La donazione degli organi, un atto di civiltà

Data: 01/02/09

Rivista: febbraio 2009

Il periodico pro.di.gio. è uno degli strumenti di sensibilizzazione della comunità fra i più qualificati, perché da anni opera in questa direzione per l’accettazione e l’aiuto a chi ha problemi psico-fisici. Nato con lo scopo di combattere la cultura negativa dell’handicap, in primis lottando contro le barriere architettoniche, oggi trova nella pubblicistica trentina qualificati riconoscimenti. Ogni deficit ed ogni forma patologica, specie quelle invalidanti, hanno bisogno di interventi costanti di sensibilizzazione della società, perché il traguardo della piena accettazione del diverso è molto lontano e chi si adopera in questa direzione conquista con fatica piccole tappe di avvicinamento. È ben vero che in questi ultimi anni la sensibilità politica, sollecitata dalle associazioni di categoria, ha approvato una serie di provvedimenti legislativi orientati in tal senso, ma i bisogni dei portatori di difficoltà, si modificano come si modifica la società.

Bisogna quindi non abbassare la guardia e parlare di questi problemi con semplicità, ma con determinatezza.

Anche i malati di insufficienza renale cronica possono rientrare in queste categorie vista la patologia invalidante che li ha colpiti. La scienza medica ha prodotto alcune soluzioni come la dialisi peritoneale e quella emodialitica che sostituiscono le funzioni disintossicanti dei reni. La nostra provincia, in questa settore, si può considerare assieme alla nefrologia, una divisione di eccellenza con servizi decentrati anche nelle realtà periferiche. Purtroppo la dialisi è solo un intervento tampone, mentre il trapianto si può considerare una soluzione normalizzante. Naturalmente si intende oltre al trapianto di rene anche quello di cuore, di fegato, di cornea ecc. Sono ben sette gli organi del corpo umano che possono essere trapiantati.

Come per ogni aspetto positivo vi è l’altra faccia della medaglia. Il trapianto ha bisogno di un donatore d’organo e, purtroppo le persone in lista di attesa sono molte e le donazioni, in numero limitato.

Senza citare i dati nazionali la realtà di casa nostra segna una posizione abbastanza positiva se pensiamo che il primo trapianto di rene ad un paziente trentino è stato effettuato nel 1972 e prima di avviare la collaborazione con il Centro trapianti della Clinica Universitaria di Innsbruck avvenuta nel 1978, Zurigo, Verona e Bruxelles erano i centri disposti ad accogliere i dializzati trentini. Infatti il primo trapianto di rene ad Innsbruck per un nostro conterraneo porta la data del 1 gennaio 1978. Da quella data fino al 30 ottobre 2008 sono stati eseguiti per i nostri pazienti 161 trapianti di rene, 9 combinati di rene e pancreas, 7 trapianti combinati di rene e fegato. Da considerare inoltre i trapianti di cuore, di fegato ecc.

Ma non è sufficiente se pensiamo che oltre una cinquantina di persone sono in lista di attesa di trapianto. Le prospettive sulle quali la Provincia ha avviato le trattative con Innsbruck sono quelle di rinnovare la convenzione di collaborazione scaduta alla fine dell’anno passato anche se la mancata assegnazione di organi un tempo prelevati dalla neurochirurgia di Bolzano, sono venuti a cessare con l’apertura di quella di Trento e quindi con il conferimento dei pochi organi espiantati al S. Chiara nei centri dell’alta Italia. Per obiettività anche in questi centri i progressi della trapiantolgia, ha raggiunto buoni livelli, rimanendo tuttavia Innsbruck un centro di avanguardia che fa scuola in Europa.

Abbiamo parlato all’inizio di sensibilizzazione. In questo settore la sensibilizzazione deve essere rivolta al superamento di molti stereotipi che anche oggi ci sono sul problema della donazione degli organi. Solo se la comunità ha accettato come fatto culturale e generalmente condivisa la disponibilità alla donazione, le lunghe attese dei nostri concittadini che solo nel trapianto risolvono i loro problemi rimarranno tali. Al di la dei costi, ma soprattutto delle sofferenze individuali e familiari i nefropatici gravi, continueranno e manterranno quelle posizioni di emarginazione che tutti noi vogliamo combattere. In questo settore tutti siamo uguali e quindi la donazione dovrebbe essere un impegno di tutti.

Paolo Cavagnoli, esperto di problematiche socio-sanitarie e trapiantato

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