In occasione della giornata mondiale sulla sindrome di Down del 2014 veniva presentato il video “Dear Future mom”, un cortometraggio realizzato da CoorDown, ente adibito al coordinamento nazionale delle associazioni per persone con la sindrome di down. Nel breve filmato apparivano alcune persone affette da questa anomalia cromosomica che, in diverse lingue, rispondevano ad una lettera, realmente spedita da una futura madre. La donna chiedeva come sarebbe potuta essere la vita della figlia, anche lei affetta dalla trisomia 21. Il messaggio del corto e la risposta fornita alla madre sono molto chiari: “Non aver paura, anche le persone con la sindrome di down possono avere una vita piena e felice, con degli amici, con un lavoro, con delle gratificazioni. Vedrai che nonostante le difficoltà, non ti pentirai di aver messo al mondo tua figlia”. La polemica si era subito accesa dopo le dichiarazioni del CSA (consiglio superiore per l’audiovisivo francese) in merito al filmato. «Non può essere considerato come un messaggio d’interesse generale e la sua finalità può apparire ambigua e non suscitare un’adesione spontanea e consensuale» aggiungendo – testualmente −
«lo spot può disturbare la coscienza delle donne che, nel rispetto della legge, hanno fatto scelte diverse di vita personale». Negando cosi la trasmissione di tal filmato sulle reti francesi.
Proprio in questi ultimi giorni il Consiglio di Stato francese ha confermato la decisione presa dal CSA, cosa che ha suscitato grande scalpore e indignazione fra le fila di CoorDown, che risponde: «il nostro intento era quello di sostenere la futura madre, rispondendo con la testimonianza diretta di persone affette dalla sindrome di down ai dubbi e perplessità che aveva manifestato, non certo quello di danneggiare coscienze o sconsigliare e demonizzare l’aborto. Un oltraggio hai diritti delle persone»− continuano − «le misure prese dal CSA negano di fatto la libertà di espressione, e la decisione assunta dal Consiglio di Stato francese è un grave atto di censura che lede i diritti umani. Diverse associazioni tra cui la capofila CoorDown si stanno mobilitando per fare ricorso, cercando sostegno anche dal Governo italiano e dal Presidente della Repubblica, con l’intenzione di presentare la questione alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Si è espressa in merito anche Martina Fuga, consigliera direttiva di Coordown e madre di una delle protagoniste del filmato, dichiarando:« La decisione presa dal Consiglio di Stato è ridicola, se non fosse drammatica. » Dunque una situazione molto complessa e accesa quella di questi giorni dove non sembra facile trovare soluzione e dove ci troviamo ancora una volta di fronte ad uno spaccato sociale non indifferente.
Alessandro Vanin