Sono all’entrata di un nuovo corso, mi attendono occhi, persone, sorrisi, siamo un mix di insegnanti, operatori del settore scuola, teatro, attività ricreative, etc., qui per imparare la LIS, e ci aspettiamo di veder arrivare l’ insegnante…’bilingue’.
Fa il suo ingresso Franco, un ragazzo di bell’aspetto, e mentre ci saluta è qualcosa che va oltre la sua immagine, è tutto dentro il sorriso, le braccia, lo sguardo, e ‘scaldandoci’ si presenta raccontandoci qualcosa di sé, parlandoci con la Lingua Italiana dei Segni.
Finora avevo ascoltato discorsi, interventi, interviste, convegni, ma non avevo ancora incontrato ‘l’espressione pura dei sentimenti e delle emozioni, distribuite con semplicità, tanto da arrivare a tutti come più che comprensibile’.
C’è un silenzio che si tocca, mentre Franco descrive, e dove non comprendo la parola, il suo viso traduce, e dove mi vede annaspare lo trovo pronto ancor prima di chiedere.., perfetta sincronia mentre l’attenzione di tutti sale, nessuno vuole perdere neanche un frammento di spiegazione, tanto siamo rapiti dalla bellezza che esce da questa persona che abbiamo di fronte.
A lui non sono serviti aggettivi, punteggiature, parole d’effetto per farsi conoscere, e comunicare, insegnare, attraverso mani e occhi.
Nessuno ‘perde il passo’, Franco non permette che accada, ed io mi chiedo quante volte riesco ad essere così attenta quando ascolto qualcuno….
È trascorso un po’ di tempo, dalle prime lezioni, sto continuando ad imapare questa lingua, non immaginavo di accedere ad un linguaggio sottile e corposo, un sub-strato di energia, regalato senza condizioni a tutti noi, quando di ritorno a casa guardo i miei figli e mi trovo a pensare che: ci sono silenzi vuoti, altri che fanno paura; questo linguaggio sapientemente elaborato è traboccante di sinonimi, sostantivi, sfumature ed un ‘non verbale’ che varrebbe la pena fosse noto a tutti.
dedicato all’ENS di Chieti