In questo libro, Jean Ziegler, famoso saggista svizzero, immagina di parlare a suo figlio Karim della povertà e della fame nel mondo. Siamo poco prima dell’inizio del nuovo Millennio e il figlio comincia a interrogare il padre. È stupito dal fatto che, alle soglie del Duemila, ancora tante persone nel mondo trovino la morte per mancanza di cibo e di acqua. Il padre comincia allora a spiegare le cause di queste morti. Non c’entra il caso o il destino. Non c’entra nemmeno la mancanza di cibo. Nel Mondo, le risorse di cibo non mancano affatto, sono solo distribuite molto male. Tutto è frutto di precise scelte politico-economiche. In Africa, ad esempio, le guerre locali (una delle prime cause di carestia e d’impoverimento del territorio africano) sono appoggiate dal sistema finanziario delle Banche occidentali. La decolonizzazione vera e propria non è mai avvenuta. I governatori che hanno avuto il coraggio di attuare politiche sgradite alle potenze occidentali sono finiti male. Thomas Sankara, negli anni ‘80, in Burkina Faso ha avuto questo coraggio. Le sue grandi riforme agricole stavano risollevando il suo Paese dalla povertà e dalle aberrazioni coloniali. È stato fatto fuori, assassinato da militari autoctoni teleguidati dall’esterno (dalla Francia, ndr.) La cosa peggiore è la tuttora vigente idea, purtroppo molto diffusa in certi ambienti “colti” occidentali, che la morte per fame sia qualcosa di inevitabile, collegata più alle leggi di selezione naturale che non alla volontà degli uomini. Questo è un libro per chi vuole andare oltre e contro questa idea. Perché, come dice Ziegler “(…) nessuna vittima della fame è una vittima inevitabile. Per noi uomini, capaci di intendere e di volere, la fatalità della carestia e della morte non esiste.”