accessibile: ascensori enormi con comandi vocali, porte automatiche, strade senza marciapiedi, un mondo integralmente alla portata di disabili, ma non di tutti bensì solo di quelli in carrozzina. I soffitti sono tenuti bassi, solo un metro e mezzo, in modo che un eventuale camminante per muoversi sarebbe costretto ad utilizzare una carrozzella, un mondo insomma dove è il “normale” ad essere discriminato.
Non manca nulla: ospedali, scuole ed università , Chiesa, prigione, il giornale, i gruppi musicali, l’esercito con tanto di carrozzine corazzate… La prigione ospita Paolo, un camminante fatto prigioniero dopo essere stato scoperto all’interno della fortezza. Ora è costretto a seguire un programma di riabilitazione consistente nell’obbligo di rinunciare all’uso delle gambe e nel vivere per sempre su una carrozzina. La sanzione è indispensabile per far comprendere al mondo esterno le necessità e le difficoltà che una persona in carrozzina deve affrontare. Il compito di rieducare Paolo tocca a Francesca, una giovane paraplegica. Tra i due nascerà una storia d’amore, forse la prima tra un normodotato ed una paraplegica raccontato in un libro, pur se con una trama romanzata. L’intera contea diventa accessibile a tutti i disabili incapaci di camminare.
Ma col tempo l’isolamento e la mancanza assoluta di relazioni con il mondo “normale” comincia a generare malessere.
La rivolta contro Giovanni dalle Ruote Nere, divenuto intanto il “dittatore della contea” sembra inevitabile ma… basta così, non voglio raccontarvi la fine, anche se un vero e proprio finale non c’è perché, afferma in un’intervista l’autore, “Il finale è aperto ma non perché già pensassi a un seguito. Anzi. E’ aperto perché secondo me era giusto così, non avrei sopportato un ‘happy end’ ma neppure una conclusione troppo amara”.
Che dire? Un racconto scorrevole, personaggi ben caratterizzati, una storia avvincente, ironica, allegra, tragica… Il libro affronta il rapporto fra disabili e società senza mai essere un libro “per” i disabili piuttosto che uno per i “non disabili”: è un libro e basta, insomma. Forse, proprio per questo è da consigliare a tutti.
Antonio Messina presenta Franco Bomprezzi.