La musica appenninica di Genitoni

Francesco Genitoni, poeta reggiano, del ‘51, scrittore e giornalista, autore di molti volumi, tra romanzi, raccolte di racconti e saggi storici, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie: Da una vita frammentaria (Incontri). Di questo pregevole e complesso volume, i cui componimenti coprono una produzione trentennale, dai primissimi anni ‘70 ai primi anni del 2000, colpisce immediatamente la grande versatilità delle tecniche usate, senza che questa pluralità vada ad intaccare l’organicità dell’opera, che appare del tutto strutturata.

Da questa scrittura traspare una “voce profonda”, una onnivora, costante ironia ed autoironia, congiunta con una maestria che sa calibrare il verso, sempre, anche quando meno la si aspetti. Tornano i temi più “laici” e propri della produzione di Genitoni, come la coscienza dolorosa della fine di ogni cosa, fine non mai riscattata da alcun Dio, e l’ironia che non riesce a lenire il dolore di quella assenza. Tuttavia “il dolore” è compensato da un moto di simpatia, di timidezza e reticenza, con cui entra in gioco nel testo questa ironia, rivolta manzonianamente verso se stessi. La prima poesia Da una vita frammentaria, cha dà il titolo alla raccolta, è, insieme a Non ho visto nascere i Vitelli testimonianza di una poetica che si fa vita: queste due poesie sono poste a suggello del più alto Genitoni, sono marcate da un’inconfondibile voce, parlata e narrante, che dichiara apertamente di appartenere a quella schiera di “narratori di montagna”, semplici frequentatori di osterie; una voce che racconta la proprie origini contadine, facendone un marchio inconfondibile da cui scaturisce il poetare: “dico spesso parlando/ che nacqui in una stalla/naturalmente scherzo”. Da qui nasce il gioco del poeta, nel rimando di questa eredità di cui “dice” “scherzando” che si fa verso in tutta la sua opera, sapientemente contaminata di sperimentazioni linguistiche (di impasti di lessico alto e popolare, con l’uso del dialetto e del latino) e sperimentazioni stilistiche.

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