La Famiglia

Data: 01/04/15

Rivista: aprile 2015

Prendo spunto dal centenario della nascita del più grande fumettista americano Charles Addams, che disegnò l’omonima famiglia. Un modo dissacratorio e ironico di rappresentare un nucleo famigliare dei vecchi anni trenta. Ma la famiglia non è solamente un ironico black humour, non è Morticia, madre elegante in grado di far accendere le candele con la semplice forza dello schiocco delle sue dita. La famiglia non è papà Gomez, gentile ed educato padre con l’ossessione di far saltare i trenini elettrici oppure lo zio Fester brutto, goffo grasso e calvo in grado d’accendere le lampadine semplicemente introducendole nella sua bocca. Bene, la famiglia è anche questo ma non solo, la famiglia è normalità. La famiglia è composta da gente semplice che, unita da un vincolo d’affetto e di lealtà, vive nella più totale condivisione di tempo, spazio e affetti. La famiglia è un paradiso e a volte un inferno, un mondo di silenzi e di urla ma sicuramente un mondo garantito, tutelato, protetto. Il ruolo fondamentale che ricopre il nucleo famigliare è quello dell’insegnamento dettato dall’esperienza. Sono linee guida che i genitori indicano ai propri figli per evitare loro di sbagliare. Non sempre quando si è giovani si ascoltano i consigli e i suggerimenti dei genitore e della famiglia intera, sempre in guerra col mondo, col proprio mondo e con se stessi. Crescendo ci si rende invece conto che gli insegnamenti ricevuti da bambini serviranno poi a camminare rettamente nella vita di noi adulti. Normodotati o disabili trovano in questa istituzione cristiana, in questa prima forma di società parentale, il piccolo mondo in cui rifugiarsi quando fuori infuria la bufera.

Nessuno mai potrà esserci d’aiuto quanto un parente, quanto un genitore, quanto un fratello o una sorella. Le prime scoperte per tentare di volare fuori dal guscio non sempre ci riservano belle sorprese. Troppo spesso attratti dalla facilità di relazioni con i nostri coetanei o per mostrare loro di essere all’altezza del branco, ci allontaniamo dalla famiglia salvo poi ritornarci, in cerca di chi possa aiutarci a lenire i nostri dolori. Inquietudini giovanili, voglia di libertà nel nome di una famiglia che ci costringe a ruoli per noi inaccettabili ci portano a volare lontano, salvo poi rientrare in famiglia devastati dalle esperienze del mondo esterno. Il giusto equilibrio all’interno dei ruoli precostituiti dalla famiglia serviranno anche a formare il carattere dei ragazzi sia disabili che normodotati. Il rispetto della parola data, il senso di responsabilità, il saper scegliere le proprie strade senza doppi giochi e nella massima correttezza.

L’insegnamento di una madre e di un padre servono a creare in noi equilibri psicologici che vanno poi ad alimentare la nostra autostima e la nostra logica coerenza. Essere disabile in una famiglia in cui ti viene spiegato che nulla di più ti è dovuto rispetto ai tuoi fratelli e sorelle o rispetto ai tuoi amici e coetanei, ti permetterà da grande di poterti rapportare con la tua disabilità e con le tue problematiche sociali, affrontandole nel migliore modo possibile e dando a queste esclusivamente il peso che si meritano. Non serve proteggere perché disabile, non serve proteggere perché diverso, serve invece lasciarlo camminare a due gambe oppure a due ruote o con tre piedi ma sempre nel pieno rispetto della persona che vi è dietro, nella totale convinzione che ciò che si ottiene con i propri mezzi ha un sapore di vittoria. Magari non sarà un oscar alla carriera, alla professionalità o alla perfezione ma sicuramente sarà ciò che ognuno di noi, forte della propria identità famigliare, forte della propria condizione naturale, vivrà con dignità e con fierezza.

Consci che ciò che si è riusciti a ottenere fino a qui, se lo si è guadagnato grazie alla propria famiglia e grazie a se stessi, avrà il sapore della vittoria. Nessun favoritismo e nessuna pietà serve a crescere più che le sconfitte. Grazie alla famiglia però si riparte forti e sereni, grazie al sorriso di una madre si lotta per vincere.

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